Fase dell'accettazione parte 2

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Capitolo sette: Fase dell'accettazione parte seconda

Le parole dell'angelo la lasciarono, si sarebbe potuto dire senza fiato, ma Tea non aveva più i polmoni. Era stato tutto organizzato con cura ogni dettaglio, sapevano che la ragazza sarebbe arrivata era come "un trattamento speciale" ma non solo per lei. Per ogni persona meritevole che morisse prima del tempo. Avveravano le loro inclinazioni, le loro aspettative. C'era chi moriva e in vita avrebbe tanto voluto fare una determinata cosa, come cavalcare un drago, chi aveva sempre desiderato vivere per un giorno nel suo libro preferito, o vivere come una star del cinema. Oppure proprio come l'attore preferito. C'era chi voleva essere accolto da un proprio familiare defunto, chi voleva rincontrare il suo animale domestico. C'è chi voleva farsi comunicare la notizia, addirittura da Elvis in persona. Chi esibirsi in quel ballo mai avvenuto. E c'era chi come Tea voleva qualcosa di più. Vivere anche il dolore, avere consapevolezza, essere ancora "padrona" di se. Di tutto . Voleva un percorso dove arrivare da sola alle cose. Non voleva che qualcuno le dicesse la verità, voleva per quanto possibile, arrivarci da sola o almeno accettare la sua morte. Morte non violenta, era accaduto durante il sonno. La testa al suo risveglio nell'aldilà non le faceva più male, ma al livello percettivo riecheggiava ancora qualcosa: il mal di testa, o almeno la sua parvenza.

<< Tutto qui?>>

<< Che intendi?>>

L'angelo sembrò non capire

<< Una morte prima del previsto e un finto percorso di scelte>>

<< Sei tu che hai deciso quel percorso, le porte, la vecchia casa, il deposito. C'erano milioni di luoghi bellissimi che avresti potuto scegliere, luoghi più belli secondo me di quelli che abbiamo visto. Ma hai scelto proprio quelli>>

<< Anche quel luogo orribile?>>

<< Si, era il livello più difficile. Sei scesa nei meandri della depressione, hai vissuto tutto fino all'accettazione. Fino al braccialetto color arcobaleno. Vedi sulla terra molte persone vivono la depressione che le fa sentire come dentro una bolla, che le separa dalla realtà, ma loro per dato di fatto ovviamente vivono sempre nel loro contesto. Tu hai fatto di più, hai vissuto davvero dentro quella bolla. >>

<< E le tre chiavi? A cosa servivano?>>

Mattia come aveva detto di chiamarsi
fino a poco tempo prima, sorrise sentendo la domanda, all'improvviso quella che Tea aveva scambiato per sera che avvolgeva l'hotel che non esisteva si disvelò essere la notte perché ora stava iniziando l'alba. La ragazza sembrò irritata dal fatto che il finto ragazzo cambiasse a suo piacimento il tempo e forse senza nemmeno una ragione plausibile, pensò che forse era così che passava l'eternità quando non ingannava la gente. Prima a far venire l'alba poi subito l'ora di pranzo e così via in un miscuglio di cose. Ma non era un ragazzo, lui, lei o... la ragazza non voleva saperlo, leggeva nella mente e subito rise.

<< Non lo faccio spesso, se vuoi proprio saperlo>>.

Dopo un po' continuò

Spiegò che le tre chiavi erano quelle del paradiso, quello vero, non una delle altre tappe di un percorso scelto inconsapevolmente da lei in ogni minimo dettaglio e che il nastro azzurro l'aveva incuriosita, perché nel profondo sapeva già che, gli avrebbe raccolto i capelli mentre avrebbe indossato una tunica bianca in una cerimonia bella oltre ogni vocabolo umano. La cerimonia d'ingresso. Ci sarebbero stati canti di angeli e musiche suonate dai migliori compositori mai esistiti, in un trionfo di colori che sarebbero più stati vividi di ogni quadro realizzato e tutto avrebbe profumato di fiori, la pace avrebbe dominato. Non ci sarebbe stata solo Tea ma altri che avevano avuto lo stesso privilegio, quello di assecondare la propria natura. Ogni uno avrebbe avuto le proprie chiavi ma non da inserire in lucchetti, visto che il paradiso non ne aveva ma da custodire in se. Infatti erano già diventate parte di lei. Erano l'ultimo tassello del puzzle affinché si potesse ascendere ad altri stati d'essere. Accedere ad altri livelli di conoscenza. La prima chiave, quella che gli era apparsa nella mano rappresentava la sua vita, i ricordi più preziosi che non erano illusori, come falsamente avevano detto gli esseri ma rappresentavano la parte importante di un primo "gradino" in una scala che non era nemmeno a metà. La chiave che aveva preso dal palmo del ragazzo morto in un naufragio rappresentava il suo desiderio di conoscenza. Rappresentava l'inizio della sua indagine, perché solo prendendola in mano avrebbe notato la porta invisibile tra le stelle. Voleva qualcuno al suo fianco, per parlare con chi stava elaborando le sue stesse domande. Ecco perché solo prendendo quella chiave avrebbe visto una fuga. Infine la chiave della famiglia nella casa abbandonata, famiglia che si rivelò essere composta da attori vissuti ogni uno in diverse epoche, rappresentava il primo passo per affidarsi all'ignoto per accettare quello che non poteva, in un primo momento, essere accettato. Ecco perché Mattia sorrideva, e perché aveva fatto sorgere l'alba. Era l'alba della sua nuova esistenza. Ma Tea aveva ancora delle cose da chiarire

<< Sembra straordinario da come ne parli>>.

<<Lo è>>

<< Devo chiederti una cosa, spero tanto che si possa fare>>.

<<Dimmi>>

<<Dimenticavo, sai leggere il pensiero, quindi è possibile o no?>>.

<<Assolutamente si, ma puoi farlo pochissime volte. E' davvero raro che possa accadere in più occasioni. A volte si può optare con una strada a metà. Metà noi e l'altra metà l'inconscio. C'è l'eventualità che tu non possa mai più rifarlo. Sei sicura di volerlo fare ora?>>

<< Lo voglio fare adesso>>

<<okay, tra due ore Sara andrà a dormire e potrete parlare>>

Dall'altra parte dell'universoWhere stories live. Discover now