2. Giocare col fuoco

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Uscivano dalla nave dove tenevano le lezioni molto di rado, in genere solo alle ore pasti, quando comunque finivano per sedersi in disparte.

Qualche ragazza di Beauxbatons aveva iniziato a ronzare intorno a qualche ragazzo di Hogwarts e viceversa, ma per motivi a Fabian sconosciuti la loro scuola appariva più isolata ed era difficile fare amicizia.

Passò del tempo, e arrivò il giorno dell'iscrizione al torneo. Venne annunciato a tutti che il calice di fuoco sarebbe stato portato al castello e che gli ospiti si sarebbero finalmente potuti presentare come volontari.

Quel giorno non ci sarebbero state lezioni, per permettere a tutti di inserire il proprio nome nel calice con ordine e senza accalcarsi, e Fabian si ritrovò con il bigliettino col suo nome nella mano, insieme a Dimitar e Mariyka, in una stanza del castello in cui i ragazzi e le ragazze di Hogwarts si erano riuniti per spettegolare su chi sarebbe stato estratto nei giorni seguenti.

«Magari estrarranno il mio nome!» cinguettò Mariyka, dopo aver lasciato cadere il suo frammento di pergamena nel calice e aver fatto partire una bella fiammata.

«Non ci contare troppo» borbottò Dimitar.

«Dai, non siete neanche un pochino speranzosi?»

«Nah» rispose Fabian. «Perché mai il calice dovrebbe scegliere me?»

Lui non avrebbe neanche dovuto frequentare la scuola di magia più costosa della regione, e se non fosse stato per la sua ingente borsa di studio non si sarebbe mai trovato lì con gli altri.

«Lo faccio solo perché è obbligatorio» disse Dimitar, lasciando cadere il suo biglietto e neanche fermandosi a osservare la fiammata che ne era conseguita. «Sono qui per supportare il nostro campione, nient'altro.»

«In teoria dovremmo essere qui per fare amicizia…» mormorò Fabian.

«Beh, non sembra che qualcuno di questi stupidi snob sia interessato a frequentarci.»

Fabian non disse che neanche Dimitar sembrava affatto interessato a frequentare chiunque di quegli ‘stupidi snob’. Non lo disse perché era arrivato anche lui al calice e, anche se non ci aveva mai creduto, guardare il suo nome sparire tra le fiamme e vedere la lingua di fuoco alzarsi verso il soffitto gli diede una fitta al petto.

Ricordò le parole di Mariyka quando aveva detto che lui era il più bravo della classe in qualche materia.

Ma no, lui era ben lungi dall'essere il più meritevole. Chi l'avrebbe mai scelto tra tanti? Il suo nome non poteva che restare in sordina, proprio come aveva sempre fatto. Era così che doveva andare.

«Eccolo, eccolo!» 

Il sibilo entusiasta ed eccitato di Mariyka lo convinse a guardarsi indietro.

Lui era là, spinto dalla sua amica dai capelli rossi e da altri due ragazzi che lo incitavano. Qualche altro studente di Beauxbatons là presente fischiò.

Il suo studente misterioso, quello che aveva guardato proprio lui durante la sua esibizione, quello dagli occhi celesti e l'uccellino sul braccio, aveva fatto il suo ingresso in sala.

Si avvicinava al calice con aria dubbiosa, non sembrava condividere la fiducia che i suoi riponevano in lui in modo così evidente.

Arrivò là a due passi e gettò il suo nome tra le fiamme con un movimento fluido e aggraziato. Era bello guardarlo, ogni suo movimento era una coreografia, elegante e pulito, magnetico.

Fabian ebbe l'impressione che la fiammata scaturita dal suo nome fosse stata la più alta sino a quel momento. 

Il ragazzo di Beauxbatons non se ne andò. Si guardò intorno in quella stanza, e quando trovò Fabian gli sorrise di nuovo.

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