10. Torre d'avorio

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Arrivò il giorno designato, e lui si ritrovò di nuovo nel giardino del castello, vicino all'entrata della foresta. Dimitar non si vedeva da nessuna parte, non si era più visto dall'ora di colazione, e Fabian iniziava a essere un po' preoccupato, ma dimenticò presto la mancanza dell'amico, preso da materie più incombenti.

Mathis aveva la sua scopa in mano, e oltre alla divisa da campione portava, alzati sulla fronte, gli occhialini da volo. Jones invece, proprio come lui, era sprovvista di scopa. Fabian si chiese se come lui avesse un altro trucchetto o se non fosse riuscita a capire l'indizio per la prova.

Si ritrovò accanto alla ragazza, Mathis dall'altra parte che aveva messo il più possibile dello spazio tra loro. Presente c'era anche il giornalista Wilson, che si limitò a guardarli con fastidio e a scattare una foto a tutti e tre i campioni allineati. Dopo il Ballo del Ceppo era uscito un articolo sobrio, con una foto di repertorio della sala grande, che non faceva menzione dell'incontro ravvicinato avuto da lui e Mathis in giardino. Forse le minacce del ragazzo avevano sortito il loro effetto.

«Eccoci qui alla seconda prova della centoventiseiesima edizione del Torneo Tremaghi! Nell'indizio che vi è stato fornito ieri, vi è stato rivelato che la prova avrebbe riguardato una temibile categoria di creature magiche: le arpie. Abbiamo consegnato alle arpie tre ostaggi, uno per campione, che sono rinchiusi nella torre a quattro miglia a sud-est dal castello. Ogni ostaggio possiede uno scrigno con una passaporta che vi riporterà qui quando giungerete al loro cospetto. Nelle vostre tasche è stata già nascosta la chiave del suddetto scrigno, poiché senza di voi l'ostaggio non possa tornare. Quindi, se non volete che i vostri amici invecchino nella torre delle arpie, vi conviene giungere da loro, in un modo o nell'altro. Avete un'ora, ogni ritardo verrà considerato una penalità, così come ogni ferita riportata da voi o dalle creature.»

«È per questo che non trovo mio figlio?» sbottò l'uomo che Fabian aveva conosciuto alla prima prova, il padre di Mathis. «Se vengo a sapere che gli avete fatto qualcosa…»

«Nessuno degli ostaggi corre alcun pericolo, a meno che il campione non si presenti al suo recupero» ribatté la donna, fredda.

«Vi conviene che tra un'ora io abbia il mio ragazzo qua accanto a me, altrimenti il comitato di organizzazione avrà mie notizie molto presto!»

«Non preoccuparti, papà» disse Mathis, abbassandosi gli occhialini davanti agli occhi per proteggerli durante il volo. «Non mi serve un'ora per andare a prenderlo.»

«Bene!» cinguettò Mathilda, con un sorriso stampato in faccia. «Potete andare!»

Si udì un colpo di cannone e Mathis non diede il tempo a nessuno di fare nulla, inforcò la scopa e schizzò in avanti, nella direzione che Mathilda aveva detto.

Fabian e Jones si guardarono per qualche istante. La ragazza aveva l'aria persa, sembrò a Fabian che non fosse riuscita a decifrare il messaggio degli indovinelli. Lo osservò ancora un po', poi si voltò e iniziò a correre.

«Bene, il campione di Beauxbatons è partito con la sua scopa diretto verso la sua meta, la campionessa di Hogwarts ha deciso di arrivare di corsa, ma di questo passo non farà in tempo: avrà un asso nella manica? Il campione di Durmstrang è ancora sul posto, forse sta pensando a cosa fare, o forse ha una tattica che noi non conosciamo…» disse il commentatore, Fabian decise di ignorarlo. Anche lui si mise a correre, ma nella direzione opposta, verso la foresta. «Il campione di Durmstrang si è messo in moto, ma ehi! Il sud-est è da quella parte! Niente, continua imperterrito verso la foresta proibita. Che sia parte di una strategia?»

Sparì tra gli alberi e i suoni si fecero ovattati. Si trasformò e tornò sui suoi passi, senza essere visto. Quando fosse arrivato alla torre, con un po' di fortuna Mathis sarebbe già andato via con quello che doveva essere suo fratello, e Jones sarebbe stata ancora lontana, in una corsa disperata verso la torre che chissà come avrebbe scalato sino in cima.

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