Clea aveva 19 anni appena compiuti. Fino a quel giorno la sua vita era stata tutta divertimento, feste, social e conti salati da pagare addebitati sulla carta di credito di suo padre. Lui, un bel cinquantenne dedito al lavoro grazie al quale Clea poteva crogiolarsi in una vita agiata e priva di preoccupazioni. Non era sempre stato così. La madre di Clea se ne andò di casa due anni dopo averla concepita. Suo padre si ritrovò da solo con una bimba da crescere e per avere più entrate possibili inizio a fare trading, attività che sapeva 9 volte su 10 finiva con un buco nell'acqua. Ci si dedicò con passione e costanza, tanto da fruttarne parecchio e garantirsi, nel giro di cinque anni, delle entrate mensili tali da consentirgli di abbandonare il suo vecchio lavoro. Più Clea cresceva, più lui cercava di guadagnare in modo da farla crescere nel lusso. Questo però comportava il diversi dedicare al lavoro più tempo di quello che poteva passare con sua figlia. Questa crebbe così viziata e dal comportamento pretenzioso e snob.
Una lettera arrivata sulla scrivania del padre, assieme a bollette varie e qualche depliant pubblicitario fece dare una brusca svolta alle loro vite... più che altro a quella di Clea.
Un verbale delle forze dell'ordine, una multa salatissima contornata con tanto di denuncia per rumori molesti, oltraggio e resistenza agli agenti. Immediatamente l'uomo si recò in camera di Clea, intenta a farsi un video da postare probabilmente su Instagram o tick tok.
La ragazza sussultò quando vide spalancarsi la porta e suo padre sulla soglia con quel foglio in mano. Fermò la registrazione indispettita.
"Che vuoi? Stavo facendo un tik tok". Gli disse stizzita.
"Sai cosa è questo? Un verbale e bello grosso anche. Cosa hai combinato alla tua festa di compleanno?". Disse l'uomo in tono calmo come era solito fare.
"Bho, chi se lo ricorda? Dai lasciami in pace che devo finire qui".
"Questo non è uno scherzo Clea. C'è una denuncia. Stavolta non lascerò correre". L'uomo usci richiudendosi la porta alle spalle.
Clea riaccese la camera frontale senza premere la registrazione. Suo padre non aveva mai battuto ciglio sui conti o su multe varie. Quella sua ultima frase era una novità per lei. Scacciò quel pensiero e riprese a registrare. I suoi follower la aspettavano.
Tre giorni dopo, Clea era sul divano a scorrere le reel di Instagram quando senti suonare alla porta. Sbuffa di andò ad aprire. Una donna alta e bionda, molto bella stava sulla soglia chiedendo di lei.
"Clea?". Chiese in tono cordiale.
"Si, sono io. Tu chi sei?".
"Io sono Carmen. Tuo padre mi ha assunta per occuparmi di te e del tuo comportamento". Spiegò facendo un passo avanti ed entrando in casa.
Clea si scansò facendola entrare, confusa da ciò che aveva appena sentito.
"Scusa, mio padre cosa per cosa?". Chiese andandole dietro.
"Tuo padre mi ha assunta per darti una regolata. Lui è troppo preso dal lavoro e poi voleva fosse una donna ad occuparsi di certe questioni". Spiegò mentre si leva la giacca restando con un vestito a tubicino azzurro che metteva in risalto le sue forme perfette.
"Io non capisco. Quali questioni e comunque io non ho bisogno di una guardia". Disse con tono altezzoso indicando alla donna la porta da cui era entrata.
Carmen sorrise e mostrò alla ragazza un plico di fogli che teneva nella borsa.
"È tutto qui ma, nella penultima pagina c'è un sunto di tutto. E per la cronaca non sono una guardia ma, preferisco babysitter". Spiegò con voce melodiosa Carmen.
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Spanking Tales: Shorts
Short StoryTre storie brevi con diversi punti di vista ma con un unico denominatore!!