Lost in the fire

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Prima di iniziare la storia, che spero vi piaccia, ci tenevo a dirvi che ogni capitolo ha il nome di una canzone, e che quindi, se desiderate avere una playlist, i nomi delle canzoni saranno quelle che vi consiglio all'inizio del capitolo. Buona lettura.

✨✨✨

Hera
10 anni prima

«papà, non mi va di andare a scuola oggi...» sussurro flebile mentre stropiccio gli occhi.

La figura robusta di mio padre, appena accovacciato verso di me, incombe e mi permette di non subire il violento risveglio del sole già alto e fastidiosamente splendente.

«angioletto mio, ma ci devi andare. Suvvia, pensa a Melissa, la tua compagna. Vuoi andare a giocare dopo con lei?» dice dolcemente mentre mi accarezza la guancia con la sua grande e callosa mano.

«sì, voglio...» dico sbadigliando, e dopo svariati minuti decido di alzarmi dal letto, e di sottrarmi a quel calore così confortevole per subire il gelo appena entro in cucina. Tutte le finestre sono spalancate, e mia madre, con ancora il suo pigiama addosso, gira per la cucina con il rumore assordante della scopa elettrica.

«Amore! Ti ho preparato la colazione, mangia dai che devi andare a scuola che é tardissimo! Cielo! Sù sù» grida da sopra il rumore della scopa elettrica.

Cosa ho capito?

Colazione e scuola.

Mi siedo al tavolo, e inizio a mangiare la mia brioche, inzuppandola fino a metà nella tazza fumante di latte.

Mentre faccio colazione mio padre si siede davanti a me, e inizia a far svolazzare qua e là tutti i suoi fogli da lavoro, andando ad occupare tutto lo spazio del tavolo, arrivando fino sotto al mio naso. Le finestre sono ancora spalancate, ed essendo prima mattina di dicembre, un venticello gelido entra dentro casa, facendomi rabbrividire e volare via qualche foglio di papà. Mamma rientra in cucina e notando i fogli sparpagliati per terra, va su tutte le furie.

«ma insomma! Cosa sono la vostra serva? É prima mattina, ora mi sono alzata e già ho tolto i suoi giochi dalla stanza e sistemato le tue camicie, almeno raccogli!» sbraita innervosita.

Sento mio padre sbuffare e imprecare.

Finisco alla velocità della luce la mia colazione e ritorno in camera per vestirmi.

Vestita ed imbacuccata, prendo i miei due elastici blu e rosa e corro da mio padre. Glieli mostro, e lui, seppur indaffarato, annuisce, spostando la sedia di lato per farmi accomodare sulle sue ginocchia. Separa le mie ciocche corvine ed inizia ad intrecciare.

Era come un rito per me, oltre che un'abitudine, quella di farmi fare le treccine con i miei soliti due elastici da mio padre. E puntualmente dovevano essere solo quei due elastici.

Una volta finite, giusto in tempo, il campanello di casa suona, e prendendo lo zaino, salutando mamma e papà, vado ad aprire al nonno che mi aspetta già con la caramella alla fragola in mano, e il suo dolce sorriso.

«tieni. Andiamo» dice sorridendo.
Gli afferro la mano, e scendiamo insieme le scale, fino ad arrivare al garage del condominio. Entro nella macchina, ed inspiro l'odore fresco e buono del suo nuovo profumatore per la macchina, che questa volta dà di pino.

Parte e accende la radio, facendomi sorridere, perché sa quanto adoro ascoltare la musica di prima mattina.

In dieci minuti arriviamo davanti al cancello della mia scuola.

«tesoro, domani é il tuo settimo compleanno, sei felice?» mi chiede mentre si appresta a parcheggiare.

«sì tantissimissimissimissimo» dico euforica, saltellando sul sedile.

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