Ora veniamo ad un argomento che non vuoi affrontare. Le fasi maniacali di lavoro. Quelle in cui il tuo cervello si chiude in una cosa e una soltanto: scrivere.
Lo so, ne abbiamo parlato centinaia di volte. Ci siamo già chiariti su questo tema, sviscerandone ogni aspetto. Ma nonostante tutto ho l'impressione che tu continui a pensare che io giudichi il modo in cui lavori. Mi sbaglio?
Permettimi di metterlo nero su bianco, allora. Non è così, non ti giudico. Capisco benissimo che quando hai l'idea geniale, il colpo di fulmine, l'ispirazione, non puoi pensare ad altro. Devi cogliere quella spinta e sfruttarla finché resta, perché hai paura del prossimo blocco che potresti avere.
E capisco anche che, quando invece non riesci a scrivere, è come se non riuscissi a vedere il sole. Sei depresso, ti innervosisce qualsiasi cosa, senti addosso la pressione di ogni minuto come fosse sprecato.
Non giudico questo, perché senza l'autore appassionato ai limiti della follia dentro di te, non saresti tu. Amo il tuo ossessionarti sull'espressione giusta finché non la trovi, come fosse il pezzo di un puzzle. E il modo in cui muovi il ginocchio freneticamente quando stai rileggendo un paragrafo. E l'euforia che ti prende appena consegni un lavoro.
Ma, concedimelo, mi preoccupo un po' quando non mangi per due giorni e dormi a malapena, perché il richiamo della tua arte è troppo forte. Mi preoccupo se inizi a dimenticarti del mondo, e a dimenticarti di te stesso.
Perché tu non appartieni solo a te: appartieni a Bess. Ha bisogno di te. Non serve che questo ti venga ricordato, ma ancora: forse sono io ad aver bisogno di sapere che l'ho detto.
Sì, so che lo sai, e probabilmente la responsabilità di dover crescere nostra figlia da solo ti peserà già abbastanza senza che arrivi io a mettere bocca.
Andrà alla grande. Andrai alla grande. Ricordati solo della regola "cinque, uno". Se sei in una fase maniacale e non puoi smettere di lavorare, chiediti da quante ore non vedi il sole. Se stai raggiungendo le cinque ore, esci per almeno un'ora.
Fai sempre molta resistenza a seguire questa regola. Se non riuscire a scrivere è non vedere il sole, quando vorresti scrivere ma non lo stai facendo vuol dire che ti stanno togliendo la luce.
Ancora: lo capisco e non lo giudico. Ma è importante, amore mio. Questa regola ti consente di mantenere un equilibrio e non barricarti nel tuo cervello. Devi continuare a farlo.
Me lo prometti?
Arnos Grove
Ogni volta che Michael entrava nello studio della dottoressa Huyen, gli veniva chiesto come stesse e la sua risposta era sempre: "Siamo così a nord che temo mi venga un raffreddore." Sottintendendo che Arnos Grove era eccessivamente lontano dal centro di Londra, e che arrivare fin lì per vedere la sua analista era follia.
Huyen – che preferiva essere chiamata Kim dai pazienti, ma che nella sua testa Michael si concedeva di chiamare solo Huyen -, sorrideva con comprensione. Erano passati mesi, da quando aveva imparato che Michael Porter-Sheen preferiva sempre una sterile lamentela ai normali convenevoli.
Tempo fa avevano anche parlato proprio delle sue sterili lamentele: Michael percepiva le reazioni degli altri al suo animo polemico, e da quando suo marito era morto si sentiva come se le persone lo assecondassero incondizionatamente. La visione pessimista e negativa di un vedovo va assecondata.
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I'ts been a long, long time
RomanceGood Omens cast!AU - Dal testo: Aprì il file del ventitreesimo capitolo, sciorinando a mente gli eventi riportati nel ventiduesimo. Gli occhi fissi sulla stanghetta che lampeggiava in cima alla pagina, in attesa di generare parole. Finché quella sta...