L'arte di fotografare il passato

1 2 0
                                    

«Cinque, quattro, tre, due, uno... Buon 2010!».

Il primo con cui mi scambiai gli auguri per il nuovo anno fu mio nonno. Aveva bevuto un po' e a differenza degli altri, era appostato sulla sua poltrona. Immobile, sorseggiava un bicchiere di vino rosso. Lo aveva chiarito subito: per lui il passaggio di un nuovo anno non poteva che essere un evento di futile importanza. Aveva chiarito che né avrebbe fatto il conto alla rovescia né avrebbe mangiato il tipico cotechino con le lenticchie. Da come me ne ha raccontato mia madre, è sempre stato così: freddo, distaccato, introverso...

Quando però mi avvicinai a lui per tentare di fargli gli auguri, stranamente ricambiò con affetto. Mi strinse la mano così forte da farmi quasi male. Poi sorridendo mi prese il braccio per avvicinarmi a lui in modo tale da potermi abbracciare. Mi domandai il motivo di tante dimostrazioni d'amore ma poi mi resi conto: ero la sua nipote preferita. 

Non che avesse mai avuto una classifica dei suoi sette nipotini ma con me aveva un rapporto particolare. Condividevamo tante cose del nostro carattere. Ad esempio, anche io come lui odiavo frequentare luoghi affollati. Il nostro era un rapporto talmente forte e amorevole da battere persino il suo odio per le feste.

«Vieni con me» mi sussurrò nell'orecchio mentre il resto della famiglia proseguiva con i festeggiamenti. Lo aiutai ad alzarsi e insieme ci dirigemmo nella sua camera da letto.

«Aspetta qui» disse fermandomi all'entrata. Lo vidi dirigersi verso il comodino accanto al lettone matrimoniale, aprì un cassetto e tirò fuori un orologio da taschino con una lunga collanina in oro.

«Tieni» mi disse, porgendomi il preziosissimo oggetto che aveva appena estratto. Lo guardai perplessa, col palmo riuscivo a percepire il freddo del metallo che ricopriva l'orologio.

«Lascia che il tempo apra tutte le tue porte»

Non capivo il significato delle parole, ero troppo piccola per poter comprendere l'importanza di ciò che mi stesse dicendo. Avrei capito solo qualche anno più tardi.

Da quel giorno nascosi l'oggetto nell'armadio, in una giacca che non usavo quasi mai ma che a mio nonno piaceva tantissimo. Sono sempre stata poco fiduciosa con gli altri, anche con i miei genitori. La mia paura era che poteva essere rivenduto per ricavarci del denaro. Da quando però lo nascosi, quasi mi dimenticai di possederlo, una bambina di dieci anni non sapeva che farsene di un orologio da taschino in oro. Così rimase nascosto per anni senza essere utilizzato fino al mio quindicesimo compleanno. 

Quando lo ritirai fuori la prima volta dopo tanto tempo, ero una persona totalmente diversa da quando lo avevo ricevuto. La bambina piccola, timida e silenziosa si era fatta da parte per lasciare spazio ad una perfetta 'signorina' alta, socievole e solare. Non c'è stato un evento in particolare che ha forzato tale cambiamento ma secondo mia madre con l'inizio della pubertà è normale che il corpo e la mente cambino. E personalmente lo avevo sentito tanto il cambiamento. Non solo perché con la crescita del mio seno molti miei coetanei iniziavano ad interessarsi a me ma anche perché lo strettissimo rapporto che avevo con mio nonno ormai non c'era più. Prima eravamo due pezzi di puzzle che si incastravano perfettamente. Da quando sono cambiata invece siamo diventati del tutto incompatibili.

Tuttavia, da parte sua non sono mai cambiati i suoi sentimenti nei miei confronti. Me ne resi conto quando morì, quando con la lettura del testamento scoprimmo che aveva lasciato la sua casa in eredità ai miei genitori. Ci andammo il pomeriggio stesso, per tale occasione scelsi di indossare la giacca in cui avevo nascosto l'orologio da taschino. All'apertura della porta d'ingresso il mio naso fu invaso dal solito odore di legno vecchio. Era cambiato tutto dall'ultima volta che ero entrata. La polvere e gli scatoloni ricoprivano i mobili dell'entrata che un tempo sprizzava di allegria. Mia madre svoltò verso la cucina io mi diressi in camera da letto. Con immenso stupore notai che anche quella stanza era cambiata in peggio. 

"Tutto questo è reale?"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora