XI) Sono patetica...

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7/5/2006

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7/5/2006

La mattina dopo ci svegliammo tutti e sei con un'gran mal di testa, e alcuni persino con il volta stomaco.
Io sopratutto mi sentivo uno straccio. Avevo un'mal di testa fortissimo, e sopratutto mi sentivo molto accaldata.
Non riuscivo a spiegarmi il perché.

«Buongiorno...» Salutai facendo capolino nella cucina. Ero stata l'ultima a svegliarmi, ma questa cosa non era nuova.
«Buongiorno. Bea ma ti senti bene? Sei pallida come un cadavere!» Disse Addison cambiando velocemente discorso.
«Sto bene...» Risposi sedendomi al mio posto.

Sentii lo sguardo di Bill scorrere su tutta la mia figura, proprio come la sera prima.

Mi girai verso di lui, prendendolo alla sprovvista.

«Buongiorno anche a te, Bill.» Dissi ghignando.

«Beh ragazze, credo proprio che io e Gustav dobbiamo andare. Grazie mille per averci ospitati.»
Salutò George.

Tutte e due ricambiammo il saluto, accompagnandoli alla porta d'entrata.

Dopo un'ultima saluto con i due ritornammo in cucina, dove i due gemelli ci stavano aspettando.

«Vi va di rimanere a pranzo?» Chiese Addison, gentile.
«Certo. Grazie mille.» Rispose gentile Bill.

Da lì non seguii più il loro discorso. Mi sentivo troppo male. Iniziai a tremare visibilmente e sentivo la fronte impregnata di sudore. Inoltre il male alla testa non voleva andarsene e le loro chiacchiere non parevano aiutare.

«Bea sicura di sentirti bene?» Chiese preoccupata la mora avvicinandosi a me.
Non riuscii a dire nemmeno una frase sensata. Dalla mia bocca uscirono solo dei lamenti mischiati a parole disconnesse.

Addison sembrò preoccuparsi ancor di più, mettendomi una mano sulla fronte, per controllare la mia temperatura.

«Bea, ma scotti!» Esclamò la mora facendomi saltare in aria per il tono che aveva usato.
«Vai subito a riposarti.» Mi ordinò, seria. Io non riuscii a controbattere, mi sentivo tutto girare.

«Vieni...Ti aiuto io.» Si offrì il corvino, mettendo il mio braccio dietro il suo collo. Mi portò fino in camera, con non poche difficoltà.

«Mi spiace...Sono patetica.» Riuscii a dire appena mi stesi a letto, tirando su con il naso.

«Ma che stai dicendo Bea! A tutti capita di star male.» Cercò di farmi ragionare il corvino, inutilmente.

Mi vergognavo tanto a farmi vedere in quelle condizioni.

«Si però...» Cercai di dire ma venni interrotta dalle sue dita che mi facevano dolce carezze sulla fronte, bollente.

TOUCH ME ; Bill Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora