I. Francisca.

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Passato.

Soundtrack – Souvenir, Selena Gomez.

🌻

Un'altra lamentela di questo fenicottero ossigenato e giuro di non rispondere più delle mie azioni.

Non ho nulla contro i fenicotteri. Né ho la benché minima prova dell'esistenza di una sottospecie in via d'estinzione. Ma in questo momento è la signora davanti ai miei occhi di cui vorrei un'estinzione. Lei e il suo stupido pellicciotto rosa fosforescente dalle piume vaporose, intonato al lip-gloss della stessa tonalità che le sto mettendo con estrema cura.

È il mio colore preferito, tra l'altro, e lei sta avendo la capacità di farmelo odiare.

"Ne hai ancora per molto, ragazzina? Sono le nove di sera e io avrei un appuntamento galante al Dyno's."

Ma certo. Perché Francisca Ortega non ha nulla di meglio da fare che passare il suo ennesimo sabato sera nel camerino di un'agenzia di make-up artist che odora di cipria e fondotinta, le cui luci artificiali dello specchio andrebbero sostituite dall'età del Paleolitico. Non ha nulla di meglio da fare che invidiare le colleghe che sistemano le divise negli armadietti e la salutano a turni passando dinanzi alla porta aperta. E soprattutto, non ha nulla di meglio da fare che ascoltare le chiacchiere di una cinquantenne vedova misogina il cui figlio nella marina sembrerebbe essere il nuovo Messia sceso sulla terra per graziarci della sua presenza.

Oh, vi risparmio anche la storia sul breve flirt di questa Ortega con questa sottospecie di uomo delle paludi, che ne dite? Sfocerebbe nel tragicomico. E la situazione è già di per sé deprimente.

A essere sinceri, a Francisca Ortega non può fregar di meno neanche di quanti zeri abbia nel conto in banca il miliardario a cui la signora fenicottero vorrebbe fare gli occhi dolci per tutta la serata in un locale di lusso. Ma ormai la povera Francisca ci è dentro fino al collo, e prima conclude questa missione di sopravvivenza, prima si libererà della voce gracchiante che fa eco nella stanza.

Sì, parlare in terza persona di me stessa è segno del delirio che sto vivendo da cinque ore.

Cinque fottutissime ore in cui avrei potuto essere seduta al bancone di Kelly & Rowland's Club a sgranocchiare dolci alla marmellata in compagnia dei miei amati gattini pelosi, e invece mi tocca sistemare per l'ennesima volta un lip-gloss di cento dollari perché il fenicottero – mi stancherò di chiamarla così solo quando la smetterà di sbattermi le piume della sua pelliccia in bocca – ha deciso che questa era la sua serata decisiva per raccontarmi tutta la storia della sua vita.

Non era bastato quel pezzo di stronzo del figlio che mi ha bloccata dopo neanche quarantotto ore dalla nostra uscita, e da lì ho capito che uno: devo smetterla di fidarmi dei siti d'incontro e tantomeno degli uomini che hanno come immagine profilo una grigliata. Due: se questi erano i presupposti della famiglia, ciao Ryan, a mai più.

"Francisca, ci sei? Io e Loren stacchiamo il turno adesso."

"Dammi cinque minuti e sono da voi."

Ignoro la signora Wynston – proprio lei, il pellicciotto vivente – che mi pone domande e la fulmino con lo sguardo prima che possa di nuovo impasticciarsi la bocca e costringermi – di nuovo – a ricominciare da zero. Mi concentro solo sul tono addolorato della mia amica, e intuisco la sua risposta sul nascere.

"Mi dispiace dirti di no, ma Loren ha un appuntamento dall'estetista e io–"

"Va tutto bene." mormoro, ritornando a guardare il faccione della Wynston, e opacizzo meglio il contouring scuro sul naso con una pennellata.

𝐅𝐨𝐫𝐛𝐢𝐝𝐝𝐞𝐧 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora