Capitolo 2 - Scappare o accettare

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Scappare o accettare
Capitolo 2

Avevo da poco sollevato le palpebre, la biondina era al mio fianco, ricoperta dalle lenzuola e dalla calda luce del giorno che continuava a sfiorarle i capelli e la candida pelle. La voglia che avevo di chiederle se mi amava, se quello che avevamo fatto era stato semplicemente un inutile contatto colmato dalla solitudine e dall'alcol oppure se quando i nostri occhi s'erano incrociati avevamo magicamente imparato ad amare, ad essere attratte l'una dall'altra. Il sesso era l'unica cosa che completava l'essere unita a qualcuno, poterla sfiorare, poterla toccare e assaporare mi sembrava l'unica cosa da fare per assicurarmi che fosse reale. La ammiravo, avrei voluto accarezzarla per farla risvegliare, "Rachele..." Sussurrai. Le posai gli occhi sulle labbra, il suo rossetto era sbavato e le sue gote ancora rosate,
"Sei incantevole persino quando dormi" Le feci una carezza, strusciai il mio palmo sulla parte sinistra del suo viso, percependone la delicatezza. Le sue ciglia erano lunghe, poetiche mi azzarderei a dire, le sue labbra soffici e leggermente sgretolate dai miei baci. Mi alzai, andando nel bagno della sua camera giusto per risciacquarmi il volto, ma quando appena notai segni del suo rossetto sul mio collo, persino sulla mia bocca decisi di non levarmeli, di non passarci nemmeno una goccia d'acqua. Sarebbero stati la prova della passione che avevo provato. Riuscivo a scrutarmi, pensavo a cosa avrebbe detto Alessandra, probabilmente mi avrebbe iniziato a colpire prima con le parole poi con le mani. Lei non era la persona che avrebbe tralasciato una cosa del genere, probabilmente non me la sarei cavata solo con qualche insulto, come spesso mi capitava, ma non era nemmeno il tipo di persona che mi avrebbe lasciato andare via, quindi, sapevo più o meno come sarebbero andate le cose. I segni che lei mi aveva inciso sulla pelle sarebbero presto diventate ferite causate da una distanza.

Le sfiorai il viso, ancora una volta potevo sentire quello strato connettersi alle mie dita. Eravamo sporche di noi, l'una dell'altra, solo un paio di mutande addosso e braccia che si incrociavano in un abbraccio. "Ti vorrei di nuovo" La frase mi era passata per la mente come un battito di ciglia. Le coperte si piegavano a causa del mio peso. Ero avvolta dal suo profumo, come se fosse stato semplicemente un aroma. Ci ripensai un attimo, nei miei ricordi la vedevo ancora attaccata a me. Ne ero attratta come fosse stata la droga che mi sgorgava nelle vene tempo prima, lei era l'amore che non avevo mai trovato, una passione mai ricevuta, riconoscevo semplicemente che quella persona non era solo carne. Delicatamente sollevò le palpebre superiori, mi vide, di fianco a lei, che la guardavo come fosse stata la mia unica ossessione. Sollevò leggermente la testa, con sguardo sorpreso mi scrutava come fossi stata un'intrusa. Si spingeva la coperta sul petto, posava la sua mano destra poco più in là rispetto al cuore.
"Cosa mi guardi a fare? Ho qualcosa in faccia o sono solo i tuoi baci?" Quasi tentai nuovamente di baciarla,
"Rivestiti..." Era confusa, a stento conosceva la ragione della mia presenza, ma i suoi occhi, scuri come il cielo notturno continuavano ad essere posati sul mio corpo, sul mio seno ancora scoperto.
"E tu levami gli occhi di dosso, se proprio ti da fastidio" Sorrisi, la guardai fino a farla sciogliere mentre mi rimettevo il reggiseno.

"Allora? Niente recensione riguardo ieri sera?"
"Non abbiamo fatto nulla che necessiti di una recensione"
"Sicura?" Mi voltai, dandole le spalle,
"Eppure la scorsa notte sembravi compiaciuta, mi sbaglio?"
"Sì, fortemente"
"È inutile che lo neghi. Sei venuta a letto con me, e ti è piaciuto. Avevamo bevuto, ma eravamo in sintonia"
Nel frattempo mi ero appena rimessa la mia camicia, mi si strusciava sul corpo come acqua, ancora era immersa nel suo odore.

"Tu lo eri, non io"
"Mi hai baciata, Rachele. Mi hai portata a casa e abbiamo fatto sesso, mi hai aperto le gambe come fossi il tuo ginecologo, quindi..."
"Cosa significa? A me non piacciono le donne!"
"Non ci credi neanche tu"
Gettandomi di nuovo fra le coperte del suo letto le rivolgevo sguardi, nel frattempo mi atteggiavo a convinzione. L'avrei accarezzata, ancora e ancora. Ero sicura che sarebbe diventata qualcosa di più di una semplice scopata, ne ero certa. Io e lei c'eravamo baciate con passione, l'avevo sentita innamorarsi da quel breve contatto. Le mie teorie si realizzavano ogni volta che mi guardava le labbra, che continuava a fissarmi come se fossi cioccolata, qualcosa che desiderava.
"Tu spari cazzate!"
"No, sto solo dicendo le cose come stanno" Quando udii il silenzio lo interruppi,
"Perché? Mi stai dicendo che quello che abbiamo fatto non ti è piaciuto?"
Inclinai la testa quando non la vidi rispondere.
"Avanti, Blondie, il mutismo selettivo non è un'opzione. Hai la prova di quello che dico inciso su queste coperte. Ce l'hai sul collo, sul seno e sul ventre. Ammetti che io sono forse la persona migliore con cui sei stata"
Capii una cosa da quel momento: a Rachele piacevano le sfide. Quando ne percepiva la minima presenza si trasformava. Doveva vincere, glielo si leggeva negli occhi, aveva la competizione incisa nelle iridi.
"Ah, sì?"
Lentamente lasciava cadere la coperta dal suo petto, le scivolava addosso come le mie occhiate.
"Non puoi dirmi che io non ti abbia trasmesso niente, eri fomentata sulla mia bocca. Ti piaceva la visione che avevi"
"Cos'è, una sfida?" 
"Può darsi"
"Questo vuol dire che posso..."
Allungai una mano e l'accarezzai, lei si rivolse verso la mia mano, mentre continuava a fulminarmi con quelle perle nere con le quali mi riusciva a squadrare.
"Sai ti vorrei sentire di nuovo, ancora"
La baciai, la spinsi sotto di me. Premevo le mie labbra sulle sue, sempre di più. Le affondava le mani nei miei capelli.
Il telefono squillò e squillò.
Alessandra mi continuava a lasciare messaggi e chiamate da tutta la notte, mi avrebbe ammazzata se fossi tornata a casa in quello stato.

Ci sarebbe voluta solo una doccia.

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⏰ Last updated: Jul 15 ⏰

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