𝘵𝘩𝘪𝘯𝘬 𝘪 𝘨𝘰𝘵 𝘮𝘺𝘴𝘦𝘭𝘧 𝘪𝘯 𝘵𝘳𝘰𝘶𝘣𝘭𝘦

827 49 21
                                    

!! mild smut alert !!

continua

Accetto la mano che mi offre per scendere dalla moto.

Le suole delle scarpe atterrano una dopo l'altra sul cemento, le ginocchia un po' tremano, il freddo m'intirizzisce la pelle, sferza inesorabile sulle cosce coperte soltanto dal tessuto trasparente dei collant.

Mi tolgo il casco, glielo porgo.

Sorrido e faccio per allontanarmi, ma mi trattiene da un polso, e allora mi fermo, in piedi di fronte a lui, in attesa che faccia quel che vuole fare, che questo sia salutarmi con affetto o con foga, amarmi o semplicemente volermi toccare, dirmi qualcosa o non dirmi assolutamente niente.

Certe sere me ne vado e basta.

In quelle in cui abbiamo detto e fatto al punto che non serve doverci scambiare un "ciao" o prendere atto della prospettiva di separarci momentaneamente, lui ferma la moto, scende prima di me, mi aiuta a farlo, io semplicemente torno a casa.

Altre si dilunga qualche istante per dirmi qualcosa, una frase, un saluto, una raccomandazione, una velata minaccia.

Altre ancora come questa, quando la notte ci copre e ci nasconde, quando essere cauti c'importa meno che essere noi stessi, si ferma con me. Si toglie il casco anche lui, per potermi parlare, per potermi vedere bene, non so se spinto dalla volontà di tenermi ancora un po' con sé o da quella di impedire al mondo di avermi quando sarò da solo.

Do le spalle a casa mia, un paio d'isolati più avanti, e mi rivolgo al suo viso sorridendo, onorato dalla consapevolezza che lui ora, a prescindere dal motivo, voglia spendere ancora un po' del suo tempo in mia compagnia.

Anche lui mi sorride.

Mi accarezza una guancia.

Poi si china, e io stiro in alto le caviglie per raggiungerlo, mentre aggancio le braccia dietro al suo collo lui lascia scendere le mani sul mio corpo, nel silenzio tombale di un quartiere che non vive, ci scambiamo senza dirlo a nessuno un bacio, poi un respiro, poi un altro bacio, probabilmente un altro dopo quello.

Non so se mi stia premiando di nuovo per avergli lasciato fare quel che voleva di me, stasera non ha mostrato che un barlume dell'animale che ho visto un paio di settimane fa, non merito encomi per un lavoro che ho fatto senza versare sangue e fatica.

Certo pensavo che sarei soffocato quando mi ha costretto in ginocchio a sganciare la mandibola e non protestare mentre muoveva la mia testa su se stesso, e ho pianto, e ho tossito e mi sono dovuto sforzare, ma alla fine ho solo la gola un po' secca e giusto un dolorino alle ginocchia.

Non è stato così violento.

Non credo nemmeno ne porterò i segni domani.

Nel prendermi come suo, a fronte di tutto, è stato persino delicato.

Credo che l'incontro di stasera non l'abbia particolarmente entusiasmato, non l'ha fatto nemmeno con me, l'adrenalina da scaricare era giusto un rimasuglio per entrambi, discendere nella sua condizione disumana necessita di più violenza, più rabbia, più sangue.

Sono però contento che almeno qualcosa abbia fatto.

Non immagino quanto mi sarei sentito solo e inutile, se si fosse controllato senza ricorrere nemmeno un po' alla mia presenza.

Menomale che alla fine gli sono servito.

Sono qui per questo, dopotutto.

Mi stringe i fianchi con le mani, preme il mio corpo contro il suo, lascia scivolare le dita, le chiude sopra il retro del vestito, sul culo, la mia schiena s'inarca, piego il capo per riuscire a baciarlo più intensamente.

crybaby || kurokenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora