Una carota incastrata nel...

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Io e Rob non siamo mai stati due grandi chiacchieroni, ma ci piaceva condividere il tempo. Lei leggeva e io sistemavo i modelli 3D che contavo di animare, oppure sonnecchiavo con la testa premuta contro al tavolo della mensa mentre lei ripassava per qualche test. Mi lasciavo cullare dai suoi bisbigli, o dal rumore della matita con cui sottolineava i paragrafi. Erano momenti di silenzio condiviso, durante i quali stavamo da soli pur facendoci compagnia a vicenda. In un certo senso era come se avessimo terminato gli argomenti di cui parlare, ma quella vicinanza ci fosse comunque di conforto. Quando lei non c'era mi sentivo tremendamente solo. Quando Rob non c'era, nessuno dava ascolto a ciò che avevo da dire, né veniva a sedersi al mio tavolo all'ora di pranzo.

Mi sentivo un fantasma che infestava i corridoi scolastici e, anche se mi fossi impegnato a rovesciare una pila di fogli, alla fine avrebbero comunque dato la colpa a una folata di vento.

Sposai i piselli unti di olio su un angolo del piatto, privo di appetito. Non era divertente mangiare quello schifo da galera senza la mia migliore amica. Non era divertente proprio niente, senza di lei.

«Ciao!» Una voce familiare mi riscosse dai miei pensieri. Sollevai il volto appena in tempo per vedere Cody, il ragazzo dread e maglioncini chic, che sistemava il proprio vassoio di fianco al mio. «Pranzi da solo?» Sedette a cavalcioni sulla panca.

Ero abbastanza stranito. La mensa pullulava di gente e voci che si sovrastavano l'un l'altra in un caos senza fine, ma quel ragazzo sembrava perfettamente in equilibrio in quell'adolescenza senza fine. Come diavolo faceva?

«Non tutti sono disposti a mangiare con un rapitore di capre.» Distolsi lo sguardo da lui, mentre seguivo il bordo di un graffio sul legno del tavolo. "L+C", c'era scritto. Roba da coppiette.

«Ieri te ne sei andato» constatò sorpreso. «Noah ti ha fatto infuriare?»

Feci spallucce. «Non volevo darvi fastidio.»

Nami si unì a noi in quel frangente, con le braccia ricolme di dolci e schifezze da distributore. Rovesciò tutto sul tavolo, poi la vidi strappare un pacco di patatine aromatizzate alla cipolla. Me ne offrì un po', ma rifiutai con un fiacco gesto del capo.

«Non ci dai fastidio. Devi perdonarlo, è ferito.» Si mise a frugare all'interno della confezione alla ricerca della sorpresa. «Ci aveva persino parlato di te, sai? Era entusiasta della vostra uscita.»

Cody afferrò un pisello dal mio piatto e glielo lanciò addosso.

«Nami, non dovresti dire queste cose» la rimproverò.

Lei tolse la pallina verde rimasta incastrata tra i suoi capelli

«Perché no? Se si piacciono, è giusto che chiariscano.» Poi si rivolse a me con un ampio sorriso. «Vedrai che dopo un po' gli passerà.»

Mi sentii arrossire. Davvero Noah era felice per ciò che stava accadendo tra noi? Davvero mi avrebbe perdonato? Non aveva l'aria di uno disposto a tornare sui propri passi, soprattutto quando la sua fiducia veniva tradita. Mi sforzai di ricambiare quel sorriso contagioso, grato per la loro vicinanza. Diversamente da Ted, la cui presenza riusciva a farmi sentire ancora più solo, loro mi regalavano la sensazione di essere ancora un adolescente normale e non un maledetto ladro di capre.

«Siete tutti futuri avvocati?» chiesi, curioso di conoscere la loro storia.

«La maggior parte» rispose Cody. «A me piacerebbe diventare giudice.»

«Io no, voglio litigare nelle aule di tribunale.» Nami scartò una caramella alla liquirizia, poi si lasciò sfuggire un gemito quando il ripieno entrò in contatto con le sue papille gustative.

With love, Robin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora