Capitolo 8: Sof

27.3K 2K 185
                                    

Una manifestazione. Odio le manifestazioni, troppa gente.
Dai cartelloni sembrava una protesta contro il disboscamento degli alberi, molta gente aveva un ridicolo costume da albero mentre alcuni erano semplicemente dipinti di verde. Anche io ero contraria al disboscamento ma... Non mi sarei mai messa in imbarazzo così.
«Scusi» dissi dopo aver urtato un tizio per sbaglio. «Attenta» mi avvertii James. Qualcun'altro si schiantò contro la mia spalla, mi voltai e vidi allontanarsi una donna dai lunghi capelli lisci e scuri. Mamma? La seguii spintonando parecchie persone che mi lanciarono occhiata assassine,ma presto la persi di vista, immersa tra manifestanti, solo manifestanti. Cercai di tornare sui miei passi ma mi ero evidentemente persa, perché di James non ce n'era traccia. Ma prima di andare nel panico lo cercai, non trovandolo mi concessi di andare nel panico. Non era prudente chiamarlo, mi avrebbero scoperta e riportata indietro, non sapevo quanti membri della B.L.C e Ribelli c'erano tra tutte quelle persone. Qualcuno mi afferrò la spalla ed ero pronta a strillare quando sentii la sua voce «No, non farlo» mi voltai verso di lui e lo attaccai «Dov'eri finito?! E dovresti smetterla di avvertirmi la tua presenza così! Mi spaventi a morte!» poi lo guardai meglio «Ti sei cambiato?» infatti non portava più i suoi stivali da militare nere ma delle comode All Star grigie, al posto dei jeans strappati portava dei pantaloni di cotone beige che gli calzavano troppo bene, aveva sostituito la giacca da aviatore con un cappotto grigio scuro e siccome non era abbottonato notai che sotto portava una felpa verde sopra una maglietta azzurra. Strano miscuglio che su altri ragazzi sarebbe risultato ridicolo, ma non su di lui. «Dovrei essere io a chiederti dov'eri finita!» mi guardò male «Mi sono girato e stavo parlando con un tizio che mi voleva palpare il sedere!» mi misi a ridere facendo fluire tutta la preoccupazione che avevo accumulato quando l'avevo perso di vista. «E l'ha fatto?» chiesi maliziosa «Cielo, no!» disse sbarrando gli occhi. Scoppiai nuovamente in una risata «Sono contento che le mie disavventure ti divertano tanto ma ora dovresti cambiarti anche tu» «Cosa? Qui? Perché?» chiesi a raffica «Ti ho già detto che sei troppo riconoscibile e credo che qualcuno ci stia tenendo d'occhio, dobbiamo far perdere le nostre tracce» disse tirando fuori una cartina dal nulla e guardandosi intorno come un turista. Credibile, così non sarebbe sembrato qualcuno che cerca il suo pedinatore. «Dove li hai presi quelli?» chiesi indicando il suo nuovo guardaroba «In giro» minimizzò «Prima o dopo che il tizio di abbia palpato? O magari mentre ti cambiavi?» lo presi in giro «Me lo farai pesare per tutto il viaggio?» «No, non sono così monotona» dissi altezzosa «Bene allora andiamo e sta volta vedi di starmi dietro» «Così che ti palpi io?» non resistetti a prenderlo di nuovo in giro. Ma come al solito mi colse di sprovvista «Lo so che muori dalla voglia di farlo» mi sussurrò avvicinandosi al mio orecchio «Perché devi sempre avere tu l'ultima parola?!» protestai «Perché mi piace quando fai quella faccia» sorrise. «Quale faccia?» mi alzò il volto portando l'indice e il pollice sotto il mio mento «La faccia da "mio Dio quant' è figo quando ha ragione"» schiaffeggiai via la sua mano «Cretino, non ti montare la testa» gli dissi a testa alta. «Troppo tardi» sorrise, poi mi prese per mano. Stupita la ritirai di scatto ma lui la recuperò «Non ho intenzione di perderti nuovamente di vista.» mi disse. «Puoi... Puoi sempre trovarmi come hai fatto prima. A proposito come hai fatto a trovarmi in mezzo a tutta questa gente?» balbettai cercando di distrarmi dalla sua mano che stringeva la mia, che mi avvolgeva e mi ancorava a lui... James sorrise «Io ti troverei anche in capo al mondo» disse beffardo. Quel commento mi fece piacere e mi rimproverai mentalmente per questo fatto. «Allora non hai bisogno di tenermi la mano» dissi, anche se nel profondo volevo non me la lasciasse mai. «Per sicurezza. Non voglio passare tutto il tempo a cercarti quando...» mi tiró bruscamente verso di lui «Posso avverti accanto a me» sussurrò all'orecchio. Rabbrividii. Ma non di ribrezzo o per fastidio come mi succedeva spesso con altre persone, ma per un motivo... Che non capivo, diverso, piacevole e familiare.
Mi lasciai trascinare da lui in mezzo alla folla finché non superammo la massa e ci dirigemmo verso un hotel a quattro stelle. Prima di arrivare all'entrata si bloccó improvvisamente facendomi quasi inciampare «É qui...» sussurrò «Chi?» «Mia sorella».

Jo era lì, non sapevo come sentirmi. Tra nostalgica, perché mi mancava parlare con lei, ridere e scherzare oppure furiosa, siccome ce l'avevo con lei per avermi mentito di nuovo, per essere in combutta con il piano della B.L.C. di giocare con i miei sentimenti, quindi se ci fossimo viste avrei avuto due reazioni completamente diverse ovvero abbracciarla o darle un pugno su quel naso perfettamente dritto. Ma stranamente sentivo... Anche imbarazzo, mi sentivo obbligata a giustificarle il tempo che passavo con suo fratello. Che assurditá. «Come fai a sapere che è lei?» chiesi. «Con lo stesso modo in cui ho trovato te» rispose «Cioé?» «Te lo spiego più tardi, ora devi sembrare diversa» disse togliendosi il suo cappellino di lana. Si passó distrattamente le dita tra i capelli, scompigliandoseli ancora di più e mi mise la cuffia in testa «Sta meglio a te che a me» commentó con un sorriso gentile che mi stupì non poco. Con dita veloci mi fece una treccia e la infilò nella giacca con delicatezza. «Per ora non possiamo fare di meglio, dovrai cambiare la giacca però» disse. «Mi puoi promettere una cosa?» chiese mettendomi le mani sulle spalle, annuii distratta «Finché non sarò sicuro che non ti troveranno, farai tutto quello che ti dico, okay?» chiese gentilmente. Avete presente "il gatto con gli stivali"? Ero più o meno in quella situazione, James mi guardava con quegli occhi verde mare così intensi e io... Annuii come una cretina. Entrò nell'hotel e io lo seguii in un piacevole stato di shock. Non ero abituata a quella sua gentilezza, del tutto differente al comportamento strafottente che assumeva di solito, mi disorientava e mi piaceva da matti.
Quando entrammo mi lasciò la mano.
Non prestai attenzione quando James riuscì a far ottenere a dei minorenni una chiave di una stanza e nemmeno quando pagó con una misteriosa carta di credito, perché ero distratta dalla mia mano.
La guardai come se fosse qualcosa di strano ed esotico. Bruciava, bruciava ancora del tocco di lui, una pressione immaginaria che non riuscivo a dimenticare, era come se mi avesse marchiato a fuoco, il che non era impossibile dato i suoi poteri di Ignis. Desideravo che quella sensazione si diffondesse anche alle altri parti del corpo perchè era meravigliosa e mi faceva battere forte il cuore.
Qualcos'altro attiró la mia attenzione. Un uomo seduto su un divano che ci fissava con occhi gelidi. Prima che una ragazza dell'albergo ci informasse che ci avrebbe scortato nelle nostre stanze, interrompendo le mie fantasticherie, avvertii James del tizio «Lo so.» non mi stupiva che se ne fosse già accorto «B.L.C. o Ribelli?» chiesi «Ribelli... Ti devo spiegare meglio come funzionano perché devi sapere che non c'é solo un tipo di Ribelle» mi annunciò.

La camera d'albergo era spaziosa con due letti separati (per fortuna) che sembravano tremendamente morbidi e comodi. Non esitai a buttarmici sopra, dopo molte notti di terreno duro e freddo quello mi sembrava il paradiso, una soffice nuvola di paradiso, niente l'avrebbe potuto superare. Bussarono alla porta ed entrò il servizio in camera con un pranzo da diverse portate... Mi correggo, quello lo supera. Dopo aver mangiato per una settimana cibo secco degli astronauti trovai tutto delizioso, persino il pesce, perché io odio il pesce, ma in quel momento al mio palato non importava.
Mi ripulii la bocca con un tovagliolo e mi voltai verso di lui, sdraiato tranquillamente sul letto con una mano appoggiata sulla fronte e gli occhi chiusi. «Non mi dovevi dire qualcosa?» «Sono stanco. Ho appena mangiato e ho sonno» annunció. Mi alzai e lo spinsi giù dal letto. «Come sei delicata» borbottó sarcastico. «Non ti lamentare e parla» ribadii «Potrei mentirti» disse «non hai paura che ti menta? Come ti ho giá detto sono un bravissimo bugiardo» disse come se fosse una lode positiva. «Ho la sensazione che non mi mentirai» dissi decisa guardandolo dritto negli occhi. Mantenne il contatto visivo. «Hai ragione. Non ci perdo niente a raccontarti il vero. E poi tu ne hai bisogno.» disse stirandosi, facendo alzare la maglietta quel tanto che mostró una striscia di pelle che mi distrasse. Poi inizió a dimostrarmi quante cose sapeva.

Elements: Rapita [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora