Mediocre Amore

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Era una volta, un tempo fa, quando scrivevo con i gomiti poggiati al bancone di un pub. Il risultato, spesso, era più un'opera mediocre, non a causa dell'alcol che colava sui quaderni, ma per il suo tocco disinvolto. Non è che mi versassi addosso pinte di proposito, ma dopo un po', forse quelle birre non volevano più essere bevute.

Dopo aver trascorso un breve periodo a scrivere racconti, ho iniziato a riflettere: gli scrittori, sì, possono sembrare degli sfigati, ma oggi capisco che, forse, non hanno visto la metà di quanto ho visto io. E qui parte il "ma che ne sai?"

Lo so, lo ammetto.

Ero a Monaco quando nacque l'idea del Vagasbronzo. Un paio di giorni di relax dedicati a bere e basta. Bevvi tutto il giorno, avrò mandato giù almeno una ventina di birre, più altre 15 in bottiglia, ma queste ultime le portai a casa intatte. Alla stazione degli autobus, fui fermato da 5 poliziotti. Vestito malissimo, occhiaie da far paura e un alito che manco te lo spiego. Mi lasciarono in mutande cercando droga ovunque, ma siccome non avevo nulla, mi fecero rivestire. Poi scherzosamente, mi chiesero cosa ci facessi alle 6.30 di mattina a Monaco con 15 birre nello zaino. Risposi che ero un appassionato di birra artigianale, e il caso volle che anche uno dei poliziotti lo fosse.

Mi disse che suo fratello aveva un piccolo negozio di birre vicino a Marienplatz, e scoprii che era proprio lì che avevo preso un paio di Schlenkerla da portarmi a casa. Glielo confessai, e lui ridendo ci salutò chiamandomi "wanderer", che in tedesco credo voglia dire vagabondo. Durante le 6 ore di viaggio per Milano, iniziai a fantasticare su quanto appena accaduto. Se un gruppo di poliziotti crucchi m'aveva appena fermato in evidente hangover con una mole assurda di birre nello zaino, ed io stavo effettivamente vagando, la conclusione era ovvia: ero il Vagasbronzo.

Poco dopo raccontai la storia a qualche amico stretto e la maggior parte dei conoscenti dell'epoca mi chiamava così senza saperne il motivo. Con il passare del tempo, fantasticai ancor di più sul personaggio, vedevo il Vagasbronzo come uno spirito che prende momentaneamente possesso della mente di chi beve. Quasi aiuta le persone ad uscire dalla loro zona di comfort. Aveva della birra rossa che gli colava perennemente dalla bocca, e continuava a ripulirsi con la lingua. Ogni tanto lo vedevi viaggiare in skateboard, ma cadeva spesso senza rialzarsi, finendo poi per addormentarsi a terra.

"Spesso m'evitavano, mi lasciavano giocare coi bicchieri, ma non si rendevano conto che stavo in mezzo a loro. Mi chiedevano una birra ogni tanto, ma gli servivo solo a quello."

Il Vagasbronzo non aveva un'ottima visione della vita. Ironicamente, non aveva vita.

Aveva un animo decisamente fragile, destinato a prendersi cura di chi gli stava accanto senza ricevere nulla in cambio. Dispensava consigli se necessario, passava intere giornate a occuparsi di chi non aveva gli strumenti per vivere un attimo di introspezione. Scavava nelle persone e spesso riusciva a catturare quel lato nascosto, quella personalità che emerge solo quando un'infinità di variabili vanno a combaciare.

"A zi, te devi allenà, non puoi pensare d'essere uno che arriva e sbanca tutto al primo colpo."

"Calcola che da te m'aspettavo di più, sei un incoerente, non sei uno sfigato, e non sei manco costante."

"Come fai a fidarti di uno che sta sempre con la testa tra le nuvole?"

Non ti fidi, semplice, cerchi di cogliere quanto più possibile, asciugandolo del tutto, passando dal chiedere un favore a chiederne 100. Poi non è importante che si sia impegnato a soddisfarli tutti senza chiedere nulla in cambio. È importante che ci sia in qualsiasi momento, che resti sempre sveglio e concentrato, che si adatti a degli standard inutili pur di soddisfare il tuo bisogno. È importante che non faccia di testa sua, e allo stesso tempo deve saper interpretare una richiesta ban

ale come la tua. Ah, non dimentichiamoci che deve anche sempre fornirti il necessario per poterti svagare.

In pratica, il Vagasbronzo è una divinità scesa dalle peggiori birrerie del mondo per accontentare ogni forma di ubriacone, e non importa quante cose sa fare per soddisfarti, resterà sempre mediocre.

Ci sentiamo vinti, siamo tutti dipinti, E di poche parole non bastano, La provincia ci fa male.

Ci sentiamo stretti, in pantaloni larghi, Felpe double XL.

Ci sentiamo ultimi, umili, Con i soldi è facile, Prova ad esser felice senza.

Le bollette e l'affitto, Quanto affetto dato a chi l'affetto non sa cosa sia.

Il bollito e il fritto, Voglio il male minore, Un animale ha timore, in la minore.

Ho campionato tutto, Che campionato è un lutto, Ogni giorno è un debutto, Me la canto di brutto.

E vaffanculo il mondo, Vaffanculo il porno, Vaffanculo gli hardware, E vaffanculo l'ansia.

Non trovo le parole, Vorrei spiegarmi meglio, Sindrome d'asperger mi fa restare sveglio.

Fumo l'erba di vyde, Fanculo pure Grace, Bass for your face, bass bass for your face.

Vorrei andare alle Hawaii, Insieme a Ray il mio bro Scarface. Vorrei lasciare i guai, Voglio un IPA tanto fresh, e un po' di Mango Haze.

Su, dai, restiamo seri, Vorrei dei soldi veri, Perché devo rifarmi casa, I muri crollano a pezzi, E la muffa è ovunque.

Rispetto chi delinque, E chi c'ha cinque figlie, Rispetto chi lavora, pure la Montessori.

Tu su Canale Cinque, Io con i miei tesori, Vaffanculo i traditori, Io bro ti resto accanto, Tra la notte e la città, Il tuo sorriso stanco, Di chi non ne può più, E come hai detto tu, Oggi vale pure per me, Sta volta se cado, non mi rialzo più.

Pianto appanna gli occhi, Vita che affana i giochi, Giuro che sto incazzato nero, Io che il nero l'ho visto per davvero.

Io come Canserbero, Dentro al regno tricolore, Di chi critica l'atomo senza guardare al nucleo.

Circondarsi di cose inutili credo sia un'abitudine comune. Pensa alle case dei nonni, piene zeppe di bottiglie di vini liquorosi, che se dovessi stappare, saprebbero più di ragni che di tappo. Avrebbero il sapore di casa, pensaci. Cambi casa, muri bianchi, scarso arredo, sa di freddo. Perché la casa della nonna sa di caldo? Quando sono da solo, a malapena ho voglia di farmi un panino. Mentre se sono con la mia ragazza o con quella stretta cerchia di persone che a stento posso definire amiche, tiro su un pasto che sazia tutti. Pensiamo ad un contorno di patate, io stappo il vino, magari questo senza ragni.

Pensa che quel mobiletto che ho comprato per il microonde, alla fine non l'ho usato per il microonde, perché non mi piaceva l'abbinamento di colori, feticismi mentali. Che cavolo c'entra il bianco del microonde col nero mezzo legno del mobiletto? I contorni sono caldi, sono un po' l'essenza di una persona. Immagino la casa di un militare piena di divise ed encomi al valore universale della mega patria galattica. O quella di un contadino del più sperduto paesino di campagna con le Instagram stories appese al muro. Quelle in evidenza. Vabbè, non adesso, in futuro.

Tipo le foto, sta cosa che "eh una volta c'erano le macchinette, poi le rivedevi le foto". Ora è la stessa cosa, solo che le vede pure mia cugina, piazza il like, e quando ci becchiamo, sappiamo già tutto l'uno dell'altra.

"Benedico chi mi ha nutrito, chi si è tolto dalla bocca il cibo per riempirmi il frigo," diceva Primo. Io devo benedire mia nonna che ogni domenica ha a disposizione contorni, ma spesso diventano avanzi. Eh, lo so che pensi, sarebbero ottimi per chi non mangia da giorni, per chi dorme nel vento, per chi non ha mai freddo.

Mi scoccia

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 10, 2023 ⏰

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