Il sapore delle prime volte, impresso agrodolce sulla punta della lingua, lo ricordo.
L'aria stanca e le tue labbra rannicchiate tutte a sinistra mi hanno portata direttamente a te. É stato come essere attraversati da una forza pulsionale, una di quelle che non ti fanno pensare ma ti conducono.
E ti penso con stupore, e ti ricordo sempre un po' tremante, anche quando ci sei, anche quando vorrei spingerti via e trovare mille modi per fuggire lontana, ma sempre vicina a te.
Ma fuggire dove? Quando le mie mani hanno la forma del tuo viso e la mia bocca il sapore del tuo nome.E forse perdo parole, ci sono troppi momenti in cui anziché conservare il dolore lo spingo verso di noi, ed è inqualificabile sulla scala delle nostre emozioni il modo in cui mi porti giù e poi mi rianimi l'attimo dopo.
Tutte le volte.
Come quella sera in cui mi hai detto «siediti sulle mie gambe perché siamo stretti» eppure c'era spazio per due.
É stata proprio quella la mia epifania. L'attimo in cui ho capito quanto il mondo fosse troppo piccolo e tu troppo grande per rimanere da solo con te e le tue paure.Come quella volta in cui ho stretto gli occhi e ho detto che non c'era spazio per l'amore, che alla mia vita ci tenevo troppo per iniziare a parlare al plurale e tu mi hai spinto sulla punta del naso un paio di occhiali da sole e mi hai detto «se cambi le prospettive, allora cambierai anche tu».
Forse è stato il momento in cui hai preso un paio di forbici ed hai tagliato tutti i bordi che mi stavano stretti a farmi dire di sì.
Nessuno si salva da solo e non ho bisogno di cambiare le mie prospettive per capire che tu sarei sempre tra quelle.
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Prospettive /Holden/
أدب الهواة"E poi, c'hai quel taglietto sul ginocchio che ti sanguina sempre un po', come a ricordarti che in monopattino quando sei in ritardo non ci sai andare, che è meglio che ti accompagni io all'università, così ti bacio un po' di più e stiamo lontani un...