Passò una settimana prima che io accettassi la mia nuova realtà. Sette infiniti giorni in cui feci fatica a trattenere la mia voglia di gridare e scappare. Sette infiniti giorni in cui i miei coinquilini mi spiegarono che più il comportamento era tranquillo, migliore era il trattamento. Sette infiniti giorni in cui cominciai ad adattarmi alle regole della cupola. Sette infiniti giorni in cui dovetti accettare che dentro al bungalow mi avevano riservato una copia della mia camera, quella vera.
Quando Adeline mi aveva aperto la porta, rimasi pietrificata. Era come essere a casa, senza essere a casa. Un multiverso. Una realtà parallela. Qualsiasi fosse il suo nome, capii ben presto di trovarmi sulla soglia della pazzia.
Sette infiniti giorni in cui cominciai a conoscere i miei coinquilini. Adeline veniva dal Giappone; i suoi genitori si erano trasferiti pochi anni prima negli Stati Uniti e lei li aveva già resi orgogliosi ricevendo la lettera di ammissione di uno dei college più rinomati della Pennsylvania. Aveva un'evidente ossessione per le piante, erano sue quelle in cucina. Ogni giorno si prendeva cura di loro, decorando i vasetti di terracotta con fiori colorati. Non ci furono grandi conversazioni, ma dagli uccelli che dipingeva e dai pianti che sentivo quando passavo davanti alla porta della sua stanza, capii che non vedeva l'ora di evadere da quella gabbia.
Fu proprio dopo uno di quei pianti che la trovai in cucina, alla ricerca della brocca dell'acqua, e scoprii che erano sette mesi che si trovava lì. Sussurrava quando parlava di odio verso la cupola, perché l'ultima volta che qualcuno aveva avuto il coraggio di pronunciare quelle parole era stato scortato dalle ombre e non era più tornato. Avrei voluto farle tante altre domande, ma fu il nostro terzo coinquilino a disturbarci.
Nessuno sapeva il suo nome. Adeline mi aveva detto che non si erano mai rivolti parola e che se ne stava sempre per conto suo. Nel campo girava voce che fosse un criminale. E la fortuna aveva voluto che si trovasse proprio nella mia stessa casa.
«Che un altro giorno d'Inferno abbia inizio» commentò Adeline, facendo scricchiolare il legno delle scale mentre scendeva a fare colazione con me.
Anche quella mattina la sveglia era suonata alle otto e mezza in punto, un allarme fastidioso che non si poteva né rimandare né spegnere. Se qualcuno osava fare ritardo di un minuto, veniva riportato dentro la cupola e da lì chissà dove.
«A un'altra giornataccia» sollevai la mia tazza di tè fumante, cercando di mascherare il mio malumore.
«Ti sei ricordata di prendere in tempo la pillolina verde ieri sera, vero?» mi domandò con uno sguardo attento.
La pillolina verde, così come la chiamava Adeline, non era altro che una pasticca color verde menta che, per qualche sconosciuto motivo, eravamo costretti a prendere poco prima del coprifuoco. La dimenticanza comportava... sempre il rientro nella cupola. Ogni azione veniva punita così.
«Sì, l'ho presa appena in tempo», risposi sorseggiando dalla mia tazza.
«Qualche parola, qualche conversazione che sei riuscita a fare con i nostri coinquilini?» domandò Adeline.
«No, è come se non ci fossi», risposi, riflettendo sul fatto che nessuno dei tre sembrava avermi notata. Oltre al biondino che non aveva voglia di parlare, c'era un quarto coinquilino, altrettanto silenzioso. Passeggiando per la casa, mi ero imbattuta sia nell'uno che nell'altro, ma era come se non esistessi. Per un attimo dubitai che la pillolina avesse dei poteri in grado di farmi diventare trasparente... Ma fu quando il biondino mi sfiorò la spalla che mi resi conto che la mia teoria era infondata. Mi vedevano eccome.
«Non prenderla sul personale», si sedette accanto a me. «In sette mesi che mi trovo qui, mi hanno rivolto parola solo una volta per chiedermi dove avessi nascosto i biscotti. Non sono molto socievoli».

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THE SEARCH
AdventureSe ti senti persa, confusa, con la mente annebbiata... Sappi che queste parole le hai scritte tu. Alexis. Io sono te. E se sei qui a leggerle per cercare conforto, sappi che non è la prima volta che succede e che è così che deve andare per giungere...