Idee per la difesa?

173 21 49
                                    

Noah Yard si fede sentire dopo una settimana di silenzio stampa, con un messaggio diretto e privo di merletti che diceva semplicemente: "Dopo la scuola vieni al club di dibattito". Neanche l'ombra di uno smile, e aveva usato il punto a fine frase. Mio Dio, ma chi usava il punto a fine frase nel ventunesimo secolo? Noah Yard, rispose la mia vocina interiore, e ti piace da morire. Poco importava, dato che ormai non faceva che evitarmi. Sembrava essere tornato il tipo ingessato di sempre, troppo impegnato a collezionare bei voti e sistemarsi la cravatta per potermi rivolgere anche solo un saluto. Di colpo eravamo di nuovo due sconosciuti.

A scuola non mi era rimasto nessuno, a parte Ted. Mi sembrava di essere tornato ai primi giorni del liceo, quando trascorrevamo le pause pranzo a giocare con le carte di Magic. Tuttavia non riuscivo più a provare l'entusiasmo di quel periodo, anzi, mi sentivo come se fossi regredito di cento anni. Ero grato della sua pesenza ‒ dico sul serio ‒, una settimana prima limonavo con Noah dentro la sua auto, mentre adesso passavo il tempo a evitare gli insulti degli studenti e a nascondermi dentro lo sgabuzzino delle scope.

«Come fai a vincere tutte le volte?» sbuffò Ted, mentre scostava i capelli scuri dalla fronte. Sorrisi.

«Domani avrai la tua rivincita.» Mi alzai da terra e iniziai a raccogliere le mie cose.

«Vai già via?»

«Ho un impegno con un il club di dibattito.» Ted mi osservò per un lungo istante da dietro le lenti dei suoi occhiali. Aveva una montatura scura e troppo spessa. Non disse niente. «A domani!» lo salutai prima di andare via.

Sistemai lo zaino su una spalla e uscii in corridoio. Molti studenti erano rientrati a casa, mentre altri gironzolavano in attesa dell'inizio delle attività pomeridiane. Mentre camminavo in direzione dell'aula di dibattito il mio cellulare prese a squillare, così risposi.

«Yo.»

«Chi non muore si rivede, stronzo» ribatté mio fratello, dall'altro capo del telefono.

«Già.» Purtroppo non sono ancora morto. «Come va con Drew?» gli chiesi nel tentativo di distrarlo. «Tenta ancora di ucciderti nel sonno?»

Grey si lasciò andare a un pesante sospiro che racchiudeva tutto il suo stress. Lui aveva i suoi problemi da adulto, il college e un ex migliore amico che lo detestava a morte. Mica potevo addossargli il peso della mia vita.

«Come vuoi che vada?» rispose, stanco. «Tu sei ancora ricercato? La mamma mi ha spiegato questa assurda idea del processo.» Scoppiò a ridere e mi si scaldò il cuore. «Mio Dio, Bin, questo Noel dev'essere proprio innamorato se ha deciso di fare una cosa del genere solo per tirarti fuori dai guai.»

Aprii la porta dell'aula e scoprii di essere il primo ad arrivare. Mi avvicinai a uno dei banchi, poi appoggiai lo zaino per terra.

«Noah» lo corressi, infastidito. «E non è affatto innamorato, altrimenti non mi avrebbe scaricato come un sacco di merda.»

Silenzio.

«Mi dispiace, Bin.»

Sedetti sul banco e mi misi a dondolare i piedi. «Non è mica colpa tua.» Ma mia. Morsi il labbro superiore. Stavo per aggiungere qualcosa, quando un rumore alle mie spalle mi distrasse. «Ci sentiamo stasera, va bene?» dissi in fretta, prima di riagganciare.

Noah mi lanciò un'occhiata prudente prima di togliere la tracolla di cuoio.

«Sei qui.»

«Mi hai detto di venire...»

Non rispose. Il silenzio di quell'aula si fece di colpo più pesante. Dato che lui sembrava intenzionato a ignorarmi, io non mi persi neanche un suo movimento. Speravo mi dicesse qualcosa, ma Noah Yard nell'ultimo periodo aveva sviluppato l'incredibile capacità di farmi sentire un fantasma. Uno spettro che vagava per i corridoi della scuola e che, per quanto ci provasse, non veniva visto da nessuno.

With love, Robin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora