Le ore si susseguirono lente sotto quel sole cocente e quel mare di sabbia e rocce più sconfinato dell'oceano oltre il Mare Calmo. L'afa uccideva e il sudore evaporava dai loro corpi e dal metallo delle cotte e delle armature. In quel tempo infinito, Alexis convocò al suo fianco sia Mannier che Francour, un altro veterano del suo manipolo. Si distanziò da Bukur e le altre guide, poiché non voleva che sentissero ciò che avrebbe riferito loro.
«Si può sapere dove ci stai portando?» esordì Mannier sempre con quel suo tono sprezzante. «Odio questo deserto.»
Alexis poteva comprendere il malessere del compagno. Era un uomo del Toiteland, abituato alle sconfinate foreste di conifere e sempreverdi, dove la nebbia avvolgeva ogni cosa la mattina e la terra profumava di umidità. Il calore per lui era un lusso, non una costante mortale. «Abbassa la voce, amico mio.» disse usando la lingua oilea nella speranza che i suoi compagni la comprendessero e le guide no. «Le nostre guide non devono sapere il vero scopo della nostra cerca.»
«Cosa intendi?» fece Francour rispondendo nella medesima lingua. La sua lingua.
Alexis indicò le colline verso cui erano diretti. «Non sappiamo quali siano le credenze dei nostri amici qui.» spiegò. «Non tutti i nabiti sono ashaditi. I culti eretici e pagani del deserto sono ancora molto sentiti dalle tribù locali. E quindi non sappiamo come potrebbero reagire se sapessero della nostra missione.»
«Gli ashaditi sono eretici per noi.» si affrettò a ricordare Mannier. «Infedeli.»
«Certo.» rispose Alexis. «Pero condividono con noi essiani il ripudio della superstizione, dell'idolatria, delle credenze popolari e della magia.» si sporse sulla sella per guardare meglio i compagni. «E a tal proposito, l'arcivescovo ci ha inviati per indagare sulla presenza di qualcosa di sinistro che lo preoccupa.»
Mannier scosse la testa. «Qualcosa che lo preoccupa?» fece con tono beffardo. «Più di quegli orrori abominevoli assoldati per gettare terrore tra le fila degli infedeli?» sputò a terra e si fece il segno protettivo della fenice toccandosi spalla destra, sinistra e poi le labbra, facendo scendere le dita sul cuore. «Mi domando cos'abbiano in mente i Cavalieri Pellegrini per affidare le sorti della guerra a quegli esseri.»
Alexis soleva tollerare le polemiche e le lagne di Mannier, ma il caldo torrido di quel deserto glielo rendeva insopportabile. «Non siamo qui per giudicare le preoccupazioni dell'arcivescovo e nemmeno i metodi della Chiesa per combattere gli infedeli.» lo rimbrottò. Prese fiato e gli sembrò di ingoiare un tizzone ardente. «L'arcivescovo ci ha inviati in questa fornace per cercare quelle colline.» le indicò, poi si volse verso la bisaccia ed estrasse un rotolo di pergamena. Lo srotolò per mostrarlo a Mannier e Francour. Sopra vi erano dipinte delle colline con delle iscrizioni in arcadico. «Ha fatto ricopiare il disegno di queste colline da un tomo trovato nella Grande Biblioteca di Palamar e le indicazioni per trovarle.» indicò il disegno. «Ora guardate il disegno e la sagoma delle colline laggiù.»
«Sono identiche.» fece Francour.
«Esatto.» rispose Alexis.
«E cosa dice l'iscrizione?» chiese ancora Francour.
«È una mappa.» spiegò Alexis. «Sono indicazioni astronomiche per raggiungere quelle colline entro certi tempi ed essere sicuri di non perdersi nel deserto.» arrotolò nuovamente la pergamena. «I nostri amici nabiti sono esperti di questi deserti, ma il nostro sacro incarico impone la massima efficienza.»
Mannier sembrava sempre poco convinto. Osservava Alexis riporre il rotolo di pergamena nella bisaccia. Si scostò una ciocca di capelli biondi e sudati dalla fronte. «E cosa vuole sua eminenza da quelle colline polverose?» chiese.
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La Caverna
FantasyNelle Lande del Martirio imperversa la Seconda Geromachia, ovvero una guerra santa, ma un piccolo gruppo di guerrieri della fenice è spedito lontano dai campi di battaglia, nel profondo dei deserti del Khalidar per portare a termine una missione: sc...