Christmas Holidays

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La prima sera non era stata per niente spiacevole. La signora e il signor Potter, Euphemia e Fleamont, erano premurosi e curiosi, ma di quella curiosità genuina che sa come fermarsi per non essere scomoda.

A fine cena i ragazzi si erano divisi le faccende in modo che i Potter potessero stendersi sul divano: James riponeva le cose al loro posto, Sirius passava i piatti e le pentole sporche a Remus ed Hermione che li lavavano a mano, poi li passavano a Peter e Severus che li asciugavano e riponevano al loro posto.

Sembravano una catena di montaggio. E la cosa assurda è che funzionavano serenamente, nonostante tutto.

«non posso crederci» mormorò Hermione.

Remus sorrise «te l'avevo detto che avrebbe funzionato»

Hermione gettò l'ennesimo sguardo agli altri ragazzi, a Severus in particolare: funzionava davvero. Si rivolse di nuovo al ragazzo accanto a lei «ma come è possibile?»

Remus la schizzò con l'acqua e sapone «è Natale Herm, Prongs AMA il Natale»

Hermione osservò James nell'altra parte della stanza. Indossava un maglione rosso con delle renne disegnate sopra ed era felice, aveva un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro mentre sistemava il cibo nel frigo.

Fino all'altro giorno lui e Severus non facevano altro che provocarsi e invece ora stavano tutti insieme allo stesso tavolo a cenare, nella stessa stanza a fare i piatti. Era incredibile.

«andiamo Granger, condividi i tuoi pensieri con tutti noi» disse James con il solito tono spavaldo non appena ebbero tutti finito i loro compiti.

Hermione si asciugò le mani sul panno accanto al lavello, poi incrociò le braccia sotto al seno mentre si voltava verso di lui «come mai non usate la magia? O una lavastoviglie?»

James e Sirius risero, ma fu Sirius a parlare per primo «gli serve per farsi i muscoli» lo prese in giro.

«tu ti affidi solo alle seghe, vero Pads?»

Risero tutti.

«preferisco far fare il lavoro ad altri, sai, io posso» rilanciò Sirius.

Remus diventò rosso fin sopra le orecchie, ma nessuno lo fece notare.

I due continuarono a punzecchiarsi come una vecchia coppia sposata per un paio di minuti buoni, ad Hermione faceva male la pancia dal ridere.

Quando gli animi si furono calmati James, che ora si trovava di fronte a lei, divenne un po' più serio e la guardò dritta negli occhi. Sotto tutto quel pavoneggiarsi Hermione riusciva comunque a trovare un po' di Harry, il che le procurava un nodo allo stomaco, ma cercò di ignorarlo.

«sono cresciuto così: per la mia famiglia non esiste magia più grande dello stare insieme e aiutarsi l'un l'altro» ammise.

Per un po' tutti tacquero, probabilmente perché il cambio di tono lo avevano avvertito tutti.

Ed Hermione capì ciò che, in un certo senso, Remus le aveva già detto.

In quel momento non si trovava davanti al James Potter che si pavoneggiava nei corridoi e faceva stupide battute a lezione perché voleva essere ammirato.

Si trovava davanti all'ombra dell'uomo che James un giorno sarebbe diventato, una volta fuori da Hogwarts.

Erano solo dei ragazzini quelli che aveva di fronte.

James era solo un ragazzino.

Avrebbero superato questa necessità di essere al centro dell'attenzione, di sentirsi validi in mezzo ai propri pari. Sarebbero cresciuti.

Into the wrinkle of timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora