chapter nine

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                                                  Le persone si incontrano
                                                 per rinascere.
                                                 Nascere
                                                non basta mai a nessuno

Mentre scrollo il telefono davanti a me, sento 3 tocchi di nocche provenire dalla porta.

<<Guarda qua che ti ho portato.>>
Mamma ha con se un piattino. Intravedo al suo interno una fetta di torta setteveli al pistacchio contornata da glassa e gocce di cioccolato bianco.
<<Se facessi così più spesso, mi sveglierei sempre col piede giusto.>> ironizzo,gesticolando spiritosamente.
<<Ora che ti sei alzata col piede giusto, potrai anche prepararti in modo tempestivo per andare a mare. Non metterti quell'obbrobrio di costume leopardato perfavore. Ti ricordo che per questa settimana non saremo soli quindi,se puoi, evita.>>

Ho l'indecisione fra due costumi da bagno. Il primo è composto da un pezzo di sopra rosa cipria e un pezzo di sotto bianco con i laccetti ambi i lati.
Il secondo invece è un classico total-black.

Caccio un urlo per chiamare Connor al comando. Sento il suono delle sue scarpe nel parquet, segno che sta per arrivare.
<<Ma ti sembra il caso di gridare peggio di un tifoso?>> mi rimprovera lui con l'aria di chi si è appena svegliato.
<< Allora fratellone. Questo o questo? Quale metto?>>
<<Boh, non saprei. Punterei sulla semplicità perciò quello nero.>>

Devo ammettere che Con ha bei gusti.
Mi ammiro allo specchio mettendomi in posa e osservandomi egocentrica.
Nonostante non abbia particolari eclatanti,
questo costume mi risalta molto il seno e il sedere se devo essere sincera. Per immortalare questi secondi di autostima scatto un foto con la polaroid.
Scuoto la pellicola istantanea finché non prende forma e posso apprezzare il risultato. Con dello scotch trasparente la  attacco alla parete tappezzata di immagini e fatto ciò mi dirigo fuori dalla stanza.

<<Fred, Connor, Swami, vi dovete smuovere il fondoschiena.>> Sento la voce di George provenire dal vialetto di casa, intanto che suona il clacson per incitarci a velocizzare i tempi.
<<Solo un momento che prendo un libro e sono in macchina.>> acclamo a voce alta guardando la libreria difronte a me.
Eccolo qua che si nascondeva! Esclamo in mente prendendo il romanzo che ho finalmente recuperato.

Stiamo andando tutti in una Hyundai Santa Fe che ospita sei persone esatte. Alla guida George con alla sua destra Lauren cantano a squarciagola la playlist dei Coldplay, guardando i restanti passeggeri invogliandoli a unirsi al Karaoke.

Io provo a seguire con gli occhi le pagine del libro ma fallendo miseramente a causa degli strattoni a destra e sinistra che ricevo.
Mio fratello mi strappa il romanzo dalle mani e teatralmente inizia a leggere titolo e trama.
<< Ricordati di guardare la luna. Ma che titolo e'? Vabbè passiamo alla trama, magari si salva.
Ovunque sarai e qualunque cosa stia accadendo nella tua vita, tutte le volte che ci sarà la luna piena tu cercala nel cielo... Così gli scriveva Savannah quando a dividerli era solo l'oceano, e aspettavano di potersi riabbracciare. Questo Nicolas Sparks mi sa che è un tantino depresso.>>

<< Ho letto questo libro l'anno scorso perché mi ha ispirato la trama. Sparks ha una scrittura così profonda che ti fa immergere in un universo che non c'è. Un po' come Peter pan e la sua isola.>> Rimango colpita dalle parole di Fred. Nella mia testa ridotta non avrei mai pensato che a un ragazzo potesse piacere questo mondo. Penso che sia una delle più grandi green flag che ammiro in un uomo.
Frederick sposta lo sguardo su di me porgendomi il romanzo che stavo disperatamente provando a leggere. Spero di arrivare almeno al capitolo 27 prima di giungere a destinazione.
                                   ...
Siamo arrivati a Spittal Beach e oggi sembra esserci una quiete così rilassante da poter dormire per ore con le cuffiette alle orecchie e un cappello per pararsi dal sole. Oltre a noi ci sono poche famiglie composte sopratutto da coppie anziane che stanno godendo della brezza marina. Oggi l'acqua è così cristallina da poter riuscire a vedere il fondo e i microscopici pesciolini che scappano al rumore dei piedi in mare.

Faccio qualche passo in acqua, e pur di evitare di bagnarmi subito,all'avvicinarsi delle onde copro lo stomaco lasciandolo asciutto ancora un po'. La mia tecnica però viene interrotta dalle secchiate che mi arrivano addosso.

<<Statti fermo che così muoio per ipotermia e la colpa sarà addossata tutta a te poi.>>
Fred sembra non sentire le mie parole e ininterrotto continua a schizzarmi con acqua gelida al tatto. Faccio altrettanto,ma lui,avvicinandosi lentamente,mi prende come un sacco di patate e inizia a correre.>>

<<Fammi scendere adesso, scemo. Non provare a lanciarmi perché non so nuotare, meglio che ti avviso.>>
<<Adesso imparerai.>>
<<No-no, fer...>> Prima che possa concludere, lui mi prende per la vita e mi lancia lontano di almeno 3 metri.
<<Ti ho detto che non so nuotare. Vieni qua e riportami a riva subito!>> Grido furiosa, ma l'unica risposta che ricevo è una risata divertita.
<<Dai, provaci che ci riesci. Io sono qua vicino. Bastano dieci secondi di nuotata e poi ti riporto dove vuoi.>> Fred cerca di incoraggiarmi e a mia sorpresa mi sta motivando veramente.

Seguo le sue indicazioni. Stendo le braccia, alterno diversi tipi di bracciata, con le gambe mi do la spinta in avanti e chiudo la bocca per non far entrare acqua.

Ce l'ho fatta!

Intreccio le braccia e le gambe dietro la schiena di Fred e prendo ampie boccate d'aria per rilassarmi. Con la sua mano destra mi tiene stretta a se per evitare che io cada. Mi sta guardando facendomi capire che è fiero di me, e io sorrido compiaciuta.

I nostri occhi riescono a parlare meglio delle parole e nessuno dei due sembra volersi muovere. Così un silenzio rumoroso cala tra di noi.

Con l'indice mi sposta delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio e con l'altra mano tratteggia la collana attorno al mio collo.
<<Ti sta davvero bene sai?>>
Sorrido al suono della sua voce e i nostri sguardi si incrociano per minuti che sembrano volare come foglie d'autunno al vento.

Le distanza che c'è tra noi si accorcia sempre di più e nessuno cerca di aumentarla. Le sue pupille sembrano costruire un triangolo equilatero perfetto guardandomi prima l'occhio destro, poi quello sinistro e infine la bocca. Prima che la distanza sia mozzata del tutto,mi blocco.

<<Non possiamo. Ci vedrebbero e capirebbero tutto.>> dico imbarazzata ma allo stesso tempo dispiaciuta dalla mia affermazione.
Fred però mi incoraggia ad andare sott'acqua e io, aggrappandomi al suo bicipite, lo seguo. Prendiamo una lungo respiro e caliamo le nostre teste fino a bagnarle completamente.

Con una mano carezza la mia faccia e con l'altra mi riavvicina a se. Io faccio altrettanto, inserendo gentilmente le mie dita tra i suoi morbidi e setosi capelli. Le nostre labbra decidono così di tagliare qualsiasi distanza per infiniti secondi, e appena riemersi, ci separiamo per non dare troppo nell'occhio. Prima di spostarci però, Frederick si avvicina al mio orecchio.

<<Stasera appena sei sicura che tutti stiano dormendo, passa nella mia camera che vorrei parlarti di una cosa.>>

The recovery of trustWhere stories live. Discover now