Helen apre la porta della stanza e fa entrare prima me: sulla parete opposta alla porta c'è un letto, non matrimoniale, ma neanche uno di quelli piccoli, sì insomma... si è capito, spero. C'è un grande armadio in legno alla mia sinistra, ha delle decorazioni tutt'intorno... stupende, opposte all'armadio, ci sono una scrivania con poltroncina abbinata, una piccola libreria e una lampada davvero, davvero carina.
<Io dovrei stare qui?> dico guardandomi intorno con gli occhi spalancati.
<Sì... non aspettarti troppo, non siamo ri->
<La adoro!>
<Stavo dicendo, non siamo ricchi.>
<Oh sì va benissimo, è molto carina.>Senza accorgermene inizio a sorridere leggermente, forse sembrando una bambina che ha appena visto una bambola che le piace.
<Cavolo... basta questo per farti sorridere?> Helen cercò di trattenere una leggera risata.
<Mi piace la semplicità... tranne quando si parla di abiti eleganti, quelli devono essere stravaganti, ma non troppo.>
<Ora pretendi un po' troppo T/c...>
<Non sto dicendo che ne voglio qualcuno adesso...>
<Va bene, ma adesso sbrigati. La stanza di Toby è due porte a destra quando esci dalla stanza, mettiti quei vestiti -indica il letto, su cui sono appoggiati un top sportivo, una felpa e un paio di pantaloni che mi arriveranno al ginocchio- e raggiungilo.>Mi avvicino al letto e prendo i vestiti, controllando le taglie. Rimango a bocca aperta.
<Queste misure sono esattamente->
<Le tue, sì.>
<Non lo chiedo nemmeno...>
<I ragazzi hanno insistito per prendere anche le tue misure, io ho cercato di fermarli.>
<Ok, va bene...>Lui annuisce e esce dalla stanza, chiudendo la porta. Io mi guardo intorno per un'ultima volta e poi decido di cambiarmi... anche perché non ho molta scelta, se non mi cambio loro mi obbligheranno comunque... e i miei pantaloni chiedono pietà.
Oddio mio, fai sul serio?
Te l'ho già detto, ora smettila di scassare.Appena finisco di cambiarmi piego i vestiti e li appoggio sul letto, per poi uscire dalla stanza e dirigermi verso quella di Toby, come ha detto Helen.
Busso una volta.
Nessuna risposta.
Busso un'altra volta.
Aspetto.
Ancora nessuna risposta.
Busso di nuovo, questa volta con più insistenza.
La porta si apre.<Ragazzin->
<Si può sapere perché mi hai fatto aspettare così tan->Appena lo vedo mi pietrifico. Lui era senza maglietta. Sentivo il mio viso riscaldarsi leggermente.
<U-um...> balbettai.
<Mi stavo cambiando, i vestiti che avevo prima li ho messi a lavare, Jeff mi ha rovesciato addosso del succo d'arancia. L'odore mi dava fastidio. Quindi, perché sei qui?>
<L'allenamento.> abbassai lo sguardo sul suo petto per una frazione di secondo e poi i miei occhi ritornarono ai suoi.
<Voi ragazze siete tutte uguali -ridacchiò- vi basta vedere un po' di muscoli e un->
<Non è vero!>
<E siete felici.>
<Sono in forte disaccordo con te.>
<Come vuoi, ora dovrei finire di vestirmi, posso? O forse vuoi venire anche tu?>
<No grazie...> lo guardai un po' male e poi distolsi lo sguardo. <Mettiti una maglietta.>
<Certo mia signora.> aveva un braccio appoggiato allo stipite della porta e mi fissava con un sorrisetto sadico e uno sguardo intenso.
<Veloce!> esclamai, era una situazione a dir poco imbarazzante.
<Sì certo, certo!> si risvegliò da quel attimo di trance e chiuse la porta.Dalle mie labbra uscì un sospiro di sollievo e cercai di calmarmi, poi vidi quello con il sorriso storto, Jeff, giusto?
<Hey mocciosetta, aspetti il principe azzurro? Mi spiace ma non succederà quello che speri che succederà.>
<Tch, si sta cambiando la maglietta che tu gli hai sporcato con il succo di frutta.>
<D'arancia.> replicò Jeff.
<Sempre frutta è.>
<È un agrume.>
<Che palle, sei un perfettino...>In quel momento, Toby uscì dalla sua camera e Jeff non riuscì a replicare. Aveva uno sguardo omicida, guardava Jeff come se fosse pronto a saltagli addosso e ficcargli le accette che si portava dietro in gola.
<Hai qualcosa da dire alla mia novellina, Jeff?>
<Sì, la mocciosa è irrispettosa.>
<Se la provochi è ovvio.>
<Come fai ad esserne sicuro?>
<È sempre così... ti conosco, Jeff.>
<Adesso la difendi, eh? Patetico...>Sentivo un'aria molto tesa, non avevo il coraggio di parlare, avevo l'impressione che se avessi detto qualsiasi cosa, Jeff mi sarebbe saltato addosso e mi avrebbe accoltellato.
<Bene...> Jeff se ne andò, rivolgendomi uno sguardo da psicopatico... che poi è quello che è.
Ero immobile, non volevo guardarlo o dire qualcosa, fino a che Toby non mi fece riprendere dal mio stato di trance.
<Dai ragazzina, seguimi.> fece un cenno con la mano, per incoraggiarmi a seguirlo.