Capitolo IV

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Era impossibile. La voce in qualche modo sarebbe circolata a scuola,ed invece nessuno aveva notizie di un ragazzo malato.

"Da quanto?" Gli chiesi utilizzando un tono abbastanza accusatorio mentre aspettavamo l'ascensore.Il mio braccio continuava a stringere sempre di più il suo bacino con il timore di poterlo far cadere.
Le sue labbra però continuavano ad essere serrate fin quando il suo sguardo non incontrò il mio.

Ed ecco di nuovo quella sensazione,quella specie di scossa che quasi mi fece mollare la presa dal suo corpo esile.Eppure lui riuscì a rimanere in equilibrio nonostante il mio braccio si fosse staccato da lui.

"Due mesi e mezzo." Mi comunicò indifferente osservando attentamente la mia reazione.
Per qualche strana ragione quella risposta mi scosse ancora di più.
"E adesso cosa vuoi da me precisamente?" Domandai senza neanche riflettere prima di chiederglielo.Non capii perché fossi passata da un tono penoso ad uno gelido,lo feci e basta,fregandomene delle conseguenze.
"Questo." Rispose semplicemente facendo ruotare lentamente un dito in un giro."Non voglio la tua pena,preferisco altro." Continuò sorridendo a fatica. Sembrava che qualsiasi parte del corpo muovesse provocasse lui dolore.

"Cosa intendi per altro?" Indagai sospettosa cercando di scacciare i brividi che si annidavano sulla mia pelle mentre i nostri occhi si sostenevano a vicenda.
"Ritiro tutto ciò che ho detto,non sei affatto intelligente." Sbuffò marcando aspramente l'ultima parola.
Le porte dell'ascensore si aprirono lentamente facendomi girare nella loro direzione insieme ad Andrea che però era già entrato disgustato.

Un moto di rabbia si imprigionò di nuovo nel mio petto. Ubriaco o meno quel ragazzo era più che bipolare e stava mettendo a dura prova la mia pazienza.
Entrai nell'ascensore senza degnarlo di uno sguardo e schiacciai il numero tre. Non gli avrei dato anche la soddisfazione di vedermi scoppiare. Quella era una delle poche cose che non permettevo a nessuno.

Il silenzio cadde immediatamente nella minuscola stanza disarmandomi .La mia determinazione era nuovamente scomparsa in un battito di ciglia.
L'unica cosa su cui potevo concentrarmi era il suo respiro,ma non volevo.
Secondo piano.
"Sei fin troppo permalosa smettila." Disse Andrea cogliendomi alla sprovvista come sempre.
Questa volta però non seppi decifrare il suo tono,ero soltanto consapevole che quella frase era vera.
Terzo piano.
Le porte si aprirono e imposi a me stessa di avanzare impassibile. Cosa mi stava facendo quel ragazzo?
"Sto tirando fuori la vera te." Dichiarò rispondendo alla mia domanda inespressa.
Ma era troppo tardi per chiedergli qualsiasi altra cosa,le porte si erano ormai chiuse.

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