Capitolo 1

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-Taemin-

Era un giorno come tanti: la solita sveglia, la solita camera e la solita finestra rigata dal dolce pianto del cielo, dolce come il veleno. Con i capelli arruffati a causa del cuscino mi alzai ancora preso dal sonno, quando, un fastidiosissimo rumore distolse la mia attenzione «Taemin oppaaaaa!! ». Ancora lei? Che ci faceva quella ragazzina a quest'ora del mattino davanti la porta di casa mia con questa pioggia? Una vera seccatura. Mi avvicinai alla finestra, scostai le tende e le rivolsi il mio solito sorriso falso, quello che ero costretto a mostrare ogni giorno. In fondo, sapevo benissimo che a queste ragazzine di me importava ben poco, un sorriso, qualche parola ben costruita dall'esperienza ed eccole li che pensano di saper tutto del loro "perfettissimo Oppa". Fermai i miei pensieri scontrosi prima che prendessero il sopravvento e qualche parola di troppo uscisse dalla mia bocca causando non pochi problemi, richiusi le tende color verde pallido e mi diressi verso il bagno per farmi una doccia. Appena finito, guardai il mio riflesso nello specchio che si trovava li accanto, osservai i miei capelli castani, ancora bagnati, e quegli occhi segnati dalle solite occhiaie che ormai non notavo quasi più. Sorrisi un attimo ricordando le parole del mio caro amico Kibum "Yah! cosa sono queste occhiaie? Un ballerino bravo come te non dovrebbe mostrarsi così alle sue fan! Vieni qui che ti sistemo io con le mie 101 creme!". Cominciai a tenermi stretta la pancia fra le mani, ridendo, senza riuscire a prendere fiato, ripensando alla sua serietà in quel momento. Era tremendamente ridicolo, ma conoscevo bene il mio Kibum. Sapevo bene che per lui cose del genere erano vita e sapevo quanto teneva a me... già, teneva.

Tornai nuovamente serio, passandomi una mano sugli occhi per nascondere una lacrima piena di rancore e andai a vestirmi occupandomi delle ultime faccende prima di essere pronto per lasciare la dimora. Sono le 8:30, ho ancora un'ora prima di andare, poco importa... tanto è il mio giorno libero! A mia madre non dispiacerebbe se andassi da lei per un po', anzi, credo che la cosa le farebbe piuttosto piacere.
Corsi in cucina e sgranocchiai qualcosa per poi uscire in fretta cercando di non bagnarmi troppo a causa della pioggia. In poco tempo mi ritrovai davanti al portone dei miei genitori e suonai il citofono. Nessuna risposta. Che non ci sia nessuno. Frugai nella tracolla che mi ero portato dietro sperando di trovare le chiavi di casa, riuscendoci. «Uff, meno male!» dissi tra me e me prima di Aprire la porta ed entrai zuppo in casa. «Mamma? Sono Taemin, sono a casa!"» Ancora nessuna risposta.
Andai di sopra in cerca di quella che doveva essere la mia vecchia camera, ma aprendo la porta ancora decorata con i miei disegni d'infanzia trovai qualcosa di ben più scioccante di una cameretta: mia madre a letto nuda, con un uomo che non era mio padre al suo fianco.
Di nuovo.
«T-TAEMIN!» disse con un accenno di imbarazzo nella voce «Posso spiegare» aggiunse. Le mie mani iniziarono a tremare, vedendo pian piano tutto più sfocato. Corsi via, corsi veloce, giurando di non mettere mai più piede in quella casa. Non volevo sentire niente e nessuno, nessuna spiegazione, niente di niente. Volevo solamente correre. Mi ritrovai in una strada sperduta, al buio, continuando a correre bagnato dalla pioggia finché non cedetti per terra, non notando un auto che mi stava venendo contro. Chiusi gli occhi d'istinto alla vista di un forte bagliore aspettandomi il peggio. Non sentendo nulla, a parte uno strano rumore che non riuscii a decifrare immediatamente, riaprii gli occhi e vidi una figura che si agitava come un assatanato.
«Stai bene? Ehi ragazzo, stai bene?» Misi a fuoco la situazione e mi vidi comparire davanti un bellissimo ragazzo moro dai capelli fradici e dai lineamenti perfetti. Sembrava molto preoccupato.
«Mmh, sto bene» mentii.
« Ne sei sicuro? Come ti chiami?» chiese porgendomi la mano. Mostrai un sorriso avvelenato allungando la mia verso quella del moro « E tu chi sei? » chiesi con una punta di ostilità. «Yah! è modo di parlare a un tuo Hyung? Sei decisamente più piccolo di me, abbi rispetto» quasi urlò in tono autoritario.
«Hai ragione, scusa...» abbassai lo sguardo, intimorito intendo a starmene in silenzio. «Minho, mi chiamo Minho» disse in un sussurro.

The Story of SHINee (Italian 2min)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora