Capitolo 14

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Tris

Mi fa davvero piacere essere riuscita ad aiutare Quattro in questo momento così difficile. In realtà non mi ero preparata il discorso. L'ho inventato al momento. Eppure era come se la mia coscienza sapesse cosa dire fin da quando ho iniziato a parlare.

Mi ringrazia ben due volte per quello che ho fatto per lui, ma non trovo nulla da dire. Ho fatto solo quello che ritenevo giusto: consigliare un amico in un momento di bisogno. Voglio che sappia che può contare sul mio appoggio sempre e comunque, che io ci sarò quando gli servirà una spalla su cui piangere. Ma mi mancano le parole, quindi resto in silenzio.

Quando poi mi ringrazia per la seconda volta, intuisco che in lui qualcosa sta cambiando: i meccanismi stanno tornando al posto giusto. Magari, prima o poi, riuscirà a mettere una pietra sopra a quello che è successo.

Decido di cambiare discorso. –Stanotte ho fatto un altro sogno-ricordo.-

Lui mi guarda interessato. –Cosa hai sognato?-

Mi sistemo meglio sul letto, fissando un punto sulla parete mentre racconto ogni dettaglio: parlo della mia famiglia, dei miei genitori e di mio fratello; parlo di Marcus, di quando ha preso parola durante la Cerimonia della Scelta; parlo delle scelte che entrambi abbiamo preso, della decisione che mi ha spinto a rinnegare la mia famiglia e a essere etichettata come traditrice.

Alla fine riprendo fiato e noto una ruga di preoccupazione solcare la fronte di Quattro. –Hai ricordato la tua famiglia.-

-Cosa mi puoi dire di loro?- chiedo lentamente. Noto troppo tardi che lui è percorso da un brivido ed evita di rispondere.

-Preferirei parlarne quando avrai ricordato qualcos'altro.-

Annuisco, anche se la risposta non mi esaudisce positivamente, né tantomeno negativamente.

Quattro porta l'argomento da un'altra parte, iniziando a parlare della residenza, di quanto il suo letto sia scomodo (concordo pienamente) e altri temi simili, sicuramente meno pesanti dei precedenti.

Parliamo del più e del meno e sento di provare affetto per quell'uomo che sembra tanto forte e indipendente, ma che ha pianto accanto a me e mi ha confidato i suoi dispiaceri. Ringrazio mentalmente Amar di avermi spronato ad aiutarlo.

Dopo un po' Quattro mi invita a mangiare qualcosa insieme nella mensa della residenza. Accetto volentieri, quindi usciamo insieme dalla sua camera e ci avviamo alla caffetteria. Io ordino un hamburger con doppio bacon, pieno di ketchup e maionese. Lui, invece, prende una misera insalatina scondita.

Quando arriviamo al nostro tavolo con i vassoi in mano aggrotto le sopracciglia, pronta a fargli una strigliata con i fiocchi. –Non puoi mangiare solo quelle quattro foglioline. Finirai per perdere tutti i tuoi muscoli!-

Lui sorride malignamente. –Hai paura che io diventi meno attraente?-

Alzo le spalle, fintamente noncurante della sua domanda. Devo però ammettere che, effettivamente, mi dispiacerebbe che si... sgonfiasse.

-Pensala come ti pare.- rispondo alla fine, addentando il mio panino. –Ma sta di fatto che non puoi andare avanti mangiando insalata.-

-Non ho molta fame...-

-Non provare a giustificarti!- lo minaccio, agitandogli una patatina fritta sotto il naso. –Muscoli o non muscoli, hai bisogno di cibo. Sai, è una stupidaggine quella dell'"insalata fa bene alla salute". Sarà anche più salutare di un buonissimo hamburger a due piani, ma non dà le stesse soddisfazioni che puoi avere addentando una delizia del genere.-

Lui alza gli occhi al cielo, sorridendo. Ho fatto centro, penso tra me e me, fiera di aver raggiunto l'obiettivo. Come ricompensa addento di nuovo il mio panino.

-Assaggialo.- gli avvicino il panino, ma lui lo rifiuta gentilmente.

-Ti ringrazio dell'offerta, ma penso che farebbe meglio a te mettere su mezzo chilo.-

Mi fingo offesa. –Non ho bisogno di "mettere su mezzo chilo".- lo cito, mimando le virgolette con le dita sporche di salsa. –E comunque la mia non era un'offerta.-

Lui apre la bocca per ribattere, ma io con uno slancio gli infilo il panino in bocca. Quattro sgrana per un attimo gli occhi, poi morde. -È buono.- risponde masticando, evidentemente in estasi.

Io annuisco con convinzione. –Non è solo buono.- lo correggo staccandone un pezzo per me. -È buonissimo.-

Lui conferma con un vago gesto della mano, fissando la sua misera insalatina con evidente disgusto.

Così gli offro il mio panino. –Prendilo.-

-No, ti ringrazio...-

-Ma smettila!- lo interrompo. –Non avrai mica intenzione di mangiare quelle quattro foglie secche d'insalata se puoi gustare una meraviglia del genere!- affermo indicando il panino. –E poi io ne ho mangiato una metà e sono già sazia. Forza, prendilo.-

Dopo un momento di incertezza, Quattro accetta con un sorriso e mangia con voracità quello che resta del mio pranzo. Lo osservo soddisfatta. Probabilmente non mangia da ieri e l'essere riuscita a farlo sorridere almeno per un po' mi rincuora.

Finito di mangiare, Quattro si pulisce le mani con un fazzoletto (con mio disappunto) e mi guarda quasi orgoglioso. –Era davvero buo... cioè, buonissimo.- stavolta è il suo turno di citarmi, quindi annuisco sorridendo.

-Ora tocca a me farti una sorpresa.- lo informo.

Mi alzo dal tavolo, mentre lui mi segue perplesso.

Gocce di memoria (Divergent)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora