Capitolo 3-La caccia ha inizio

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Il sentimento vendicativo più puro e cristallino, pervase completamente il nostro amico; improvvisamente sentì un cambiamento dentro di lui, come se stesse mutando.                                  Infatti, fu proprio così, iniziò a mutare, a trasformarsi in una figura ancor più oscura  degli abissi più profondi. Non fu più il Raven che conoscevamo, il volatile dal sorriso facile di un tempo; si tramutò infine, in un essere privo d'anima, di gaio ed altri sentimenti positivi. La dea Nemesi, da tempo osservante, decise di chiamarlo, da quel giorno in poi, Corvus il vendicatore oscuro; da essa venne reso freddo e senza pietà, con una maschera tanto nera quanto l'inchiostro.                   Corvus, ricevette inoltre un armamentario senza precedenti : uno stocco, in grado di derubare le prede della loro anima con un singolo fendente, intriso del potere del fulmine ed una pistola chiamata Inferno; infine, Nemesi esclamò:

"Oramai sei il mio vendicatore, ti concedo anche quest'altro dono, conservala con cura ed usala bene, fai soffrire le tue vittime Corvus, mostra loro l'essenza della vendetta". 

Come ultimo dono, il vendicatore oscuro ricevette una pistola, chiamata Mortis, in grado di inseguire i suoi nemici ovunque andassero. Davanti al mondo sorgeva infine un cacciatore, pronto ad uccidere implacabilmente, il Leonardo da Vinci della vendetta, l'occhio dell'infausto destino, l'angelo dell'oscurità. Ora che ebbe raccolto il necessario, iniziò il suo viaggio, chiamò a sé il suo stormo e scomparve come polvere al vento.  

Tre giorni erano ormai trascorsi, gli abitanti del villaggio continuavano a coltivare, cogliere e seminare nei loro campi di grano dolci ed estesi come la corruzione che ci circonda. Continuavano a trascorrere la loro vita felicemente utopica, nulla poteva disturbarla, almeno per il momento; la loro apparente gaiezza stava per cambiare improvvisamente, nulla li poteva preparare alla tempesta in arrivo.                                                                                                                                  Un bel giorno, tutti gli abitanti si riunirono nella piazza del mercato per condurre i loro quotidiani acquisti, commerciando in ogni tipo di bene. La giornata sembrava procedere per il meglio, la felicità era quasi palpabile nell'aria; ma qualche ora dopo, dal nulla, il cielo si tinse di un nero pece intenso, riempiendolo di macchie simili a pustole pestilenziali, come quando la peste nera colpì l'Europa. Un temporale sembrava appropinquarsi, la luce della nostra amata stella rossa fioca e debole, tutto pareva limitarsi a quel punto, ma non fu affatto così;  dall'alto di ciò che prima era un cielo limpido, cristallino, scese uno sciame nero, rapido come un ghepardo e minaccioso come l'inferno più livido; un vortice enorme si formò nella piazza.

Non erano mosche, non erano vespe e non erano mosconi, non erano che corvi dagli occhi rossi, iniettati di sangue ribollente di astio e desiderio vendicativo. Non appena il lugubre turbine si diradò, rimasero tutti ammutoliti per lo stupore di ciò che si prospettava dinnanzi ai loro sguardi, una figura terrificante affiorava dal vortice ormai diradatosi; Corvus era infine giunto.

Gelò tutti col suo vuoto ed imperscrutabile sguardo; ed allora prese bene la mira, fissò il suo primo obiettivo, un contadino; esatto, uno di loro, un complice partecipante alla morte del nostro amato Jacques lo Spaventapasseri. La rabbia  pervase il mortal cavaliere, sfoderò la sua arma e mirò agli arti inferiori facendogli sanguinare le ginocchia, come un bicchiere di carta bucato. A quell'orrenda vista, la gente si mise a correre dalla paura, come conigli dinnanzi ad una volpe; il contadino quasi in punto di morte, tentò una vana fuga.

Subito dopo, Corvus si avvicinò, riconobbe la faccia dell'individuo e disse:

"Ma guarda un po' chi ho ritrovato! Quanto è piccolo il mondo, vero amico?"

Ed il contadino disse:

"Chi sei tu, mostro?"

"Chi sono io? Sono la vendetta incarnata, e sono qui per te maledetto bastardo; buon viaggio!"

Senza esitazione e con ghiaccio nelle vene, Corvus estrasse il suo stocco e decapitò di netto il malcapitato, non lasciando nemmeno l'anima. Così, il nostro vendicativo cavaliere mietette la sua prima vittima; ma non era di certo l'ultima, oh no. Avrebbe cercato in lungo ed in largo, in ogni angolo del mondo, pur di compiere il proprio desiderio di vendetta; la caccia ebbe così inizio.                                                      


La Vendetta del CorvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora