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<Hyunjin, vola subito qui!> urló Minho, Dio dell'ingegno, nonché divinità dichiarata responsabile delle giovani vite dei due piccoli futuri Dei.Il ragazzino rideva monello al richiamo del suo tutore, non concedendogli nemmeno uno sguardo, ma continuando a volare per la sua strada.
Aveva cominciato ad usarle, le sue ali, ed era tutto merito di Yongbok.Da quel giorno, quello in cui Jisoo e i suoi perfidi amichetti avevano provato a spennarlo, lui e quel raggio di sole passarono ogni singolo giorno, mese, anno insieme.
Yongbok inizió a spronarlo, incoraggiarlo. Voleva che Hyunjin pensasse a quella sua caratteristica come un dono.
Non se ne intendeva molto, lui non aveva le ali, ma fece di tutto per insegnargli a spiccare il volo.Chiese a Minho, che lui di conoscenza ne aveva fin troppa, e il bambino diventó un esperto, condividendo il suo sapere con l'amico.
Non ammise mai, peró, di aver consultato il Dio prima di istruirlo in quel modo, e Hyunjin, piccolo e ingenuo com'era, credette che la sua preparazione fosse tutta farina del suo sacco.Ci vollero sbagli, giorni e cadute, prima che riuscisse a rimanere sospeso in aria almeno per qualche secondo, ma alla fine, ce l'aveva fatta. Ce l'avevano fatta.
Passarono così altri sei anni. I due, ormai dei ragazzini, a breve avrebbero compiuto dodici anni.
La vita per loro, all'Olimpo, diventava sempre più complicata. Le loro lezioni base di lessico e sulla storia della creazione dell'universo si facevano noiose e complesse e, di conseguenza, il peso delle responsabilità che in futuro avrebbero avuto cominciava a farsi sentire.
Ma decisero di ignorare quella sensazione, perchè, come si eran detti, era ancora troppo presto.Le urla rabbiose di Minho cominciarono a farsi sempre più lontane, e finalmente l'alato ragazzo si voltó a guardarlo, dall'alto, e rise ancora nel vederlo così furioso.
Lui e Yongbok amavano provocarlo e indispettirlo, era il loro modo di dimostrargli affetto, e il Dio, in fondo, lo sapeva bene.
Non li puniva mai, anche perchè, in fin dei conti, facevano tutto ció che un normale ragazzino immortale della loro età si divertiva a fare.Hyunjin teneva in mano della frutta, ed era proprio quella il motivo della rabbia di Minho.
Egli era una divinità molto attenta, precisa, e ció che amava di più erano le regole. Se venivano infrante, era capace persino di uccidere. Ma, naturalmente, con dei bambini provava a contenersi.
Una delle tante regole che aveva disperatamente chiesto ai ragazzi di rispettare, era di mangiare solo ed esclusivamente durante i due principali pasti offerti al banchetto. Riteneva che le merende aggiuntive fossero inutili, visto che le portate erano già molto abbondanti, e che non era mai un bene mangiare troppo.Ecco, Hyunjin, l'aveva appena infranta.
Adesso stava raggiungendo Yongbok, che lo stava aspettando già da un bel po'.
In effetti, non era solito metterci così tanto, ma sta volta dovette stare più attento. Minho era oltremodo sospettoso, gli avrebbe certamente impedito di scappare se non fosse stato silenzioso e discreto. Ma alla fine, come tutti i giorni, riuscì a fuggire col suo bottino.Scorse la capigliatura bionda e ordinata del suo amico lentigginoso da dietro una nuvola.
Solo guardarlo, percepire la sua presenza, bastava a far fluttuare anche il suo cuore. Gli voleva un bene dell'anima.
Peró, in quel momento, sentiva che c'era qualcosa che non andava.Atterró, e si precipitò da lui trionfante.
<Bokie! Ho portato l'uva!> urló Hyunjin, correndo.
All'istante, Yongbok voltó di scatto la testa nella sua direzione. Ció che il ragazzo alato notó subito, furono quei suoi grandi occhi scuri, che tanto invidiava, stracolmi di lacrime.
Rimase di sasso, e si fermó a pochi metri da lui, spiazzato.
Non lo aveva mai visto piangere, era talmente abituato al suo sorriso che non credeva possibile che anche una persona come lui potesse farlo.Fu il biondo ad avvicinarsi a lui, impaziente di stringerlo in un abbraccio.
Non appena le sue braccia si avvolsero attorno al piccolo collo di Hyunjin e strinsero forti le sue ali, il suo pianto peggioró drasticamente, e numerosi singhiozzi lasciarono quelle sue rosee labbra.
Il suo viso era adesso piantato nell'incavo del suo collo, sentiva esso inumidirsi.
Non aveva nemmeno il coraggio di ricambiare quel contatto, ancora troppo disorientato dalla stranezza di quel momento. Non capiva cosa fosse successo.<Yongbok, cosa->
<Perchè ci hai messo così tanto?!> lo interruppe il biondo, tirando sù col naso.
Hyunjin continuava ad essere confuso.
<Credevo ti fosse successo qualcosa! Forse, oggi, Minho aveva deciso di punirti, o peggio! Forse aveva deciso di ucciderti, visto le innumerevoli volte in cui abbiamo infranto quelle sue stupide regole! Di solito fai in fretta. Mi hai fatto stare davvero in pena, Hyunjin!> spiegó poi, tutto d'un fiato e con voce spezzata.Qualche chicco d'uva cadde dal grappolo che teneva in mano, ma nessuno dei due ci fece caso.
All'improvviso, nella mente di Hyunjin tutto si fece più chiaro.
Il motivo per cui le guance di Yongbok erano solcate dalle lacrime, era lui.
Yongbok si era preoccupato per colpa sua.
Yongbok stava piangendo, per colpa sua.
Gli si strinse il cuore. L'ultima cosa che Hyunjin voleva, era vedere il suo prezioso amico piangere.Ricambió finalmente l'abbraccio, terribilmente dispiaciuto.
Lo strinse forte a sè, tenendo salde le mani sulla sua schiena.
<Perdonami, Yongbok. Sto bene. Non era mia intenzione farti preoccupare. Ancora meno, farti piangere.> si scusó, odiandosi per averlo fatto stare così in pensiero.Gli occhi del biondo finalmente incrociarono i suoi, gonfi di lacrime. Anche in quello stato, Hyunjin riteneva fossero gli occhi più belli e luminosi che avesse mai visto.
Tiró ancora una volta sù col naso.
<Davvero stai bene?> disse, guardandolo da cima a fondo.
L'altro annuì, tirando sù il braccio destro e mettendo in bella mostra ció che aveva portato.
<Ho portato la frutta.> disse quindi, sorridendo cercando di tranquillizzarlo.E Yongbok, sorrise.
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𝐞𝐜𝐥𝐢𝐩𝐬𝐞 || ʜʏᴜɴʟɪx
Fanfictionhyunlix; '𝐈𝐟 𝐈 𝐤𝐧𝐨𝐰 𝐰𝐡𝐚𝐭 𝐥𝐨𝐯𝐞 𝐢𝐬, 𝐢𝐭 𝐢𝐬 𝐛𝐞𝐜𝐚𝐮𝐬𝐞 𝐨𝐟 𝐲𝐨𝐮.' -𝐇𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧 𝐇𝐞𝐬𝐬𝐞 - la storia di due divinità, punite, solo perchè innamorate. - l'unica colpa che avevano era quella...