La prima settimana al campo era filata liscia, mi ero fatta i miei primi amici ed ero riuscita a trovare anche una tranquillità interiore. Di solito non era mai stato facile per me fare amicizia ma con l'aiuto di Will ci ero riuscita alla grande, infatti avevo diversi amici fra i figli di Apollo e una amica fra i figli di Atena, Annabeth.
Per quanto riguarda le mie attività al campo mi dedicavo ad aiutare in infermeria dopo aver scoperto di avere diverse abilità anche in campo medico. Per il resto mi dedicavo ad allenarmi con l'arco e con il lancio dei coltelli da caccia. Avevo fatto progressi poichè con l'arco ero riuscita a colpire il bersaglio qualche volta e con i coltelli avevo una buona mira che mi permetteva di colpire i punti deboli segnati sui manichini.
Quella sera mi trovavo nella arena a cercare di migliorare la mia mira nel tiro con l'arco. Era la decima freccia che tiravo e non riusciva a raggiungere l'obiettivo, eppure il giorno prima ci ero riuscita. Ero pronta a scoccare la freccia quando dietro di me sentii una voce femminile dire: "Devi concentrarti sul centro e mira un po' più in alto rispetto all'obiettivo". Mi girai e vidi una ragazzina di 12 anni osservarmi. Era abbastanza alta, i capelli castani raccolti in una treccia ed una tiara argentata sul capo. I vestiti erano anche essi color argento e portava a tracolla una faretra. In quel momento capii che la ragazza davanti a me era mia madre, cioè la dea Artemide. Lei sorrise divertita e disse: "Sei perspicace, hai capito tutto facilmente-poi all'improvviso il suo volto ritornò serio- penso di doverti delle spiegazioni". Si andò a sedere su una panchina e mi fece segno di sedermi accanto a lei.
Mi accomodai nella panchina, eravamo sedute una di fronte all'altra e Artemide mi guardò dritto negli occhi. Dal suo sguardo traspariva un grande nervosismo e allo stesso tempo tenerezza. Dopo aver guardato leggermente le sue mani, si schiarì la voce ed iniziò a parlare: "Come ben sai sono vincolata da un giuramento. Ammetto di essere stata io a sceglierlo, però quando ho conosciuto tuo padre è cambiato. Non era uguale agli altri, aveva qualcosa di speciale". La dea abbassò lo sguardo ma continuò a parlare: "Ci siamo innamorati, era un sentimento speciale, uno che non provi molto spesso. Dopo qualche mese sono rimasta incinta e avevo infranto il mio voto. Tuo padre è stato tutto il tempo accanto a me ma io sono stata un'ingrata. L'ho lasciato dopo aver partorito, ti ho lasciato nella culla e me ne sono andata. Avevo paura, non avevo mantenuto la mia promessa". Quando rialzò lo sguardo vidi una lacrima scorrere nella sua guancia ma se la asciugò velocemente: "Mi dispiace molto Emily, non sapevo che fare. Vi ho abbandonato entrambi, me ne sono andata come una codarda". A quel punto mi alzai e urlai: "Sì hai ragione, tu non c'eri. Non c'eri quando papà tornava a mezzanotte ubriaco, quando mi picchiava, quando mi insultava, quando piangevo. Quindi che diritto hai di venire qua e cercare di comportarti come se non fosse successo nulla. Non ci sei mai stata e adesso vuoi fare la mamma attenta". Detto questo uscii di corsa dall'arena ed iniziai a correre. Non sapevo dove stavo andando ma continuai a correre.
Quando mi fermai ero in mezzo alla foresta, intorno a me si estendeva una gran distesa di alberi. Mi guardai attorno e decisi di addentrarmi ancora un poco fra gli alberi. Ad un certo punto arrivai di fronte ad una grande quercia e dietro vidi un branco di lupi. Mi nascosi dietro al grande tronco ma, sfortunatamente appoggiai il mio piede su una radice e scivolai fra le foglie secche, facendo rumore. Vidi due dei lupi staccarsi dal branco e avvicinarsi a me. Non lo nascondo, avevo paura ma mantenni lo sguardo su di loro e mi alzai lentamente cercando di non far trasparire il panico. Ad un certo punto sentii una voce nella mente: "Chi sei umana? Cosa sei venuta a fare in questo posto?". I lupi mostrarono i loro denti e ringhiarono, mi guardai intorno e poi puntai il mio sguardo su di loro e dissi: "Siete voi?". La stessa voce replicò: "Sì, non hai risposto alla domanda, sono pochi quelli che hanno il dono di ascoltarci". Fissai il mio sguardo su di loro e cercai di essere il più sicura possibile: "Mi chiamo Emily Wilkinson, figlia di Artemide, mi trovo qui perché stavo facendo una passeggiata". I due lupi si girarono verso il loro branco e poi di nuovo verso di me inchinandosi. Li guardai interrogativa e adesso un' altra voce intervenne: "C'è una leggenda sulla figlia della dea vergine. Questa dice che la semidea diventerà protettrice e signora degli animali selvaggi". Annuii e promisi di tornare il giorno dopo. Mi avviai verso il campo ma ad un certo punto mi fermai, mi stava seguendo qualcuno. Mi girai ma non vidi nessuno, all'improvviso sentii una voce dietro di me: "Tua madre sarebbe fiera di te se ti avesse vista". Avrei riconosciuto il tono pomposo del dio del Sole ovunque. Mi girai scocciata: "Cosa fa adesso mi insegue? Non ho bisogno di qualcuno che controlli le mie mosse ventiquattro ore su ventiquattro". Lui sorrise alzando un sopracciglio: "Sei uguale a tua madre, stesso carattere impertinente e ribelle. Potreste provare ad essere come me, più simpatiche e allegre. Insomma la gente mi adora". Alzai gli occhi al cielo e replicai: "No grazie. Non ci tengo ad essere un pallone gonfiato egocentrico. Mi chiedo, se ti sfiorassi con un ago scoppieresti?". Mi guardò terrorizzato: "No! Rovineresti la mia figura perfetta. Tu e tua madre avete idee simili". Sulla mia faccia si formò un sorriso che mi affrettai a nascondere e dissi: "Possiamo non parlare di mia madre?". Mi guardò interrogativo e domandò: "Cosa è successo?". Spostai il mio sguardo sulle fronde degli alberi e risposi: "Mi è venuta a trovare e non è andata bene. Mi è venuta a chiedere scusa ma io non l'ho voluta sentire quindi sono venuta qua". Si avvicinò e mi disse: "Dovresti ascoltarla, non se lo perdona. È veramente dispiaciuta, vuole ricostruire un rapporto con te. Sai sei fortunata, molti dei non si interessano nei propri figli". Abbassai lo sguardo e sentii la sua voce: "Domani ritorna qua, ti porto in un posto". Alzai lo sguardo e dissi: "Non posso lasciare il campo! Se Chirone se ne accorge". Appoggiò un dito sulle mie labbra e mormorò: "Sarà il nostro piccolo segreto. A domani". Si voltò lasciandomi con il cuore battendo a mille.APOLLO'S POV
Arrivai nella mia mansione sul Monte Olimpo e mi accomodai su una poltrona a guardare fuori dalla finestra. Pensai al mio incontro con Emily. Avevo provato qualcosa, una piccola scarica di elettricità. Mi passai una mano fra i capelli, aveva un bel caratterino, in pochi minuti mi aveva preso in giro. Era quello che mi piaceva di lei infatti nonostante fossi un Dio lei non si faceva intimidire da me. Se si fosse comportata così con Zeus di lei non rimarrebbe che cenere. Ridacchiai, sarebbe stato uno spettacolo vederla rispondere impertinentemente al Re degli Dei. Scossi la testa e mi dissi che ci avrei pensato meglio domani.Angoletto Autrice
Bonjour!
Lo so che non aggiorno da moltissimo. Ma eccomi, avrei dovuto aggiornare prima ma avendo letto The Trials of Apollo ho dovuto riprogrammare tutto il corso della storia. Perciò eccomi di nuovo. Voi l'avete letto il nuovo libro? Se sì, cosa ne pensate? Apprezzerei se lasciaste un commento al capitolo per dirmi cosa ne pensate.
Emily❤️
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Here comes the sun
FanfictionEmily è una ragazzina con problemi familiari, sua mamma che non ha mai conosciuto è scappata quando è nata, è suo padre è diventato un alcolizzato dopo la scomparsa di sua madre. E se un giorno suo padre le rivelasse la vera identità della mamma? E...