It's not the shade we should be past it
It's the light and it's the obstacle that casts it
It's the heat that drives the light
It's the fire it ignites
It's not the wakin', it's the risin'
Il vociare della folla è quasi insostenibile. Madri esauste cercano di consolare bambini urlanti, anziani rallentano nugoli di passanti, ricchi uomini in carriera accompagnano mogli eleganti a fare compere. Tra di loro c'è qualche mago, spaesato. Due, in particolare: Peter Pettigrew e Sirius Black. Si nascondono in piena vista e non temono nulla.
È il primo novembre 1981. La notte precedente l'hanno passata insonne a causa dello stesso evento ma guidati da sentimenti opposti. Le iridi di Sirius affogano in un rosso sangue carico di disprezzo e disperazione. Peter ghigna come il peggiore dei criminali – cosa che effettivamente è. L'altro ha le spalle piegate come se dovesse sorreggere il peso di qualcosa di più grande.
«Traditore!» urla. È ad un passo dal collasso polmonare, pensa.
Peter ride, aspetta solo che Sirius faccia un movimento. Ha la bacchetta pronta sotto il cappotto, oh, non ha mai avuto tutto quel coraggio ma adesso sa di essere in vantaggio. Sa di aver tolto la cosa più preziosa di tutte all'uomo che gli sta davanti. Lo osserva rompersi un pezzo alla volta, ridursi in cenere mentre piange disperato e giura di ammazzarlo, lo giura nel nome di Harry.
«Desiderio esaurito, Sirius.»
Al limitare della via, avvolto in un cappotto marrone e stordito dall'orrore delle ultime ore, Remus Lupin sa cosa sta per accadere. È stato lui, a dodici anni, ad insegnare a Peter quell'incantesimo. Lo riconosce dal modo in cui alza la bacchetta e la direziona per compiere il movimento.
Raccoglie tutte le energie che ha in corpo e si lancia tra la folla, ignorando il dolore che gli prende il fianco quando si lancia sulle spalle di Sirius lo stringe e pensa intensamente a destinazione, determinazione e decisione.
L'eco dell'esplosione rimbomba lontano dietro di loro.
Si materializzano su un terreno gelato. Remus non sa cosa ha fatto, sa solo di averlo voluto abbastanza intensamente perché sono entrambi vivi e vegeti, per quanto sia loro permesso dallo svolgersi degli eventi. Poi però Sirius si alza, spaesato, confuso e verde in volto.
«Lupin, che cazzo fai!? Portami indietro.» Lo afferra per il cappotto e lo scuote. Ora piagnucola: «Portami indietro.»
Nello stato confusionale in cui si trovano Remus ha bisogno di qualche secondo per raccogliersi. Deve pensare. Fa sedere Sirius per terra, si siede accanto a lui e respira profondamente. Il corvino guarda per terra, assente, e la linea dei suoi pensieri viaggia tra i duecento e gli zero chilometri orari – sa che non possono tornare indietro, sa che cosa si sono lasciati alle spalle.
Remus, ora che il suo battito è tornato regolare, si guarda intorno cercando di capire in quale punto del bosco di Crone si sono materializzati. Sono sulle pendici di una collina, e l'unica idea che gli viene è di risalirla il più possibile per guardare lontano. Si volta verso l'amico, il cui sguardo è tutto un interrogativo. Mentre arrancano – l'uno per un fianco difettoso, l'altro per una tensione nauseante – sulla pendenza, Remus da' qualche dovuta spiegazione: «È l'unico posto sicuro che conosco, abbastanza lontano da...»
Presto trovano una strada ghiaiata che si perde nel bosco. Ci sono due cartelli: "GLENCREE LAKE 2 KM" e "DUBLINO 40 KM".
Sono solo due chilometri, pensa di potercela fare. La paura inizia a defluire dalle membra, così si incamminano.
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Wasteland, baby - a Wolfstar long fiction
FanficNovembre, 1981. Dopo la presunta morte di Peter, Remus ha un solo obiettivo: tenere il più possibile Sirius lontano e nascosto dai Dissennatori. Impauriti e sollevati insieme, si nascondono in una cascina nella campagna dell'Irlanda dell'est. In una...