PARTE PRIMA
La casa stregata
Un secondo dopo aver poggiato il piede sui gradini che conducevano al portico della casa dei Jackson iniziò a girarmi la testa.
Era luglio, faceva un caldo asfissiante e io soffrivo di pressione bassa. Quello era sicuramente uno dei due motivi per cui stavo per spiaccicarmi a terra; il motivo principale era che stavo per suonare il campanello della casa stregata di Harborwood, la cittadina in cui abitavo.
Erano ormai tre decenni che nessuno osava avvicinarsi a quella casa e se proprio dovevano lo facevano correndo. I ragazzini del quartiere si divertivano a lanciare uova sulle finestre, ma lo facevano sempre a debita distanza dalla casa.
Io ero sempre costretta a passare accanto alla casa quando tornavo a piedi da scuola. Ogni volta era un incubo: immaginavo che il signor Jackson mi avrebbe notata dalla finestra dell'ingresso, avrebbe aperto la porta e mi avrebbe presa, rinchiudendomi nella camera da letto della sua defunta figlia.
Come se non bastasse, il quartiere in cui era situata la casa era molto povero e di conseguenza era anche malfamato. Non era sempre stato così, però: mia madre mi ha sempre raccontato che, quando lei era giovane, il quartiere si presentava esattamente come tutti gli altri. Poi, dopo la tragedia, è cambiato tutto.
La strada era sempre silenziosa dato che raramente le auto passavano per quella via. Preferivano imboccare un'altra strada, anche se questo significava impiegare un quarto d'ora in più per arrivare alla loro destinazione.
Mentre mi preparavo a suonare il campanello, io mi sentivo come la persona più coraggiosa del pianeta. In tutti i miei sedici anni di vita non avevo visto mai nessuno scambiare qualche parola con i signori Jackson. Nessuno. Un po' mi dispiaceva perché in fondo non era colpa loro se la figlia non c'era più. Se mi dispiaceva tanto, allora perché avevo così tanta paura?
Suonai il campanello. Mi assicurai che i miei lunghi capelli neri, raccolti in una coda alta, fossero presentabili. Mi stampai un finto sorriso sul volto, ripetendo a mente le cose che avrei dovuto dire ai Jackson quando la porta si sarebbe aperta. Ma la porta non si aprì.
Suonai nuovamente il campanello. Pensai che non avessero sentito, cosa molto probabile data la loro età. Attesi ancora. I miei vestiti erano appiccicati alla pelle dal sudore e non vedevo l'ora di entrare in casa per contrastare il caldo.
La porta si aprì. Rimasi paralizzata non appena mi ritrovai di fronte al signor Jackson. Era cambiato molto dall'ultima volta che lo avevo visto. Stava malissimo, aveva l'aspetto di un senzatetto e sembrava non si lavasse da più di una settimana.
«Chi sei?» chiese bruscamente, facendomi tornare coi piedi per terra.
«Salve, sono Piper Thornwood. Piacere di conoscerla.» mi offrii di stringergli la mano ma lui restò a fissarmi dritto negli occhi.
«Che cosa vuoi?»
«Sto lavorando al caso di sua figlia per un progetto scolastico e mi chiedevo se potessi rubarle un minuto del suo tempo per farle alcune domande.»
«Ho già parlato con i giornalisti e la polizia ed è stato fiato sprecato. Di certo non farò la stessa cosa con una ragazzina.»
«La prego, signor Jackson, mi dia questa possibilità. Capisco che è arrabbiato ma chiudere la porta in faccia a tutti non serve a niente. Se si offre di parlare, invece, è possibile che il colpevole venga allo scoperto.»
«Scendi dal portico.»
«Signor Jackson, per favore. Voglio aiutarla, dico sul serio.»
«Scendi dal portico o ti sparo. Posso farlo, sai? Questa è una proprietà privata.»
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The Red Tree
Misteri / ThrillerTrent'anni dopo l'omicidio irrisolto della diciassettenne Christina Jackson, la piccola cittadina di Harborwood è di nuovo scossa dall'omicidio della madre Cassandra. L'assassino di entrambe è Marcus Jackson, marito di Cassandra e padre di Christina...