~6: incontri speciali e aiuti.
Mi guarda sorridendo una volta staccati, e per la prima volta vedo bene i suoi occhi, sono celesti come il cielo e c'è qualche striatura bianca che ricorda le nuvole d'estate, resterei a guardarli per ore questi occhi fantastici, ma purtroppo veniamo interrotti dal cigolio della porta che si apre... rivelando Sean insieme ad un altro ragazzo sempre molto giovane e bellissimo.
Basta questo è un fottuto paradiso, prima Cam, poi Sean e ora il presunto psicologo, ho deciso, morirò qui dentro.
"Ciao ragazzi, se non vi dispiace potreste uscire un attimo? "
Tutti annuiscono e dopo avermi abbracciato escono, lasciandomi sola con due dei greci, santa madonna cosa potrei fare qui dentro... basta pensare cose sconcie, pensiamo al mio problema, anche se devo ammettere che è un po difficile con mister riccioli davanti.
A riscuotermi dai miei pensieri ci pensa Sean.
"Dottor Styles lei è Eva, Eva lui è lo psicologo che da oggi in poi ti seguirà, ah e penso che resterai qui un altro pochetto."
Mi sorride incoraggiandomi e io, con un sorriso falsissimo, ricambio.
Dopodiché il mio dottore lascia da soli me e il dottor styles al quale vorrei fare tantissime domande che sarà impossibile, per quanto voglia, in questo stato.
Alzo lo sguardo e i miei occhi si fissano nei suoi pozzi verdi, istintivamente mi avvicino per vederli meglio e il dottore sorride, così mi stacco subito e abbasso lo sguardo in segno di scuse.
"Tranquilla, sono contento che ti piacciano i miei occhi, a me piacciono molto i tuoi.
Comunque io, come ha ben detto il mio collega Low prima, sono il dottor Harry Edward Styles, ma tutti qui mi chiamano semplicemente Harry.
Ti seguirò per un po di tempo, almeno finché non tornerai a fare uso della tua voce, quindi staremo un bel po di tempo insieme suppongo.
Uscita da qui, potrei venire io da te oppure a volte potresti venire a casa mia per qualche incontro, ma adesso pensiamo a conoscerci meglio, dopo penseremo al resto."
Mi passa un foglio e mi dice di scrivervi i miei dati anagrafici, quali il nome, il cognome, età, se ho qualche parente e così via.
Inizio a scrivere:
Mi chiamo Eva Gilinsky, ho 16 anni ad agosto 17, ho un fratello più grande di due anni Jack Gilinsky.
Glielo consegno e lui mi sorride mostrandomi i suoi perfetti denti, poi mi da un altro foglio dove devo scrivere i miei hobby e le mie passioni, cosa penso approposito di questi e infine cosa sto pensando, quindi inizio a pensarci su e poi mi dedico nuovamente allo scrivere:
Adoro cantare, ballare e disegnare, mi aiutano a sfogarmi e a scaricare la tensione, non so da quanto abbia iniziato a ballare, dato che non ricordo quasi nulla della mia infanzia, se non qualche sprazzo della vita dei miei famigliari.
Non penso di essere molto brava ne come cantante ne tantomeno come disegnatrice, ma non mi importa perché non devo mostrare le mie doti a nessuno.
A ballare me la cavo abbastanza bene e penso che sia il modo in cui ho parlato per tutto questo tempo... certo parlavo anche, ma ballando ho sempre mostrato ciò che veramente avevo dentro, cosa che a parole mi riusciva al quanto difficile.
Cantando, invece, mi sento libera, come se fossi in una bolla dove ci sono solo io, la musica e il mondo fuori non conta niente, ma ciò che adoro più fare è disegnare.
Attraverso il disegno sfogo le mie frustazioni, libero la mia fantasia, il mio pensiero e perché no, anche i miei momenti di felicità.
Disegnare mi ha sempre aiutata a capire cosa mi circondava e mi faceva vedere e vivere in profondo le mie emozioni attraverso le cose che vedevo intorno a me.
Consegno anche quest'altro foglio e Harry lo guarda attentamente.
"Sai che anche a me piace cantare? Ho una piccola band chiamata One Direction e siamo tutti abbastanza bravi, ma quello che a me piace di più è Zayn, lo stimo davvero tanto.
Ma questa è un'altra storia, se ti interessa te la racconto dopo, ora torniamo a noi."
Io annuisco e lui mi passa un foglio più grande, giurandomi che è l'ultimo, e mi dice di esporre il mio passato e le mie paure.
All'inizio mi blocco un attimo, non capisco a cosa gli serva sapere questo, così lo guardo disorientata e sembra che lui mi capisca.
"Tranquilla Eva, non farò niente con tutto quello che scriverai, mi serve solo per capire cosa ti ha portato a questa perdita, speriamo temporanea, dell'uso vocale.
Mi raccomando scrivi tutto quello che ricordi... non tralasciare niente, quando starai meglio bruceró tutto prometto. "
Mi sorride e, dopo aver preso un grandissimo respiro, inizio a scrivere ciò che ricordo:
Mio fratello, la morte della mamma, la fuga di mio padre, l'affidamento a mia zia, la morte anche di quest'ultima, Ramon, nonché ex-compagno di mia zia da cui non ha avuto nessun figlio fortunatamente, la vendita a quel ragazzo che mi ha aiutata a distruggermi, la droga, i tagli, le volte che mi ha molestata e stuprata, tutte le volte che mi ha menata e le volte in cui mi ha illusa, soprattutto quelle. Arrivata qui inizio a piangere, ma continuo ugualmente.
Scrivo anche dell'arrivo di Cameron e di quando sono arrivata all'ospedale trovando il dottor
'scusasetirompoilcazzo' e poi scrivo le mie paure, anzi la mia paura: la sofferenza.
Dopo una mezz'ora passata a scrivere, gli do il foglio e mi asciugo le lacrime.
Il ragazzo inizia a leggere e ne rimane sconvolto.
"Mi dispiace tantissimo Eva, è la prima volta che trovo una paziente così coraggiosa, che nonostante tutto quello che le è capitato è riuscita ad andare avanti, riuscendo a trovare altri momenti felici e divertenti, la prima paziente ma la seconda persona. Sei anche la seconda persona che nelle paure non mette la morte.
Potresti scrivere su un foglio il perché di questa scelta della paura mentre io faccio una telefonata?"
Annuisco e lui dopo "un secondo e arrivo, tu intanto scrivi" esce dalla camera lasciandomi con l'ennesimo foglio, sperando che sia l'ultimo.
Metto la penna sulla carta e scrivo:
Il motivo per cui ho scelto la sofferenza e non la morte è semplice.
Per quanto il mio passato possa avermi fatto male, io non ho mai veramente sofferto, mentre incontro alla morte mi ci sono ritrovata varie e più volte, in più questa per me è simbolo di vittoria, dopo una vita di battaglie, come quando c'è una tempesta e tu pensi al peggio, ma poi arriva l'arcobaleno e fa tornare il sorriso a tutti.
Quindi ho scelto la sofferenza perché si ha paura delle cose che non si conoscono e io non ho ancora avuto il piacere di incontrarla e sinceramemte non ne ho la minima voglia.
Lascio il bigliettino sulla valigia di Harry e mi sdraio aspettando il suo ritorno, mentre massaggio la mano sinistra indolensita per la troppa scrittura.
Ripenso a tutto ciò che ho scritto e inizio a piangere... per colpa di quello schifo di droga sono arriata anche a scordare l'amore di mia madre, ho scordato tutto della mia infanzia e non posso che darmi la colpa da sola questa volta, certo lui mi ha dato una mano non indifferente, ma stavolta non mi ha costretta a fare niente e questo non me lo perdoneró mai.
Sono stata una stupida e Nash ha ragione, anche se non ricordo la vecchia Eva, so che sono cambiata, ora il mio cervello pensa offuscatamente per colpa di quella merda e non so se riusciró mai a ricordare tutto del mio passato.
Ma ora non devo pensare a questo, bensì a disintossicarmi, sarà difficile ma ce la farò ne sono sicura.
La porta si apre e io alzo lo sguardo dalla mia mano e il mio cuore si blocca, il mio cervello non metabolizza più niente e incosciamente si forma sul mio viso un sorriso che va da orecchio a orecchio.
Harry entra in camera seguito da un ragazzo abbastanza alto, un po' scuro di carnagione, con un sorriso meraviglioso.
Non riesco a vedere ancora I suoi occhi perché coperti da degli occhiali molto scuri, ma vedo I suoi capelli, meticolosamente pettinati, tanto da far sembrare ogni capello perfetto e in parallelo a quello accanto.
Finalmente si leva quei Ray Ban e riesco a vedere I suoi occhi che man mano che si avvicina, diventano sempre più una prelibata vista, che in pochi possono concedersi.
Quando mi porge la mano mi risveglio dal mio stato di trance e distolgo lo sguardo dai suoi occhi mandandolo alle nostre mani unite.
"Ciao io sono Zayn Jawaad Malik, amico di 'sto cretino qua."
Indica Harry e spontaneamente mi viene da ridere, così alzo lo sguardo, nuovamente sui suoi occhi fantasticamente belli.
Sono di un colore tra il caffè e il miele che ti ipnotizza, ma la cosa che più mi ha colpito dei suoi occhi è che sono molto luminosi.
Dopo un po' torno in me stessa e Zayn inizia a chiedere a Harry il motivo per cui lui sia qui, ma il dottore in risposta va via liquidandoci con un "conoscetevi e lo scoprirete, io torno tra poco."
Io e il moro ci guardiamo tutti e due, evidentemente, confusi, poi mi faccio coraggio e prendendo un foglietto inizio a scrivere.
"Allora, di dove sei?"
"Sono di Bradford, mia mamma è inglese e mio padre pakistano, tu?"
"Vengo dal North Carolina, però i miei erano spagnoli."
"Ah, fico. Prima non ho capito il tuo nome me lo potresti ridire? Poi perché scrivi al posto di parlare? Il lupo ti ha percaso mangiato la lingua?"
Ride, ma si blocca quando vede che io non lo seguo, così sul foglietto scrivo che improvvisamente ho smesso di parlare e non ne so nemmeno io il motivo.
"Oddio che figura di merda! Perdonami..."
Prendo nuovamente il pezzo di carta e con la penna nera vi scrivo il mio nome, dopodiché ci guardiamo in faccia e scoppiamo a ridere insieme, passiamo molto tempo a parlare e, nel mio caso, a scrivere.
Ho scoperto che il suo migliore amico è Harry, mi ha raccontato un po' di più sulla loro band e mi ha promesso che quando uscirò mi farà conoscere il resto dei componenti che, stando a quanto lui dice, sono tutti dementi cronici.
Mi sembra che i loro nomi siano Niall, Lewis e Liam, ma non ci metterei la mano sul fuoco, non ho mai avuto una memoria a lungo termine.
Ho anche saputo che ha tre sorelle, una più grande:Doniya e due più piccole: Waliyha e Safaa.
I loro nomi li ricordo solo perché sono fantastici, li adoro.
Continuiamo a ridere e a scherzare finché non arriva la fatidica domanda che ogni persona passata da questa stanza mi ha rivolto.
"Come ci sei finita in ospedale?"
Inizio a pensare a una scusa plausibile per non dirgli ne della droga, ne di LUI.
Mentre elaboro la menzogna da poter scrivere, arriva Harry e se devo essere sincera non sono mai stata così sollevata dal vedere qualcuno.
Faccio un sorriso enorme e in compenso ricevo solo delle risate da parte dei due.
"Hey Eva! Allora avete parlato?"
"Si ci siamo conosciuti un pochetto, la tua paziente è molto simpatica."
"Sono contento... avete trovato qualcosa che vi accomuna?"
Inizio a pensarci e poi, con un enorme sorriso annuisco.
Zayn mi fissa confuso e così prendo l'ennesimo foglio del giorno e scrivo gli interessi che abbiamo in comune che sono tre: cantare, disegnare ed Harry Potter.
Quel piccolo mago mi ha sempre aiutata a sconfiggere tutti i demoni che avevo dentro, o almeno mi aiutava a farli calmare facendomi credere che niente è impossibile e che tutto può essere superato.
Mi ha insegnato che non si nasce cattivi, tantomeno buoni, ma è solo una nostra scelta decidere tra diventare l'uno o l'altro, ma la cosa che mi è più rimasta impressa di quella saga è che la felicità prima o poi arriverà per tutti, ma soprattutto per chi crede in essa.
Io non ho mai smesso di crederci nel profondo del mio cuore, anche se all'apparenza potessi sembrare ormai sconfitta e non finirò mai di crederci.
Dopo aver riguardato quello che ho scritto per la quarta volta, do il foglio ad Harry che lo guarda incuriosito.
"Ti piace davvero Harry Fotter?"
Inizia a ridere,ma si ferma immediatamente quando si accorge che sia io sia Zayn lo stiamo guardando in n cagnesco.
"Come ti permetti ad offendere quel genio, HAROLD!"
Sottolinea bene l'ultima parola, che mi lascia un attimo spaesata, ma poi capisco, Harold è il suo vero nome ma lui lo detesta perciò si fa chiamare Harry.
Loro continuano a bisticciare come due bambini e io sbuffo, sono proprio dei cretini.
Mi ricordano tanto me e mio fratello da piccoli.
Flashback (Eva ha 7 anni e Jack 9.)
"Eva lascia la mia chitarra per favore, la scordi tutta!"
"Prendila se la vuoi FINNEGAN!"
"Basta non chiamarmi cosi Camila!"
"Altrimenti?"
Ci fermammo un secondo, ma prima che potessi accorgermene mi aveva già levato la chitarra dalle mani e si era messo sopra di me a farmi il solletico.
Iniziammo a ridere come due matti finché non arrivò mia madre sbuffando.
Eravamo soliti divertirci con poco e nostra madre, anche non ammettendolo ci invidiava per questo, noi lo sapevamo, ma non lo davamo molto a vedere.
Fine flashback.
Sto piangendo di nuovo, sempre per colpa dei ricordi, ma questa volta sul mio viso non vi sono solo lacrime ma anche un grandissimo sorriso.
È la prima volta in tutta la mia vita che capisco veramente quanto io sia stata felice da bambina, che tutto ciò che sono ora è solo colpa di quel mostro e anche di me stessa per avergli concesso di trattarmi in quel modo, se potessi tornare indietro resterei accanto alla mia mamma, li tra le sue braccia a ripeterle quanto le voglio bene, quanto la amo, tornerei a litigare con mio fratello, a scherzarci e non mi importerebbe ciò che mio padre potrebbe dire o fare perché l'odio di una persona può essere distrutto solo dall'amore di altre e si, io, mamma e Jackye eravamo una persona sola.
Piano piano sto ricordando anche il suo viso angelico, con quegli occhi color caramello con le striature verdi, identici ai nostri, con quel naso alla francese semplicemente impeccabile e fantastico, che avevo anche io, quelle fossette con cui mi piaceva tanto giocare e inoltraci un mio dito da piccola, che Jack non aveva ma io si.
Solo ora mi accorgo di essere uguale alla mia Estefania, alla mia carissima mamma, lei era bellissima, perfetta in ogni suo movimento goffo, ogni volta che faceva un dolce e si imbrattava tutta e sembrava una bambina quando rideva spensierata anche se non avevamo nulla, ma a lei bastava il nostro amore e io questo non l'ho mai capito, purtroppo, e ora me ne sto pentendo troppo.
Mi ero scordata dei due ragazzi di fronte a me, così mi asciugo le lacrime e continuo a sorridere.
"Eva perché ti eri bloccata? Cosa è successo?"
Prendo il foglio e inizio a scrivere dettandomi mentalmente ciò che devo scrivere.
Quando finisco porgo il foglio a Harry che mi guarda sbalordito.
"Che c'è? "
"EVA, CAZZO PARLI!"
Esulta felice Zayn.
"Cosa? Cioè, oddio sto parlando!"
Inizio ad urlare parole incomprensibili sono troppo felice.
Subito il ragazzo dalla pelle ambrata si butta tra le mie braccia e mi stringe talmente forte da farmi mancare il respiro, ma non mi importa perché mi sento felice tra le SUE braccia.
Poi sentiamo come una persona tossire e ci giriamo verso la fine del letto...
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it hurts
Fanfictionquando lei pensava che la felicità non sarebbe mai giunta nei suoi paraggi, arrivò lui. quando lui pensava che la sua vita sarebbe finita da un momento all'altro, arrivò lei. insomma due ragazzi totalmente diversi, ma estremamente uguali si trovano...