Flavio e Carola

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Carola e Flavio vivevano assieme da ormai una ventina d'anni. I loro figli, avuti prima del matrimonio si erano già sistemati. Uno si era trasferito all'estero per lavoro, mentre l'altra era andata a convivere poco fuori città. La vita matrimoniale coi figli era sempre stata movimentata e quasi sempre priva di momenti morti, tranne quando entrambi i ragazzi uscivano la sera, lasciando i due sposini soli nella loro dimora ma, troppo stanchi e stressati per fare qualsiasi cosa che non fosse il buttarsi sul divano e pensare ogniuno ai fatti propri prima di addormentarsi. Carola e Flavio erano sempre andati d'accordo, dall'esterno apparivano come una coppia molto affiatata ed in effetti anche in casa, con la vita famigliare, si davano da fare entrambi avendo molto raramente momenti di attrito. Su una sola cosa erano in disaccordo. Nell'educazione dei loro figli, Flavio aveva sempre prediletto un approccio più ragionato, essendo lui un tipo più calmo e pensarore mentre Carola, più autoritaria e imperuosa non andava per il sottile e spesso rifilava sculacciate senza troppe cerimonie.

Fu durante la loro nuova vita di coppia solitaria che le cose iniziarono a cambiare.

Le giornate, dopo il lavoro e nei giorni festivi, passavano intrappolate in una routine di cui entrambi non sembrava riuscissero a percepire. La dove uno sbrigava alcune faccende e si immergeva nei suoi hobby, l'altra chiacchierava al telefono con le amiche o tramite social mentre sistemava casa. Le loro interazioni erano ridotte al minimo così come i loro rapporti fisici, già rari, andarono sparendo e presto quest'ultimo particolare venne a galla.

Fu durante una cena, mentre guardavano la TV consumando il loro pasto che Carola se ne uscì con una considerazione.

"La mia amica Rosa mi ha tenuta un'ora al telefono oggi e sai per cosa? Perché si lamenta di suo marito che non la rocca da un mese".

Flavio la guardò accennando un sorriso beffardo.

"Si, le ho detto di non lamentarsi perché c'è di peggio. Noi da quanto è che non facciamo niente?".

Flavio ci mise un po' a rispondere, facendosi i calcoli a mente.

"Mi sa che è più di un mese". Sentenziò.

"Certo che è più di un mese". Disse stizzita la donna.

"Certo lo so. Ma sei sempre occupata, sempre al telefono". Si lamento l'uomo.

"Cosa? Ma se sei tu che non fai altro che star dietro al PC o a sistemare tutti i tuoi libri".

Carola iniziò ad aumentare il tono di voce, evidentemente innervosita.

"Be, non è che tu abbia mai esternato più di tanto la volontà di fare qualcosa comunque. Inutile che ti incavoli". Flavio ribatteva mantenendo la calma.

Carola invece si alzò battendo la mano sul tavolo.

"Ah io devo fartele capire certe cose? Tu? Un gesto carino qualcosa? Devo mandarti un invito scritto?".

"Calamti, non c'è bisogno di alterarsi". Flavio cercava di fare calmare Carola.

La donna iniziò a girare per casa prendendo a calci le seggiole e le poltrone inveendo contro il marito.

"Io devo fargli capire le cose! E certo. Lui mica ha un cervello".

"Carola! Smetti di fare ste scene". Disse con tono più forte Flavio.

"Faccio quello che voglio!".

"Sei peggio di tua figlia, smettila!".

"E io non la smetto e allora?". Fu la risposta beffarda della donna.

Flavio la guardò serio. Per un attimo gli venne in mente una scena di alcuni anni prima dove al posto di sua moglie c'era la figlia e Carola al suo posto. Quella discussione finì con la figlia sulle ginocchia di Carola e senza che se ne rendesse conto poggiò le posate sul tavolo e si alzò dirigendosi verso la donna che ancora scalciava contro il divano.

"Cos...". Carola non riuscì a finire la frase.

Flavio l'aveva presa e con un gesto fulmineo si era seduto sul divano posizionando la donna lunga sulle sue ginocchia.

"Che stai facendo? Lasciami!". Carola aveva ben in mente ciò che suo marito stava per fare. Lo aveva fatto lei stessa molte volte ai suoi figli ma, possibile che Flavio, sempre contrario a questi metodi lo stesse facendo a lei?!

Come in risposta ai suoi quesiti, i leggins che portava vennero abbassati scoprendole il sedere ed arrivò il primo sculaccione, seguito pochi secondi dopo da un secondo e dal terzo in poi con pochissimo intervallo. Lei sussultò sorpresa al primo, poi al secondo... forte. Da lì in poi fu un susseguirsi di sculacciate cocenti ed interminabili. Lui non disse nulla continuando ad alzare la mano e ad abbassare sulle natiche sempre più cremisi della donna. Lei invece sussultava ad ogni colpo ed emetteva dei piccoli gridolini di sorpresa e di dolore. Dentro di lei però man a mano che la sculacciata proseguiva e il suo sedere si scaldava, qualcosa dentro di lei si smosse. Come un formicolio che dallo stomaco si propagava alla testa. Sensazione che quando arrivava all'apice veniva interrotta da un colpo più forte che la faceva tornare al bruciore delle natiche.

"Flavio. Ahi! Basta! Ahi! Smettila!". Tra un colpo e l'altro tentava di fare cessare le sculacciate che continuavano a piovere impietose.

Passarono alcuni minuti che alla donna sembrarono ore prima che Flavio smise di sculacciarla.

Quando la mano si fermò, Carola si gettò a terra tenendosi il sedere incandescente.

Lui senza dire una parola si rimise a tavola e continuò a mangiare la sua cena. Carola rimase a terra qualche minuto, poi si mise in piedi sistemandosi i pantaloni. Vide Flavio a tavola e lo raggiunse. Il contatto con la sedia la fece sussultare ma, si sistemò e continuò a mangiare.

Non parlarono. Solo dopo cena venne affrontato il discorso su quanto accaduto, se di discorso si poteva chiamare.

Carola accennò a prendere parola ma, venne zittita dal gesto di Flavio col dito sulle labbra.

"Non voglio più assistere a scenate come a quella di prima". Fu lapidario.

Carola lo guardava cercando le parole per ribattere. Non disse nulla e se ne andò in camera.

Il giorno dopo, una domenica, verso l'ora di pranzo , Flavio si alzò ed andò verso la cucina. Carola stava trafficando nella dispensa. Sui fuochi ancora nulla.

"A che ora pranziamo oggi?". Chiese l'uomo.

"Tra dieci minuti è pronto, caro". Rispose amorevole Carola.

Flavio tornò nel suo studio fino a che non si sentì chiamare dalla moglie.

Quando arrivò in cucina però, sul tavolo non c'era nulla. Sorpreso, si guardò attorno e vide che nemmeno Carola c'era. Nemmeno nella dispensa. Si diresse allora in sala e ciò che vide gli disegnò un ghigno sulle labbra. Carola stava appoggiata allo schienale del divano, coi leggins abbassati a scoprire il sedere, completamente ripreso dalla sera prima. Sul tavolino davanti al divano, un battipanni di vimini. Flavio si avvicinò e l'onore in mano. Carola voltò la testa verso di lui e disse: "Ho scordato di preparare il pranzo".

Il sibilo del battipanni che si andava ad abbattere sulle candide natiche di Carola fu la sola risposta.

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