Un nuovo giorno

123 12 68
                                    

Nate POV

Era stato l'inverno più noioso della mia intera vita.

Escluse le vacanze invernali dove ero costretto a tornare a casa perchè il presunto college dove dovrei trovarmi adesso, non facevo mai nulla al campo se non era estate.

Non c'era nessuno al campo d'inverno, solo io, Annabeth Chase (sai che compagnia), Olivia Romano (di male in peggio) e altre persone che di solito non mi rivolgevano la parola se no fosse per flirtare. E io dovevo rifiutare, perchè ci fosse stato una che fosse stato bella, intelligente, carina, simpatica e fantastica come Cassie.

Sapete come ci si sente a non poter nemmeno chiamare la prorpia ragazza nemmeno al telefono?

E poi era stato ancora peggio, perchè più mi abituavo al campo, alle mie migliori amiche, a Cassie, più quando tornavo a casa per le vacanze invernali mi sentivo fuori luogo, a disagio, come se non riuscissi a stare in quell ambiente da ricconi a cui fino ad un anno fa ero completamente abiutuato.

Nadja mi aveva fatto passare il Natale peggiore della mia vita.

Papà era fuori per lavoro, una gara  molto importante diceva, perciò era venuto soltanto il ventisei, e Nadja ne aveva approfittato per farmi pulire i pavimenti, tagliare l'erba in giardino, buttare la spazzatura, portare a spasso il suo stupido Chiuahua di nome Abo.

Quel coso era in grado di espellere più sostanze di quanto fosse in grado di mangiarne.

Come regalo di Natale quella strega mi aveva dato a disposizione una chiamata per uno dei miei "Amici del college" che in realtà sarebbe stato uno dei miei amici del Campo Mezzosangue.

Volevo tanto chiamare Angi o Arianna, ma alla fine chiamai Cassie.

Avevo bisogno di sentire la sua voce.

La chiamai dal numero che mi aveva dato, che non era il suo, perchè avendo un'intera famiglia di semidei tenevano solo un telefono.

"Pronto?" mi rispose una voce femminile.

Non era Cassie, era più adulta. Era sicuramente sua madre Nora.

"Salve signora Holland, sono Nathaniel Ivanov. Mi può passare Cassie?"

"Oh, ciao Nate! Scusami tesoro, ora sono a lavoro. Fra poco dovrei tornare a casa, ti farò richiamare".  Riattaccò subito dopo.

Avrei voluto urlare, perchè avevo a disposizione solo quella chiamata. Ora avevo un enorme problema.

Tornai in salotto con aria distrutta e mi buttai sul divano.

Nadja mi guardò malissimo. "Che cosa credi di fare, Nathaniel? Quel divano l'ho appena pulito, alzati immediatamente e scompari dalla mia vista" disse con sguardo più cattivo di quel suo Chihuaua.

Mi alzai sbuffando e me ne andai nella mia stanza, alla quale Nadja aveva levato tutte le tracce della mia esietenza.

C'era persino la plastica sopra al materasso.

Mi lasciai cadere sul letto.

Non sapevo veramente cosa fare.

Una cameriera mi portò il pranzo in camera, dalla quale non ero intenzionato ad uscire.

Stavo provando a creare un messaggio iride con alcqua nel bagno vicino alla mia stanza quando sentii squillare il telefono della villa.

Scattai immediatamente in piedi e rotolai giù dalle scale, superando Nadja che si dirigeva anche lei verso il telfono fisso.

La bloccai con le mani. "No Nadja, vado io. Se è per te ti informerò. Vai a riposarti tu" le dissi sperando che inciampasse su un tappeto con quei suoi maledetti tacchi a spillo e cadesse a faccia vanti.

The Poisoned CampDove le storie prendono vita. Scoprilo ora