Tredicesimo Capitolo

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Charlotte

Paulo ha un grande impatto nella mia vita, nonostante lui non ne sia mai uscito completamente. Ed ora come ora è l'unica persona in grado di aiutarmi. Passiamo ore a parlare dopo gli allenamenti mattutini, durante la pausa pranzo e nel primo pomeriggio, quando è imposto loro il riposo.

"Ho rubato un dolce dalla cucina."

Alzo gli occhi dal computer e il mio sguardo si posa su Paulo che tiene un piatto di tiramisù con una mano, mentre nell'altra mi mostra due cucchiai. Le mie labbra si curvano involontariamente in un sorriso e mi alzo, per poi prendere posto accanto a lui sul divano. Una volta che ho il cucchiaino tra le mani, lo faccio affondare nella porzione di dolce. Il cacao amaro si sposa perfettamente con la dolcezza del mascarpone e questo, aggiunto ai savoiardi ammorbiditi dal caffè, fanno esplodere la felicità nella mia bocca. Chiudo gli occhi mentre mi poggio contro il morbido schienale del divano.

"Non farlo mai più." Spalanco gli occhi sentendo le parole di Paulo, tant'è che torno a sedermi dritta e lo guardo negli occhi non capendo cosa io abbia fatto. Lui mi fissa e tiene il cucchiaino fermo a mezz'aria. Se ne sta in silenzio, forse pensando che io stia scherzando.

"Non ho capito."

Invece di spiegarmelo, lui ripulisce il suo cucchiaio mettendoselo in bocca e chiude gli occhi. Io continuo a guardarlo incuriosita fino a quando capisco cosa stia succedendo. Mentre estrae la posata, Paulo emette un gemito così profondo che lo sento attraversare il mio corpo lasciandomi vibrante. Poi lo fa di nuovo ed io mi rendo conto che sta solo replicando ciò che ho fatto io poco fa.

Mi porto una mano alla bocca e scoppio a ridere. "Oddio, non me ne sono resa conto," dico frenando le risate per riprendere fiato. La mia mano va a poggiarsi appena sopra il suo ginocchio e il mio corpo, ancora scosso dal divertimento, si fa più vicino al suo. Lui avvolge un braccio attorno alle mie spalle e stringendomi, mi costringe a restare ferma su di lui anche dopo il termine delle nostre risate.

Restiamo in tranquillità, a scambiarci alcune battute, mentre continuiamo a mangiare il tiramisù che Paulo mi ha portato dalla cucina.

"Posso farti una domanda?" Glielo chiedo sottovoce sperando, dentro di me, che non mi senta. Invece, non è così perché annuisce e si zittisce in attesa che io parli. "Ho bisogno che tu sia onesto però." Fa cenno di sì con il capo ed io formulo nella mia mente la domanda che mi ronza in testa da un bel po'. "Allora..." giocherello con le dita, cercando di dissimulare il nervosismo che si impossessa di me non appena apro bocca, "C'è stata qualcun'altra in questo tempo?"

La risatina che gli viene fuori e il modo in cui si gratta la nuca palesano l'imbarazzo che lo pervade. Mi siedo dritta, ancor di più di prima, e sento che il cuore mi arriva in gola e mi si ferma lì. Ritraggo subito la mano che ho tenuto sulla sua gamba fino ad ora e la riporto sulla mia, così come faccio con l'intero corpo. Ho bisogno di mettere della distanza tra noi perché non so cosa Paulo stia per dirmi e, soprattutto, non so come potrei reagire.

"Calmati," porta la sua mano sulla mia coscia, dove tengo le mani intrecciate, e vorrei tanto riscaldarmi con il suo tocco ma prima ho bisogno di sapere se c'è qualcosa che mi sta tenendo "nascosto". "Non c'è stata nessuna. Però c'è una cantante argentina che ogni tanto mi scrive. Ha chiesto a qualche amico che abbiamo in comune di presentarci ma io mi sono sempre rifiutato di incontrarla."

"E tu le rispondi?"

"Le dico sempre che non ho intenzione di conoscere nessuna perché ho una moglie e una figlia a casa."

Come la romanticona che sono, mi sciolgo nel sentire le ultime parole, tanto che accolgo la sua mano tra le mie e la stringo forte. Rimango in silenzio, poggiata ancora una volta allo schienale del divano mentre Paulo mi sovrasta, lasciandosi cadere accanto a me, senza alcun spazio che ci divida.

Vorrei potessimo restare in questa posizione per sempre, stretti l'uno all'altra mentre pensiamo a quello che è stato e, forse, a quello che sarà. Ci sono pochi avvenimenti nella mia vita di cui mi pento però uno di questi, e probabilmente quello che spesso cerco di immaginare diverso, è il momento in cui sono andata via di casa in quella notte fredda. Lascio scivolare un braccio attorno ai suoi fianchi e poggio la testa sul suo petto. Nel silenzio del mio ufficio l'unico rumore è il battito del suo cuore che, finalmente, si sincronizza con il mio.

"Ceniamo insieme stasera?"


Due mesi fa non avrei mai pensato di potermi ritrovare così tanto vicina a Paulo ancora una volta. Eppure, eccoci qui, stretti sul divano di quella che è stata casa nostra a vedere Frozen, per la centesima volta.

Quando Paulo ha proposto di cenare tutti e tre insieme ero incerta sul da farsi. Se da un altro avrei voluto dirgli di si senza alcuna riserva, dall'altro avevo bisogno di capire la logistica. Una cena solo noi tre? A casa sua? Ovvero, casa nostra? E cosa avremmo fatto dopo? Cosa sarebbe successo una volta che Isi non sarebbe voluta andare via?

Per fortuna, davanti a me avevo un ragazzo che negli anni ha imparato a conoscermi meglio anche di se stesso. È riuscito a leggere le domande nella mia testa e a dare risposta a ciascuna di esse. Eccetto che per l'ultima. La sua risposta è stata "Vediamo dove arriviamo, poi pensiamo a come fare cosa". Una risposta enigmatica, questo è poco ma sicuro, che però è assolutamente normale sentir provenire da lui.

Il film sta per finire ed Isi è più sveglia che mai. Io e Paulo iniziamo ad accusare la stanchezza derivante dalle sveglie impostate troppo presto la mattina; invece, lei potrebbe vedere altre due ore di film senza battere ciglio. Giro la testa sperando di attirare l'attenzione di Paulo e lo trovo già con lo sguardo puntato su di me. Lui scuote la testa sorridendo e la cosa scaturisce in me una risatina che, per fortuna, non attira l'attenzione di nostra figlia.

Non appena i titoli di cosa compaiono sullo schermo, io colgo la palla al balzo per spegnere la TV mentre suo padre la prende in braccio facendola volare.

"Mamma ti ha cambiato le batterie prima di venire qui, Polpettina?"

Isi stringe le sue braccine intorno del suo papà ed io rimango dietro di loro a godermi la scena. Il cuore mi si riempie di gioia e familiarità nel vedere questa scena, che potrebbe appartenere alla quotidianità che ho rifiutato di avere. Gli occhietti vispi della mia bambina puntano me e, quando mi chiede di aggiungermi al loro abbraccio, mi rendo conto che in questa situazione c'è un'unica vittima. E non sono io.

Sto portando via ad Isabela la gioia della sua infanzia e non potrei mai perdonarmelo.

Porto una mano sulla sua testolina, mentre l'altra va ad avvolgere i fianchi di Paulo, azione che attira la sua attenzione e, quindi, il suo sguardo vivo torna su di me. "Papi, cosa ne dici se io ed Isi restiamo a dormire qui stanotte?"

Penso siano passati mesi dall'ultima volta che le mura di questa casa ci hanno visti ridere così tanto. Sembra tutto così naturale; entrare in bagno, sistemare Isi sul marmo tra i due lavabi e lavarci i denti prima di andare a dormire. Se la più piccola tra di noi ha un cambio nella sua stanza, la mia metà di armadio è stata perfettamente ripulita da Vince -che avevo mandato qui per recuperare tutto ciò che di mio era rimasto.

"Per quanto mi riguarda, potresti anche restare in intimo." Paulo mi riserva un occhiolino e in questo momento mi rendo conto di quanto sia passato dall'ultima volta che siamo stati così complici. Ricambio il suo sguardo divertito con un'alzata di sopracciglia che si traduce in lui che mi porge una maglia per dormire.

Quando ci mettiamo nel letto, Isi va ad occupare lo spazio lasciato vuoto tra i suoi genitori, anche se non sono sicura questo sia stato lasciato appositamente per lei, oppure no. Paulo allunga il braccio e poggia la sua mano sul mio capo, avvolgendo nel suo abbraccio sia me che sua figlia.

"Domani vediamo Frozen di nuovo?"

Io e Paulo scoppiamo a ridere mentre Isi mette su un'espressione incuriosita. Ma dura poco, perché nel giro di qualche minuto si gira a pancia in giù e cade in un sonno profondo. Con il cuore pieno di felicità per la giornata appena conclusa, chiudo anche io gli occhi e mi lascio andare al sonno. 

Il Più Bel Goal 3|| P. DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora