MICOL
"Micol, sembra che Holden sia impazzito, eh?" commenta Mew quando nota come sono conciata.
"Sì, non so cosa gli sia preso", ammetto ridendo anche io.
"Non preoccuparti per il caos, tu vai pure con lui, finite questo gioco e cerca di vincere tu", ridacchia.
"Grazie tante", faccio per abbracciarla, ma mi ferma e come darle torto: sono completamente fradicia.
Cammino a passo svelto verso la stanza di Holden. Ma una volta arrivata, non trovo nessuno. Decido quindi di cercare in un'altra stanza, nella mia, ma anche qui nessuna traccia.
Dove si è nascosto?
Proprio quando sto per andarmene, appare all'improvviso e mi blocca, abbracciandomi da dietro. Rimango sorpresa, ma mi lascio avvolgere dall'abbraccio di Joseph, sentendomi al sicuro tra le sue braccia.
Sento un brivido che mi percorre la schiena, un fremito che nasce dalle punte dei piedi e si diffonde in tutto il corpo come un'onda travolgente. La pelle è umida e fredda, i vestiti aderiscono al corpo come una seconda pelle, rendendo ogni singolo brivido ancora più intenso.
Ma non è solo il freddo a farmi provare questi brividi. C'è qualcosa di più, qualcosa di profondo che nasce dal contatto con lui. È un brivido diverso, più intenso, che mi fa battere il cuore più forte. È un brivido che parla di emozioni nascoste, di desideri inespressi, di un legame che va oltre il semplice contatto fisico.
Perché è facile pensarlo e difficile da esprimere a parole?
HOLDEN
Tengo Micol ancora stretta a me. Lei sicuramente è imbarazzata, non so a cosa sta pensando e non riesce a dire una parola. Poco dopo, la lascio andare e sento un vuoto dentro. Poi Micol si volta verso di me.
"Cosa ti è preso?" mi domanda.
"Volevo solo alleggerire la tensione tra noi", le confesso. Micol guarda a terra.
"Mi dispiace per averti baciato", bisbiglia in un sussurro.
"Non devi scusarti Micol", rispondo sinceramente.
"Non è colpa tua. È colpa mia. E siamo stati interrotti...", le ricordo.
"E penso che dovremmo parlare, ma non qui, andiamo in stanza che tanto i ragazzi non rientrano mai", le dico tranquillamente.
Micol mi segue nella stanza blu. Mentre camminiamo ci sentiamo osservati, ma nessuno dei due dice niente. Entriamo e chiudo la porta. Siamo entrambi bagnati. Non ci sediamo nemmeno anche se a me, viene spontaneo togliere la maglia. La metto sul calorifero e ne porgo una asciutta anche a Micol che rossa in viso va verso il bagno per poterla indossare. Appena esce le sorrido e la invito a sedersi sul mio letto.
"Ti capisco Micol. Ma da qualche parte dobbiamo iniziare. E non devi scusarti per avermi baciato. È un po' che aspettavo il momento giusto", mi guarda confusa mentre mi sdraio e mi tengo sollevato con il gomito.
"Aspettavi il momento giusto?" chiede, infatti.
"Sì, ma le cose per me sono complicate. Non volevo metterti in una situazione difficile", ammetto. Lei mi ascolta, nei suoi occhi noto misto di sorpresa e comprensione.
Sospira. Non dice nulla. "Ho avuto solo una storia", racconta poco dopo. "Ci siamo lasciati di comune accordo, era diventata abitudine."
"Mi piaci Micol", dico finalmente. "Mi piaci molto. Ma ho paura. Ho paura di soffrire di nuovo", ammetto.
Micol sorride dolcemente.
"Mi piaci Joseph", risponde di rimando.
"Mi piaci davvero molto, ma capisco le tue paure", apprezzo molto.
Mi appoggio comodamente allo schienale del letto, il mio sguardo è fisso su di lei che poco dopo, si avvicina a me quanto riesce. Alzo la mano e l'appoggio dolcemente sulla sua guancia bella rossa."In questi giorni lontano da te, ho capito che non ce la faccio a non averti intorno. Mi viene spontaneo cercarti con lo sguardo, anche quando non ci sei. Sei diventata una parte importante della mia vita", sospiro senza mai togliere lo sguardo da lei.
"Joseph", inizia a parlare con la sua voce tremante.
"Amo i tuoi occhi, così profondi e pieni di calore. Amo il tuo carattere, così forte eppure così dolce. Amo il tuo viso, ogni linea, ogni dettaglio. Amo il tuo modo di esprimerti..."" Micol..." inizio, ma lei mi interrompe.