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"Il mio Alfa, solitamente spetta a loro scegliere. Ops, ti ho tolto questo privilegio".

Disse con un tono di scherno parlando tra sé e sé, osservando di sfuggita il suo riflesso sullo specchio, aveva delle occhiaie spaventose, non aveva dormito nemmeno quella notte.
S

i deve sempre temere chi smette di urlare, chi non esterna più emozioni, rappresenta solo una bomba ad orologeria vagante, esploderà distruggendo ciò che la circonda in una tranquilla giornata di sole, quando sembrava che il sorriso fosse il vero protagonista della scena.
Sorriderà anche lui, ma solo dopo aver raso al suolo le persone che hanno tolto il suo di sorriso.
Attenti ai pazzi, sono quelli che non avranno mai problemi a girare a volto scoperto quando non sono in servizio, quelli che non temeranno di mischiarsi nella folla, anche tra gli stessi che avrebbero eliminato in futuro.

Il dolore possiede tante sfaccettature, quasi come lo superamento di tale, oppure non si supera mai effettivamente,muta, si trasforma in odio e vendetta.
Questo tipo di comportamento dovrebbero studiarlo i superiori, le classi che si definivano tali, quelli a cui la natura aveva deciso di regalare quel gradino in più rispetto ad altri.
Secondo loro potevano pestare i piedi a chiunque, sottomettere e schiacciare chi si trovava nel gradino più giù rispetto a loro, c'era chi glielo permetteva, perché non riusciva o non voleva reagire, ma tra di loro c'era anche chi fingeva di farsi sottomettere, attendeva però cauto nell'ombra per riprendersi tutto ciò che gli era stato tolto.
Poteva sembrare un mostro per come aveva deciso di riprendersi ciò che gli spettava, forse lo era, ma poco importava, arrivato a quel punto niente aveva più importanza di lui, avrebbe fatto di tutto per averlo, anche rimanere invischiato tra le tenebre senza aver modo di risalire da adesso.
Nascosto dietro la sua tenda nera lo osservava, solo un occhio esposto, nessuno ostacolo davanti ad esso per potergli dare modo di godersi la sua figura muoversi tra le vie del centro.
Un piccolo ghigno spuntò sul suo viso, stava studiando la sua preda prima di gustarla, di averla solo per sé.
Se qualcuno avesse potuto entrare nel suo appartamento lo avrebbe considerato un maniaco della pulizia e dell'ordine, ma era solo molto bravo a cancellare le sue tracce, a pulire sostanze che lo avrebbero solo messo nei guai.
Infine faceva parte del mestiere, nascondere, pulire, mascherare.
Lui quando entrava all'interno della sua seconda vita infatti usava confondere le persone, cambiava totalmente aspetto.
Di natura i suoi capelli erano corvini, neri come la pece, ma quando entrava in azione sfoggiava una bellissima parrucca bionda, evitava che i suoi veri capelli finissero in qualche scena del crimine.

"Sono un mostro, sono l'unico che non ha paura di esserlo o ammetterlo.
Mi nascondo nell'ombra per continuare il mio operato, non perché devo celare chi sono veramente, non perché mi vergogno di chi sono, amo la mia essenza ".
Stava parlando con il suo riflesso allo specchio, ghignava mentre si stava lavando le mani, mentre il sangue scorreva nel lavandino unendosi all'acqua e al sapone.
La realtà era che molto probabilmente nemmeno lui aveva idea di come si sentisse, una piccola parte di sé voleva estraniarsi da quella vita oscura.
La cosa più spaventosa era che aveva smesso di urlare, di essere irascibile, di distruggere qualsiasi cosa ci fosse in casa.
Poteva sembrare un bene se non fosse diventato l'esatto opposto, un automa privo di un briciolo di umanità, forse la cosa che più si avvicinava ad essa era l'ossessione che provava per lui, ma anche quella era pericolosa, soprattutto perché era la causa che aveva peggiorato ulteriormente la sua situazione già sull'orlo della pazzia e dell' orrore.

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