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Nathaniel

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Nathaniel

Un pugno, poi un altro. Un calcio, una ginocchiata ed un altro pugno. Sono nella palestra di casa mia ad allenarmi con il sacco da boxe. Prendere a pugni un sacco con del riso all'interno è l'unica via di fuga per il cattivissimo Nathaniel Davis. È l'unico momento nella quale posso scaricare la mia rabbia senza sporcarmi le mani di sangue. L'unico momento nella quale il mio cervello si spegne e non pensa a nulla.

Ricomincio a tirare pugni contro il sacco che inizia ad oscillare venendomi incontro ma che io prontamente schivo ogni volta. Sento il sudore scendere come se mi avessero buttato addosso un secchio d'acqua. Sento ogni parte del corpo bruciare a causa del surriscaldamento corporeo che ho in questo momento.

"Mettere un paio di guanti da boxe no, vero?" La fastidiosa voce di mio fratello Sebastian mi fa tornare nella realtà. "Metterti la bocca a tacere no, vero?" rispondo a tono ricominciando a tirare pugni contro il sacco. "Vuoi che ti faccia una camomilla? Sembra che tu ne abbia bisogno" continua facendo fermare i miei movimenti. Mi avvicino a lui che sta appoggiato con la spalla allo stipite della porta. "Tu invece vuoi che ti usi come sacco da boxe?" gli chiedo guardandolo male.

Lui mi si avvicina guardandomi divertito. "Calmati fratello. Sono qui per chiederti dove hai il telefono" mi dice con tono serio. "È in carica. Perché cazzo me lo chiedi?" gli chiedo sistemandomi la maglietta della nike che mi si è alzata durante l'allenamento.

"Klaus." dice diretto. "Klaus? Ha chiamato?" chiedo. Sebastian annuisce. Punto lo sguardo verso l'orologio in alto, sullo specchio della palestra. Segna le 04:20 di mattina. "Porca puttana" sussurro tra me e me mentre mi tiro i capelli verso dietro con forza essendo che mi sono caduti dei ciuffi davanti al viso.

"Ti conviene muoverti. Per le 04:35 dobbiamo essere nella baia sud, zona di Verdugos." mi riferisce mio fratello. Mi avvicino ancora di più a lui puntandogli il dito contro. "La prossima volta, quando il mio telefono squilla e al telefono è Klaus devi chiamare a me, rispondo io. Io comando le missioni, per questo chiama me." gli ringhio ad un soffio dal viso.

Sebastian in risposta mi guarda male. Lui come me, stringe i pugni lungo i fianchi serrando la mascella. "Sarà fatto." lo guardo andarsene dalla mia vista dopo aver detto testuali parole. Salgo al piano di sopra ed entro in bagno. Chiudo la porta a chiave e mi inizio a spogliare per poi entrare in doccia.

Esco e mi avvolgo un'asciugamano attorno alla vita. Vado in camera mia e inizio a vestirmi con un jeans nero, una maglietta nera, degli anfibi del medesimo colore ed una giacca bomber con disegnato dietro un teschio che tiene tra i denti una rosa insanguinata. Mi avvicino alla scrivania e tiro fuori dal cassetto la pistola. Controllo se è carica e quando ne ho la conferma la infilo nell'elastico dei jeans. Mi sistemo i capelli con un pò di gel e scendo dai miei fratelli.

"La principessa si è decisa a scendere" dice Sebastian mentre si alza con Ares dal divano. "Non rompere i coglioni e cammina prima che ti lasci qui" dico mentre inizio ad andare verso l'entrata principale. Sento Ares sbuffare, oramai stufo dei nostri battibecchi che la maggior parte delle volte ci fanno ritrovare il naso rotto, se non un braccio.

𝐎𝐱𝐲𝐠𝐞𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora