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"Alcuni giustificavano il male che infliggevano condannando il diavolo, fingendo che fosse solo lui il colpevole. Molti scordavano le origini di Lucifero, la sua vera essenza, nato come un angelo e rinnegato diventando così il sovrano dell'inferno. Lui tentava ma non compiva, chi agiva lo faceva con la padronanza di sé stesso".

Jimin non aveva mai accusato nessuno delle sue azioni e mai lo avrebbe fatto, era consapevole che ciò che faceva era solo per un tornaconto personale, per saldare i conti con chi aveva osato intaccare brutalmente la sua vita, che fosse giusto o sbagliato poco importava, perché non gli interessava essere santificato e l'inferno lo aveva vissuto sulla sua pelle, ne portava i segni su di essa, cicatrici che gli avrebbero ricordato ogni urlo e ogni lacrima che era fuoriuscita dal suo corpo.
All'età di un anno era stato affidato ai suoi due unici zii, non poteva capitargli sorte peggiore, erano i primi a denigrare i beta per la loro inutilità, nonostante facesse parte di quella categoria anche il loro unico nipote, lo fecero crescere a pane ed odio.
Con il suo sviluppo aumentava anche il livello di ciò che gli veniva fatto sul quel corpicino che non aveva mai percepito il tocco delicato di una carezza o una parola di conforto.
Le briciole d'amore le aveva avute solo nel primo anno di vita, i suoi genitori lo avevano desiderato così tanto, si sarebbero rivoltati in tomba se solo avessero saputo ciò che era toccato al loro bambino miracolato.
Ma loro non c'erano più e con loro morì anche quel poco d'amore che aveva conosciuto, quei tocchi amorevoli svanirono con la crescita dimenticandosi di averli mai ricevuti, solo alla maggiore età era potuto fuggire da quella prigione.
Ma essendo cresciuto in mezzo all'oscurità riteneva quella casa sua, perché non conosceva nessun'altra cosa così bene come quella.
Le uniche emozioni che poteva provare avevano tutte una cosa in comune tra loro, erano tossiche, malate.
Chi si scontrava con lui e osava irritarlo dava il via al suo bisogno malato di sfogarsi, di soddisfare la sua dose di tossicità riversando su di loro ciò che aveva subito in precedenza, riproduceva con estrema cura le torture che i suoi zii si erano divertiti ad infliggergli quando era solo un bambino, le avevano protratte finché ne avevano avuto modo, cioè fino alla sua agognata libertà e la loro inspiegabile morte.
Era definita tale perché nessuno aveva la certezza del loro decesso, erano spariti nel nulla, ma la popolazione come la polizia non poteva importare di meno, non si preoccuparono realmente di scoprire che fine avessero fatto, per quanto molti non apprezzassero i Beta, non era che trattassero con molto rispetto nemmeno Alpha e Omega, erano sempre di malumore, scontrosi, per tutti si erano solo liberati di un fastidio.
Jimin odiava il vicinato quasi come i suoi defunti zii, perché le sue percosse erano ben visibili agli occhi di tutti, ma nessuno aveva mai fatto niente per salvarlo, si era salvato da solo quando era cresciuto abbastanza per contrastare due signori di una certa età.
Ma prima di allora aveva solo dovuto subire, pregando che quell'inferno avesse una fine, non aveva mai sperato in un salvatore, perché nonostante fosse un bambino era ben chiaro quanto fosse invisibile a chiunque incrociasse il suo cammino.
Lui stesso era tutto il suo mondo, gli altri erano dei miseri passatempi con cui si sarebbe divertito, nessuno lo aveva aiutato e di conseguenza avrebbe continuato ad essere la sua solo priorità in mezzo a quello schifo.
Ora la sua nuova attrazione portava un bel nome, a breve avrebbe ottenuto qualsiasi informazione su di lui, si sarebbe divertito con il suo nuovo giocattolino, si stava leccando le labbra mentre trascriveva il suo nome su un foglio da block notes, rimarcava ogni lettera più e più volte, finì per bucare il foglio per quante volte lo ripassò con insistenza.

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