Agosto, 2013
"May Charlotte Emilia, sei pronta?"
Sono le 4:30 del mattino e questa è la mia sveglia, ossia mio padre.Mi stiracchio un po' e mi ricordo di rispondergli. " Sì papa, 15 minuti e sono giù".
Sia io che lui sappiamo che non saranno mai quindici minuti ma pazienza, di tempo ne ho.Mi alzo dal letto e mi accorgo che fa fin troppo freddo per essere la prima settimana di Settembre qui a Roma.Vado direttamente in doccia, sperando che l'acqua calda scaldi questa fredda giornata che mi aspetta.Mentre l'acqua scorre, penso a come stia per cambiare la mia vita e, con un filo di malinconia, mi viene da ripensare a tutto quello che sto lasciando alle spalle: la mia famiglia, i miei amici, la mia casa, la mia vita qui.Tra qualche ora sarò su quell'aereo che mi porterà a Londra. E' il mio sogno da quando avrò avuto..quanto? Quindici anni? Eppure, ora che si sta realizzando sempre di più, io sono qui e sto morendo di paura per quello che accadrà.E' da stupidi, ma non riesco a fermare i miei pensieri per quanto io lo desideri. Uscita dalla doccia, infilo il mio bagnoschiuma nel beauty e mi posiziono davanti allo specchio. Asciugo i capelli e decido di lasciarli lisci, tanto i boccoli mi si rovinerebbero in viaggio. Mi trucco con il solito eye-liner, mascara e rossetto bordeaux. e' un'ossessione-credo-quel colore.Mi infilo i miei soliti jeans, un maglioncino leggero bianco e le converse, ovviamente bianche anche quelle.Credo di essere pronta, così prendo il mio cappotto nero e scendo le scale."Papà sono pronta, possiamo andare" grido per le scale mentre trascino giù la mia valigia.Appena arrivo davanti alla porta, mi volto e vedo mio padre in cerca delle chiavi e mia zia in lacrime. "Dai zia, avevi promesso che non avresti pianto", sorrido per poi andare ad abbracciarla. "Lo so, e infatti ora smetto", afferma asciugandosi il viso con la manica della vestaglia. "Ma non posso che essere felice per la mia bambina che sta per frequentare l'università, in un altro stato per di più!". Le bastano queste poche parole per scoppiare di nuovo in lacrime. "Okay ragazze mie, sarà meglio andare o qualcuno qui perderà l'aereo" dice papa. "Ti voglio bene, zia"."Te ne voglio anche io Lottie, tanto. E chiama appena arrivi e stai attenta e ricordati.." decido di bloccare il suo elenco con un abbraccio per poi lasciarle un bacio sulla guancia. "Lo prometto, ma fammici arrivare a Londra, okay?" sorrido per poi allontanarmi, e mi allontano sempre di più, fino a quando non arrivo a chiudere la portiera dell'auto mentre papà mette in moto la macchina.Arrivati in aeroporto, saluto in fretta mio padre e mi avvio per fare tutti i controlli.Sono le nove e l'aereo sta decollando.Guardo fuori dal finestrino e ancora una volta mi ritrovo a pensare alla mia vita futura.Sperando che sia migliore di quella che ho sempre avuto.A scuola non avevo grossi problemi, anzi, sono una di quelle tipiche secchione che in classe alzano sempre la mano, ma non troppo da diventare le cocche dei prof, mai.Ma è come se nella mia vita, io non avessi mai vissuto veramente. Sempre chiusa in camera mia a scrivere o leggere, ad ascoltare la musica. Non credo che fosse per mancanza di compagnia, ho molti amici, ma non volevo aprirmi al mondo. O perlomeno a quel posto. Sentivo che non mi apparteneva del tutto, sapevo che non era quello il mio posto. Ecco perché ora il mio aereo è atterrato e io sono ufficialmente a Londra.Sento già che l'aria qui è diversa, meno opprimente rispetto a quella di Roma. Ho i soldi necessari per un taxi, ma decido comunque di prendere il bus. Almeno non sarò da sola a combattere contro i miei pensieri. Devo essermi addormentata perché quando riapro gli occhi, sono a Victoria Station.Recupero il mio valigione e mentre cammino per arrivare alla biglietteria maledico me stessa per aver portato l'intera libreria di camera mia invece di qualche maglietta in più. Faccio la mia tessera della metropolitana e l'impiegato mi lascia un foglio da compilare.Charlotte Emilia May. Ho 19 anni. Sono di Roma.Può sembrare strano dato il mio cognome, ma mia madre è italiana, o forse, era, non lo so. So solo che non l'ho mai vista. Mentre mio padre è di Mullingar, un piccolo paese in Irlanda. Credo si sia trasferito a Roma quando aveva 10 anni perché voleva girare il mondo, e invece si è fermato alla sua prima tappa del viaggio per sposare una ragazza italiana e mettere su famiglia. Assurdo.Ho sempre ammirato il suo coraggio, e ogni giorno prego sempre affinché quando sarò più grande ne abbia tanto quanto lui perché ora non sento proprio di averne. Riconsegno il modulo compilato e prendo in mano la tessera.Cammino avanti e la passo sopra la macchinetta per entrare definitivamente nella metro.Quando le porticine dietro di me si chiudono, nella mia mente immagino un sipario che si chiude: davanti a me, c'è la mia nuova vita, dietro.. Qualcosa con la quale non volevo più aver niente a che fare.
Ciao a tutte! Eccomi qui con il secondo capitolo!
Vorrei solo dirvi una cosa che vi faciliterà la lettura della storia: attente alle date che troverete come titoli dei capitoli. Detto ciò, buona lettura e ci vediamo al prossimo aggiornamento ❤️
Ps. Drag me down è qualcosa di meraviglioso.
Claudia, x
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Again
FanfictionEra un amore vero, quelli con la 'a' maiuscola. Un amore che iniziava, finiva, per poi ricominciare. Un cerchio, un continuo, che Harry e Charlotte erano abituati a sopportare. Ma quanto potrà durare questo tira e molla tra loro?