La fine

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Quella notte, dormii un sonno profondo.
Nessun incubo, nessun sogno, per la prima volta da molto tempo.
Cato non mi svegliò durante la notte per cambiare il turno di guardia, ma quando mi svegliai lo trovai addormentato contro la parete dura della Cornucopia, con la mano stretta attorno all'impugnatura della spada, attaccata alla cintura.
Mi alzai, con gli arti indolenziti e i capelli aggrovigliati.
La luce che penetrava attraverso la bocca della struttura era fioca, quindi dedussi che fosse appena l'alba.
Mi avvicinai cautamente a Cato, per non svegliarlo. Attraverso il metallo lucido della Cornucopia, intravidi il mio riflesso, e l'immagine era piú o meno simile a quella di uno zombie. Sciolsi la coda e passai una mano tra i nodi, cercando di scioglierli invano. Due grandi occhiaie mi cerchiavano gli occhi, mentre il viso era pallido e sporco di terra. Cosí come le unghie e il resto corpo.
Avevo decisamente bisogno di un bagno.
Cato spalancó gli occhi di scatto, ma quando me ne accorsi fu troppo tardi, poichè mi afferó la caviglia e la tiró indietro bruscamente, facendomi perdere l'equilibrio. Quando atterrai al suolo con un tonfo, accanto a lui, il cuore mancó di un battito.
Lui agguantó con forza il mio polso, che sembrava potersi spezzare da un momento all'altro, sotto la sua salda stretta e mi guardó con un ghigno sulle labbra.
Il panico mi assalì improvvisamente, e nonostante avrei potuto reagire in svariati modi, rimasi lí senza ribellarmi, serrando le labbra.
Cato alzó le sopracciglia e scoppió a ridere lasciandomi andare il braccio.
Lo guardai confusa.
-Non ci posso credere- mi scherní continuando a ridere e mettendosi una mano sulla pancia -Ci sei cascata davvero!-
Gli lanciai un'occhiata tagliente e mi massaggiai il polso dolorante.
-Forse non te ne rendi conto, ma a volte sei davvero spaventoso, Cato- ribadii vagamente offesa.
Cato si alzó indifferente, stirandosi la giacca e i pantaloni. -Certo che me ne rendo conto. Ma evidentemente ti sopravvaluto-
Rimasi qualche secondo stordita per via di quell'affermazione e inarcai le sopracciglia.
Non mi sopravvalutava, affatto. Il problema era che io non lo avrei mai ucciso, per nessuna ragione. Questa era la veritá.
Su questo, probabilmente, mi sopravvalutava.
Mi strofinai una mano sulla fronte. -Comunque sia, ho bisogno di lavarmi-
-Non so se te ne sei accorta, Principessa, ma non siamo in una Spa-rispose con una certa nota di sarcasmo.
Incrociai le braccia petto. -È da nove giorni che non mi lavo. Nove. Puzzo okay?-
Lui rise sommessamente.
-E poi- continuai con aria altezzosa -Ho una ferita sul gomito da un po', ed è sporca. Potrebbe infettarsi..- conclusi mostrandogli l'avambraccio, dove una ferita rosea simile a una bruciatura, punteggiata di terriccio marrone, mi percorreva il gomito.
-D'accordo- rispose prendendo una borraccia, controlló di avere la spada con sè, e fece per uscire dalla Cornucopia. -Ah e comunque, sei ugualmente bella, anche conciata cosí- aggiunse ammiccando, poco prima di sparire dietro l'imboccatura.
Io rimasi imabolata a fissare il luogo dove pochi secondi prima si trovava Cato, con sguardo vacuo.
Quando lo raggiunsi, stava scrutando ad occhi socchiusi un punto tra i cespugli.
-Cosa c'è?- domandai confusa, guardando dalla sua stessa parte.
-No.. nulla- disse titubante facendo dietro-front e avviandosi al lago.
Lo seguii preoccupata. -Cato..- sospirai.
-Mi sembrava di aver visto qualcuno- rispose tranquillo. -Era solo un'impressione- fece spallucce guardandomi.

Quel bagno fu piuttosto imbarazzante. Probabilmente il bagno piú imbarazzante di tutta la mia vita, per quanto lunga fosse.
Toccò prima a me.
Mi nascosi dietro un grande masso e mi spogliai dei vestiti sudici piuttosto in fretta, mentre Cato era andato a prendere qualcosa con cui asciugarci.
Mi fiondai nel lago e quando l'acqua gelida sfioró la mia pelle una sensazione di purezza e serenitá si diffuse attraverso il mio corpo.
Mi lasciai a mollo nell'acqua per qualche istante, con solo la testa in superficie e gli occhi chiusi, lasciando che l'acqua facesse il suo dovere.
Sentii dei passi in lontananza e spalancai gli occhi, allarmata.
Fortunatamente, o sfortunatamente, era solo Cato, che arrivava munito di due pezze bianche e qualcosa che sembrava essere una spugna.
-Come hai fatto?- domandai quasi incredula.
-Sponsor- si strinse nelle spalle innocentemente per poi lanciarmi la spugna.
La afferrai al volo e gli sorrisi, cominciando a strofinare per bene ogni parte del corpo e uscire non appena si giró.
L'asciugamano era appoggiata sul masso di prima e la avvolsi intorno al corpo.
Nel frattempo Cato si era addentrato nel lago e nonostante fosse girato, riuscivo a scorgere il suo riflesso che sfarfallava a ritmo alla debole corrente dell'acqua. Il fisico massiccio, i muscoli scolpiti e la pelle dorata che sembrava riflettere lei stessa i raggi del sole, e non il contrario. I capelli quasi dello stesso colore che ondeggiavano per via della debole brezza mattutina.
Era davvero bellissimo.
Mi rivestii in fretta e legai i capelli in una coda, ancora con il fiato mozzato e il cuore che sembrava voler saltar fuori dal petto.

I veri sfortunati amanti dei 74° Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora