Capitolo 4-Il Massacro si Consuma

6 0 0
                                    


Le azioni mietitrici di Raven continuarono, l'oscuro cavaliere ora ripartiva alla volta del suo prossimo obiettivo; la sua determinazione era tale che sarebbe stato in grado di conquistare un continente intero, da solo. 

Il nostro caro protagonista, dunque, si rimise sul cammino della vendetta. Cercò e cercò ed ancora cercò; ed ecco che apparve, un'altra figura in lontananza, accanto ad una sontuosa dimora color beige.

"Ma guarda un po' chi c'è! Ha, non avrei mai immaginato di trovarti proprio qui, amico mio caro"!  Disse Raven vedendo un altra vittima in lontananza, che, guarda caso, era proprio uno dei complici nell'omicidio del suo sorridente amico Jacques.

"Me la pagherai anche tu, soprattutto tu, brutto figlio di puttana. Ti massacrerò, ti trasformerò in una fontana di sangue così zampillante da far invidia ad una cascata, le strade si copriranno di color vermiglio e tutti avranno un assaggio di ciò che mi è stato fatto. Ti vendicherò Jacques, te lo prometto". Tutto ciò con un fiume di lacrime agli occhi, con una brama di vendetta quasi inesauribile. 

Ripresosi, Raven gli si gettò addosso con furia devastante smembrandolo e facendolo a pezzi come un cane rabbioso, gli occhi iniettati di sangue, più rossi di un rubino. Disattivando i suoi freni inibitori, si lasciò andare in un monologo rabbrividente:                                                                           "Signore e signori" disse rivolgendosi al resto della città, "Vedete quest'uomo? Ha compiuto quello che potremmo definire un crudele e rabbrividente atto di codardia; ha ucciso l'essere a me più caro, il mio migliore amico, colui che mi ha donato la gioia di vivere. Quest'ultima da codesto rifiuto mi è stata tolta, non me ne è rimasta più alcuna traccia, ma non preoccupatevi; ora non ne rimarrà per nessuno di voi pezzi di merda, nessuno di voi si salverà da me e dalla mia furia. Vi massacrerò tutti, dal primo all'ultimo". Raven allora mutilò il corpo dell'uomo, gettandolo furiosamente in mezzo alla piazza, trasformandolo in una fontana di sangue e ossa.

Il raziocinio cedette sempre più il passo alla pazzia e, fu allora, che il nostro amico dal mantello piumato gettò tutto nell'abisso più nefasto. Continuò così per molto tempo ancora, senza mai fermarsi; urlo dopo urlo, dissacrazione dopo dissacrazione, massacro dopo massacro. Quegli occhi rossi non sembravano spegnersi mai, il loro sguardo incombente, quello stocco dalla punta affilata, mai transigente, i proiettili fischianti, dalla canna non fuoriuscivano esitanti.

Passò oramai un mese dalla tragica venuta del cavaliere del malaugurio; la piazza e l'intera città prima gaie e ridenti, si trasformarono in un quartiere cupo, inquietante e colmo di terrore. Era piombato un silenzio tombale, su quel luogo dove prima regnavano risate e parlantine colorite. Non rimasero altro che solitudine ed un'angosciante foschia grigia, avvolgente e soffocante come l'abbraccio di una madre oppressiva. Da quel momento in poi, quel luogo, venne conosciuto e rinominato da tutti come Nuova Yharnam, il paese dalla luce ormai perduta.

La Vendetta del CorvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora