Il principe consorte - rwrb

Il principe consorte

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accenni a scene di sesso
accenni ad attacchi di panico

Erano cinque gli anni da cui Henry non viveva più a Kensington Palace e ben sette quelli da cui la sua relazione con Alex, il figlio della, ormai ex, presidente degli Stati Uniti d'America, procedeva a gonfie vele.

I due giovani, a discapito delle loro aspettative - si amavano alla follia, per carità ma erano giovani ed entrambi, come sapevano bene, amavano divertirsi -, e dovevano ammettere, soprattutto di quelle della stampa e della famiglia di Henry, avevano trovato un loro equilibrio e un loro modo di viversi la propria storia, prima a distanza e, successivamente, la loro convivenza.

-

"Henry"
Aveva iniziato così Alex quel discorso, sdraiato sul suo letto, cinque anni prima, mentre manteneva in equilibrio sul suo petto nudo il cellulare, impostato sulla modalità vivavoce durante la chiamata - che ormai procedeva da un'ora - con il suo fidanzato.

"Amore"
Sorrise, invece, il giovane principe biondo dall'altro capo del telefono - e che stesse sorridendo, Alex, poté percepirlo dall'inclinazione della sua voce.
"Devo preoccuparmi, per caso?"
Si premurò di aggiungere in un lamento, facendo - ora - sorridere Alex che, d'istinto si era portato una mano alle labbra per poter mordicchiare nervosamente la pelle attorno all'unghia del suo indice.

Accidenti, si stava ripetendo l'americano mentalmente, non dando immediatamente all'altro una risposta, ora ti tocca farlo, ormai hai cominciato, rincarò la sua coscienza.
Uno sbuffo lascò le sue labbra e Henry lo percepì.

"Amore, è successo qualcosa?"

"Dio, ti ho contagiato? Riesci a stare zitto per un attimo? Non ero mica io quello che parlava continuamente?"
Sulle labbra di Henry, a sentire quel tono scherzoso - seppur nervoso - dall'altro capo del telefono, si formò nuovamente un sorriso, poi si morse le labbra e sussurrò uno scusami a cui Alex rispose semplicemente annuendo - come se l'altro potesse vederlo, come se quelle scuse servissero davvero a qualcosa.

"Pensavo"
Cominciò da capo Alex, deglutendo nervosamente.

"Pensavi..."
Cercò di spronarlo Henry mentre, a sua volta, aveva preso a torturarsi le labbra con i denti.

"Ti va di trasferirti da me?"
Veloce, come si strappa un cerotto, per non rendere il tutto più doloroso.
Silenzio, un sospiro da entrambi i capi del telefono. Veloce. Alex aveva pronunciato quella frase così velocemente che non era sicuro l'altro l'avesse veramente compresa, percepita.

"Mi sta chiedendo di venire a vivere in Texas? Con lei?"
Lo aveva sentito, ed ora lo stava prendendo in giro, bonariamente. Come ormai faceva sempre quando discutevano di qualcosa di importante, come a voler stemperare una tensione che attanagliava anche lui.

"Sì. Proprio così, Sua Altezza Reale."
Sorrise, allora lui, lasciando percepire all'altro che avesse colto il suo tono scherzoso e che stava scherzando a sua volta.

"Se... Mi lascerai un intero armadio in camera nostra, dovremo avere sempre una confezione di Cornetti nel freezer e dovrai sopportarmi tutti i giorni della tua vita - non sono una persona facile io. Potrei farlo"
Alex poté giurare che il suo ragazzo, nella sua camera - o in chissà quale stanza dell'enorme palazzo che anche lui aveva imparato a conoscere come le sue tasche - stava enumerando tutte quelle richieste tenendo il conto sulle dita, aprendole, una alla volta, con l'aiuto dell'altra mano.

"Sua Altezza Reale, vi sopporto già tutti i giorni della mia vita - da ormai cinque anni"
Sussurrò Alex quasi commosso, percependo nella risposta di Henry la sua volontà di trasferirsi da lui.
"E nella nostra stanza c'è già un armadio tutto per te. Per la questione Cornetti dobbiamo discuterne dato che sono risultato intollerante al lattosio".
Ridacchiò allora il ragazzo per quell'ultima condizione. Il Cornetto aveva costituito un punto chiave del loro primo incontro ed anche la causa di un suo stare male per l'intera prima notte a Kensington Palace - solo dopo avevano scoperto il perché.
"Ci vieni? Quindi?"
Chiese necessitando di un'ulteriore conferma.