✹;1

106 26 26
                                    

-
Furono gli Dei a creare il tutto.
Era così che definivano la terra, l'acqua, le stelle e il resto, con la parola tutto.
Non si scomodavano a chiamare le cose col proprio nome, il nome che, tra l'altro, erano stati proprio loro a dare. Non gli interessava.
A loro importava solo ció al di sopra delle nuvole, nel cielo, perchè era lì che vivevano le loro vite da immortali.

Ognuno di essi era protettore di qualcosa.
C'era il Dio del mare, il Dio della musica, la Dea dell'amore.
Ed era anche frequente la nascita di nuove divinità.
Anche se tra gli immortali l'amore non era concesso, la procreazione rimaneva fondamentale per la loro popolazione.
Nuovi eredi e nuove dee dovevano sorgere.

E quel giorno, due bambini nacquero, destinati a vivere vicini per molto tempo.
Prima, venne al mondo il futuro Dio della Luna, Hyunjin, poi, il futuro Dio del Sole, Yongbok.

Ad occuparsi dei nascituri era il re degli Dei, Cheol. Era lui a dare i nomi e a decidere le sorti prossime di quelle nuove vite. Il futuro di ognuno di quegl'immortali, era conosciuto solo da lui, e nessun altro aveva il diritto di sapere oltre al re.

Tutti si erano accorti della troppa oscurità che avvolgeva il tutto.
Anche se gli Dei non si preoccupavano minimamente dello stato in cui vivevano i terrestri, quel problema comprendeva anche loro sta volta.
Vivevano in templi aeriformi, fatti d'aria e soffici nuvole, e il buio era pesto anche per loro, un po' di luminosità non avrebbe guastato.

Così, si recarono tutti al tempio del re, e discussero insieme del problema.
Decisero di creare il Sole e la Luna, che avevano il compito di emettere luce.
Erano entrambe strutture sferiche. La prima era esternamente ricoperta dal fuoco, la seconda da rocce e tanti altri materiali, perfettamente liscia e tondeggiante.

Quello che illuminava di più era il Sole.
La sua luce era accecante ma, stranamente, lo diventava di più affiancata da quella della Luna.
Molti diranno che era solo una luce apparente, e che sembrava luminosa solo per la vicinanza del Sole a lei, ma si sbagliano.
La Luna possiede una luce propria, ma sono tutti  troppo abbagliati da quella del Sole per rendersene conto.

I terrestri erano inizialmente confusi da quel cambiamento del cielo, ma presto cominciarono ad apprezzarlo, e offrirono doni e sacrifici in onore degli Dei.

I due bambini appena nati, dunque, sarebbero diventati i futuri protettori di quelle nuove creazioni divine, ed era un privilegio.
Sarebbero stati gli unici a potersi avvicinare ad esse. Chi si avvicinava al Sole, moriva bruciato, chi si avvicinava alla Luna, moriva di freddo. La sua luce non era abbastanza calda.

Avrebbero vissuto all'interno di esse, e in futuro sarebbe dipesa da loro l'intensità luminosa della sfera. La terra e i cieli sarebbero stati una loro responsabilità.


Cinque anni passarono, i due bambini cominciavano a crescere, come anche tutti gli altri.
Si sviluppavano belli, forti, carismatici, tranne uno. Hyunjin, il futuro Dio della Luna.

Era un bambino esile, i suoi lineamenti erano decisi ma l'espressione sempre timida e insicura.
Quando tutti gli altri si radunavano per giocare, lui si teneva sempre in disparte. Aveva una particolarità che nessuno possedeva, le ali, e si sentiva troppo diverso.
Ma i suoi coetanei, non si trattenevano certo dal prenderlo in giro.

Anche questa era una cosa comune tra gli dei, chi si credeva più forte, cercava di sottomettere i più deboli, e questi principi vivevano dentro di loro sin da piccoli.

Un giorno il futuro Dio della guerra, Jisoo, si avvicinó a lui, insieme al suo gruppetto di amici.
Erano soliti infastidirlo con battute inopportune, ma non si erano mai spinti oltre come quel giorno.

Hyunjin stava giocando con delle nuvole, si divertiva a creare forme sempre diverse, era diventato il suo gioco, nessuno voleva o poteva giocare con lui.
<Ciao, musone.> Era quello il soprannome che gli avevano affibbiato, perchè non rideva quasi mai.
Ma gli altri bambini si, soprattutto quando sentivano quel nome apparentemente divertente.
Hyunjin si limitò a guardarli, apatico, e riprese a giocare come se nulla fosse.

Faceva sempre così, e di solito i bambini poi
se ne andavano, ma quel giorno non fu così.
Anzi, fecero un passo in avanti.
<Sai, queste cose che hai sulla schiena, sono davvero belle.> cominció Jisoo, mentre i suoi amichetti sorridevano.
Agli occhi dell'innocente lunetta sembrava sincero, era la prima volta che gli facevano un complimento.

Guardó di nuovo verso di loro, sta volta con un accenno di speranza. Pensava che forse poteva essersi sbagliato, e magari c'era davvero qualcuno che apprezzava le sue ali. Anche se, detto dal ragazzino che lo aveva sempre disturbato, qualche dubbio continuava a tormentarlo.

<Ti piacciono davvero?> chiese quindi, fiducioso.
Sul volto del bambino apparve un sorriso, ma Hyunjin era ancora troppo piccolo e innocente per capire che quella smorfia non portava nulla di buono.
Si avvicinò ancora, cominciò a camminargli intorno, fermandosi dietro la sua schiena.
Sfioró le sue piume con le mani. Le toccó. La lunetta trasalì, non abituato a un contatto del genere. Non era sicuro gli piacesse.

Gli amici di Jisoo lo raggiunsero, tutti con lo stesso ghigno sul viso.
Anche loro adesso stavano toccando le ali del bambino, fingendo di ammirarle.
Hyunjin sembrava sorprendentemente contento, mai nessuno si era interessato a quella sua particolarità.

<Si, ci piacciano davvero molto.> esordì.
E subito dopo, staccó dolorosamente una piuma dalla pelle delicata del bambino.

Gli altri due ragazzini si unirono a lui, e cominciarono a spennarlo. Il piccolo cominció a urlare, chiamava aiuto, ma nessuno arrivava in suo soccorso.
Tutte le sue piume bianche ricaddero sul soffice pavimento nuvoloso, e le lacrime scendevano sul volto del bambino, incapace di reagire.
Voleva dileguarsi ma quando ci provava, loro lo trattenevano, non abbastanza forte per respingerli.

Poi, arrivó il bambino che, da quel momento in poi, avrebbe per sempre definito il suo angelo custode.
<Fermatevi immediatamente!> disse.
Era il futuro Dio del Sole, Yongbok, e il suo aspetto non poteva essere più appropriato per quel ruolo.
Risplendeva, era raggiante.
I suoi capelli erano biondi, gli occhi scuri, ed era poco più massiccio rispetto a Hyunjin, anche se più basso.
Nonostante questo, era il triplo più forte e coraggioso di lui.

In un secondo, spinse via i tre bambini, rimproverandoli.
<Come vi permettete? Le sue ali fanno parte di lui, non avete il diritto di toccarle! Andatevene subito!> urló battendo aggressivamente un piedino sotto di lui, prima che i piccoli se ne andassero.
<Guastafeste.> bisbiglió Jisoo. Yongbok lo sentì, ma fece finta di niente.
Si dedicó a Hyunjin, assicurandosi che stesse bene.

Si chinó su di lui.
<Tutto bene?> chiese.
Le guance del bambino erano ancora bagnate di lacrime, tremava leggermente.
La mano del più piccolo gli accarezzó la schiena.
Hyunjin si voltó verso di lui.
Scoprì che il suo sguardo lo rassicurava, si calmó quasi subito quando i suoi occhi si posarono sul sorriso del bambino per la prima volta. Venne quasi accecato dal suo splendore.
Il suo esile corpicino venne invaso da un'ondata di calore mai sentita prima.

Annuì.
<Si. Grazie di avermi aiutato.> riuscì a dire.
Le labbra di Yongbok si allargarono, e rise.

Fu in quel momento che Hyunjin, inconsapevolmente, capì di voler restare al suo fianco per tutta la vita.

𝐞𝐜𝐥𝐢𝐩𝐬𝐞 || ʜʏᴜɴʟɪxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora