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Simone percepisce l'aria fresca che il ventilatore acceso — da almeno 12 ore — gli soffia addosso. È ricurvo sulla scrivania da quando, dopo aver fatto colazione, è salito nuovamente in camera per l'ultimo ripasso.

Probabilmente non sarebbe stato l'ultimo; Simone dentro di se lo sapeva. Lo aveva detto anche durante i due ripassi precedenti che sarebbero stati gli ultimi.

Fissa il libro di filosofia aperto sulle pagine di Schopenhauer — anche se arrivati a questo punto è Schopenhauer che fissa lui — da almeno un quarto d'ora e comincia ad odiare il fatto che suo padre abbia scelto, di tutti gli argomenti su cui il filosofo di fine '700 aveva scritto, proprio l'amore. Non che non gli piacesse, eh.
Simone ama l'amore.
È che proprio non capisce il modo in cui Schopenhauer ne parla.

L'eros e l'agape.

E poi quest'argomento lo fa pensare troppo.
Lo fa pensare a Manuel.

Come se lo avesse chiamato soltanto con la forza del pensiero, sente la porta fare il solito cigolio che compie ogni volta che viene aperta con troppa fretta e se lo ritrova sullo stipite.

«A Simò, ancora qua stai?» Manuel si avvicina con due falcate alla scrivania e Simone si rende conto che, in questo caso, è una delle poche volte in cui è il più grande a sovrastarlo in altezza e non il contrario.

«Eh si, sto ancora qua! Questo mica si studia da solo» Il più piccolo parla frettolosamente gesticolando, come è solito fare quando è nervoso. 

«Simone. — dice Manuel, e il minore trasalisce perché non lo sente mai il suo nome per intero uscire dalla sua bocca — 'O sai a memoria sto libro, che è che non capisci?» Il riccio nel frattempo raccatta una seconda sedia, che Simone ha messo in camera apposta per lui, e si posiziona al suo fianco.

«Ma non è che non capisco è che sta cosa dell'eros e dell'agape mi sta facendo uscire fuori di testa, giuro. — Simone si passa le mani sul volto — Per me non c'ha senso»

«Come nun c'ha senso?» Manuel inclina il capo  e corruccia le sopracciglia per accompagnare la domanda. Fa un saltello insieme alla sedia, strusciandola a terra, e fa cozzare le sue gambe con quelle del più piccolo per averlo ancora più vicino.

Simone lo guarda con il viso ancora fermo davanti al libro, solo i suoi occhi seguono i movimenti del compagno.

«Simò, l'eros è quando vuoi solo scopà, invece l'agape è, — Manuel si blocca, così il più piccolo addrizza la schiena e si gira leggermente sulla sedia, posizionandosi frontalmente al compagno — è quando ami qualcuno e non chiedi niente in cambio»

Il più alto è ancora in silenzio ma le sue sopracciglia si rilassano.

«Tipo te co' me. — dice Manuel indicandolo con la mano — Tu m'hai sempre amato senza volè niente in cambio, io però so sempre stato n'egoista quindi quando ho capito che t'amavo te volevo a tutti i costi»

L'altro lo interrompe: «Manuel, stiamo insieme da un anno e mezzo» come se dovesse ricordarglielo.

«Eh, lo so. Chi se lo scorda che tre giorni fa sotto la doccia m'hai fatto un p-»

«Manuel eddai» Simone alza un angolo della bocca mentre l'altro alza le spalle e poi continua a parlare «Ma poi se ti esce Schopenhauer dici questo davanti alla commissione scusa?»

«Che je devo di? Parlo di te. — il riccio si alza dalla sedia e si dirige sul letto — Tu per me sei tutt'e due le cose Simò»

«Ah, si?» il più piccolo si gira a guardarlo e punta le mani sui fianchi.

Notte prima degli esamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora