Capitolo 7

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Qualcuno bussò alla porta. Mi tirai fuori dal letto e, sbadigliando con gli occhi chiusi, aprii la porta. Saltai dallo spavento quando lo vidi. Liam era dietro la mia porta e mi aveva visto in quello stato.

<< Mi dispiace di averti svegliata, tua zia mi ha detto che potevo salire e allora ho bussato.>> disse ridendo.

<< Entra, arrivo fra cinque minuti. >>

Andai in bagno e mi guardai allo specchio, i miei capelli erano molto più che in disordine, la spazzola non sarebbe bastata per aggiustarli. Li legai di nuovo e tornai nella mia stanza. Liam era seduto sul mio letto e mi stava aspettando, aveva un libro fra le mani e ebbi il sospetto che era per me. Presi il diario, lo appoggiai sulla mia scrivania e mi sedetti vicino a lui.

<< Ti ho portato un libro. E' mio, ma voglio regalartelo. E' la raccolta di tutte le poesie di Keats, pensavo che ti sarebbe piaciuto. >>

Le nostre mani si sfiorarono di nuovo e di nuovo sentimmo una scossa elettrica. Era tutto così strano quello che accadeva quando stavamo assieme, sapevo solamente che non era normale. Aprì il libro e mi fece leggere una delle poesie, mi disse che era la sua preferita e che la sapeva a memoria. Me la recitò parola per parola, mi ero dimenticata della sua voce, era così soave e bella, ma di certo i suoi occhi la battevano di gran lunga. 

Dopo qualche minuto scesimo in cucina, zia Elèna era davanti al suo computer, ma quando ci vide lo chiuse bruscamente.

<< Signora Elèna >> disse Liam prima che mi desse la possibilità di parlare << se lei mi da il permesso vorrei portare a cena sua nipote. >>

Era un ragazzo incredibile, non era uno dei tanti ragazzi stupidi e maleducati che stavano in giro, lui era diverso. Anche zia Elèna era rimasta stupita dalle sue parole e non era molto facile stupirla, lei praticamente sapeva le cose prima che accadessero.

<< Va bene Liam, però alle ventidue e trenta Lizzie deve essere a casa. Adesso andate, devo lavorare e mi serve silenzio. >>

Diedi un bacio a zia Elèna e uscimmo di casa. Ci misimo a camminare, Liam mi prese la mano. Sentimmo di nuovo la scossa, ma questa volta nessuno dei due aveva la forza di staccare le nostre mani. Stavo letteralmente uscendo di matto, non poteva accadere a me. Io ero stata sempre da sola, nessuno aveva la voglia di fare una passeggiata con me mano per la mano e di certo a nessuno era mai passato in testa di invitarmi a cena. Io ero quella strana, quella che il sabato sera preferiva stare a casa a mangiare il gelato al cioccolato invece di girare pub o andare in discoteca. Io ero diversa, e per questo dovevo essere isolata. La diversità faceva paura agli occhi degli altri, ai miei no invece. Io non avevo mai provato a cambiare, io ero fiera di quella che ero e che stavo diventando. Io ero fatta così e nessuno avrebbe mai potuto cambiarmi.


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