Fuga

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Sono giorni che cammino per arrivare a Long Island. La gente mi guarda in modo strano ma ne sono abituata. Il mio nome è Emily Wilkinson, ho 16 anni e un passato difficile. Mio padre è un professore di matematica appassionato di caccia ed è così che conobbe mia madre. All'inizio erano una coppia felice che andava sempre a caccia, poi quando nacqui io mia madre se ne andó di casa. Da quel giorno mio padre divenne un alcolizzato e la mia vita un inferno. Non ho mai avuto amici con cui parlare e ridere, gli unici miei compagni erano la musica e i libri. Vivere nella mia situazione è stato abbastanza difficile perchè significava essere insultata ventiquattro ore su ventiquattro. Quando iniziai a studiare e scoprii di essere dislessica, mio padre se la prese con me poiché secondo lui ero una totale incapace. Poi crescendo riuscii a controllare meglio la dislessia ma mio padre continuò ad insultarmi dicendomi che ero la causa dell'abbandono di mia madre.
Ritornando al mio viaggio, ormai è una settimana che cammino da Detroit, non contando un piccolo pezzo fatto in autobus. Di notte mi accampo nei piccoli campeggi che ci sono in mezzo ai boschi. Come è iniziato tutto questo? Con una dichiarazione di mio padre.
FLASHBACK
Entrai in salotto e vidi mio padre seduto su una poltrona con una bottiglia di Jack Daniels in mano quasi finita. Mio padre alzó lo sguardo e inziò a dire: "Tua madre era una dea dell'Olimpo". Mi avvicinai e gli afferrai la bottiglia lui mi strattonò e urlò: "Non sono ubriaco disgraziata. Tua madre era una dea dell'Olimpo e ormai è ora che tu vada a quel posto per quelli come te". Lo guardai con aria interrogativa, era ubriaco o no? Una parte di me pensava fosse sincero ma un'altra parte pensava di no, insomma non esistono i dei dell'Olimpo.
FINE FLASHBACK
Sono appena giunta ad un altro campeggio, ormai sono quasi arrivata, sperando che questo cosiddetto "Campo Mezzosangue" esista.
Mentre sistemo una tenda per la notte una signora mi si avvicina: "Scusi, signorina ma i suoi genitori dove sono?". Ormai rispondo con la solita frase di routine: "Sono partita per campeggio e sto tornando a casa proprio adesso, quindi sono da sola". La signora si allontana verso la sua famiglia. Guardo i suoi due figli, sono proprio fortunati, sembrano senza pensieri e hanno dei genitori che si preoccupano molto per loro. Dopo aver sistemato tutto, entro nella mia tenda e prendo un Mars dallo zaino, ho bisogno di qualcosa dolce. Mi sdraio e guardo l'azzurro della tenda. E se questo campo non esistesse? Se il mio senso dell'orientamento mi stesse ingannando? Cosa farei da sola lontana da casa, questa è la prima volta che sono uscita da casa per così tanto tempo. Persa in questi pensieri mi addormento.
Il mattino dopo mi sveglio alle sei e mi avvio alla piccola zona docce del campeggio. Poi mi vesto con una canottiera rossa e degli shorts e lascio i miei capelli marroni ricadere sulle spalle. C'è un piccolo specchio e mi guardo, a casa non mi guardavo spesso anzi evitavo di farlo perché avevo il corpo pieno di lividi causati da mio padre. Nel riflesso vedo una ragazza che sa cos'è il dolore, una ragazza alta e magra con i capelli mori che ha sofferto, ecco chi sono.
Dopo aver smontato il tutto nel completo silenzio mi avvio per il sentiero. Ho scelto di camminare nei boschi, perché sento di avere un buon senso di orientamento, insomma è come se avessi un piccolo GPS in testa che mi indica la strada giusta. Riesco a percepire persino l'arrivo di bestie selvagge. In questo viaggio ne ho incontrato molte di figure mitologiche, all'inizio non ci credevo nemmeno io. Proprio adesso ne sento la presenza, cammino più velocemente, magari non mi troveranno, invece si me le sento proprio alle calcagna. Mi volto lentamente, ormai è meglio affrontarle, afferro il mio coltello dallo zaino e mi difendo dall'attacco di un cinghiale gigante. Dopo una lunga ed estenuante battaglia salgo su un albero e mi butto sulla groppa dell'animale conficcandogli la lama nell'osso del collo. Comunque la fortuna non è dalla mia parte, poiché l'animale si accascia facendomi cadere perdendo i sensi.
Quando mi risvegliai sentii una mano accarezzarmi la fronte, aprii gli occhi e vidi un ragazzo sui 18 anni circondato da una piccola aurea di luce. Era alto e biondo con un sorriso abbagliante. Mi disse: "Semidea, vero?". Sbattei le palpebre: "Si, lo sei anche tu?". Lui mi guardò divertito: "No, io sono Apollo, dio delle arti e della medicina. Certo che hai fatto un bel volo dalla collina a qui rotolando non è certo un bel viaggio". Ero imbarazzata quindi non risposi. Dopo un momento di silenzio disse: "Ti accompagno io al campo Mezzosangue, su sali in macchina". Guardai la Porsche parcheggiata li vicino e ci salii dentro. Intanto lui riprese il discorso: "Chi è il tuo padre o la tua madre divina?". Mentre guardavo dal finestrino come andava veloce la macchina risposi: "Non so chi è la mia madre divina.". Poiché la macchina andava molto ma molto veloce arrivammo al Campo Mezzosangue in pochissimo tempo. Lo ringraziai per avermi dato il passaggio e mi avvicinai all'entrata. Un ragazzo biondo mi si avvicinò: "Ciao, sono Will. Sei appena arrivata vero?". Annuii e non dissi niente poiché non avevo mai parlato con ragazzi della mia età ed ero un po' timida. Il ragazzo mi portò in un posto chiamato Casa Grande. Ero appena arrivata e sapevo che i miei guai erano solo all'inizio.












Hola!
Questa è la mia nuova storia ispirata a Percy Jackson. Spero che come primo capitolo vi piaccia. Quella nella foto è la protagonista.
Bene spero leggerete in tanti!
Emily

Here comes the sunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora