Dopo mesi di apatia e vuoto, misurarsi con due emozioni contrastanti come rabbia e serenità aveva provocato nel mio cervello uno scontro a fuoco. Vinse la rabbia: mi travolse con la forza di un maremoto facendo risvegliare il mostro che si era a malapena assopito nella mia testa.
Quale motivo aveva spinto Jordan a compiere una cattiveria del genere nei miei confronti? Quell'articolo sarebbe stato un pettegolezzo che avrebbe riempito le bocche dei miei rivali, dandogli pane di cui cibarsi e crescere. Lo stesso pane che io rifiutavo, cercando di scomparire. Per le gare future, si era ufficialmente liberato un posto sul podio, e gli altri atleti avevano ora la speranza di occuparlo. Era scorretto, completamente sbagliato ed ignobile, eppure era successo, e non era più possibile tornare indietro.
Me ne stavo lì, con le mani aggrappate alle braccia di Ellison, a riprendere fiato con un senso di vergogna infinito.
«Cos'è successo, Amy? Parlami.» chiese ancora, senza staccarsi da me. Non parlai ancora. Sbloccai la tastiera e le porsi il mio cellulare. La pagina con l'articolo pubblicato era ancora aperta, e le mie foto che completavano quell'articolo non lasciavano spazio a dubbi: ero davvero io. Lesse velocemente e strabuzzò gli occhi, sedendosi accanto a me.
«Merda.» disse secca.
«Già.»
«Sai già chi può essere stato a farti una cosa del genere?» chiese sincera.
Tuo fratello, avrei voluto risponderle. Ma avevo bisogno di prove prima di confermare i miei sospetti. E se anche l'istinto mi avesse suggerito la verità, mai e poi mai avrei potuto prendermela con lei.
«Andrò a fondo della questione, puoi starne certa.» dissi determinata.
Mise il mio telefono sul comodino, e con una buffa espressione che rese il suo volto apprensivo ricominciò a parlare.
«Ti aiuterò in ogni modo mi sia possibile, Amelia. Sono quasi certa, però, che tu abbia avuto un attacco d'ansia, e credo sia meglio tu vada in infermeria. Vuoi che ti accompagni o preferisci che chiami qualcuno qui?»
«Vado da sola, Elly. Hai già fatto tanto, non voglio rubarti altro tempo per le telefonate.» Avevamo il cellulare per circa due ore ogni sera, non volevo che usasse quell'ora rimasta per me. L'infermeria era vicina, ero certa che io e le mie gambe molli l'avremmo raggiunta senza problemi.
«Ti svelerò il mio trucco, Amelia.» disse socchiudendo l'occhio destro, lasciando manifestare un lato di lei che ancora non conoscevo: la furbizia. «Prima però ti accompagno in infermeria, così ti presento anche l'infermiera di turno questa notte.» Si alzò, tendendomi la mano, che presi senza indugio. Uscimmo dalla nostra camera e ci incamminammo, strette insieme, lungo il corridoio animato dal brusio delle telefonate delle altre. Qualsiasi cosa mi fosse presa, Ellison non mi aveva lasciata sola per un millesimo di secondo.
«Possiamo entrare, Tamara?» chiese bussando la mia amica. Pensai a lei così, per la prima volta. Nonostante i sospetti su Jordan, lei si era sempre comportata da vera amica nei miei riguardi. La porta si aprì leggermente, lasciando intravedere due piccoli occhi neri come la pece, oscurati da un'acconciatura corta e crespa.
«Ah, vieni Ellison, stavo per chiamarti per la terapia.» disse con una voce calda.
«Ho compagnia con me, stasera.»
La porta si spalancò del tutto, e la figura austera di Tamara ci invitò ad entrare. Si presentò davanti a me una stanza asettica, con degli armadi adagiati alle pareti, organizzati in reparti in base al tipo di contenuto, come segnalavano le etichette ordinate incollate alle ante.
«Tu devi essere Amelia.» Mi disse subito. Non apparve materna come le altre infermiere, sembrò distaccata.
«Sono io, piacere.» Mi presentai, seguendo Ellison. Mi sentivo più sicura, standole vicino. La vidi agguantare un piccolo contenitore ed ingoiare le due pastiglie di diversa misura che vi erano all'interno, per poi trangugiare a grandi sorsate l'acqua contenuta in un bicchiere di plastica. Ellison schioccò la lingua sul palato, e si girò verso Tamara con la bocca ancora aperta. Vidi l'infermiera controllarle attentamente la bocca, e scoppiò in una risata fragorosa, quando richiudendo la bocca, Ellison disse: «Visto? anche stasera pappate tutte!»
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RESILIENT
RomanceQual era il vostro sogno da bambini? Amelia Reed ha dedicato tutta la sua vita al pattinaggio artistico, con il solo obiettivo di mettere al collo la medaglia del metallo più pregiato. Nella corsa al successo, travolta dalla ricerca della perfezione...