Capitolo 6

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Ryder

Sono le 8.15 di mattina e ho appena accompagnato Ethan alla U.H. ora mi trovo in corridoio a vagare senza meta pur di non seguire la lezione di merda della professoressa Bennet.

Ho voglia di un caffè, non ho dormito questa notte, le mie occhiaie sono talmente estese che potrebbero far invidia al cane di Droopy.

Di questo passo rischio di addormentarmi sul banco appena metto piede in classe.

Giro l'angolo con l'intento di andare a fumare una sigaretta in bagno ma qualcuno che camminava  a passo spedito mi si schianta sul petto cadendo per terra.

Chiunque esso sia mi dispiace, sono talmente muscoloso che si sarà minimo preso una botta in faccia.

Abbasso lo sguardo per capire chi mi ha urtato e incontro subito due occhi da cerbiatta color nocciola che mi fissano mortificata.

É Angie, la ragazza della casa famiglia.

<<Maledizione >> la sento imprecare.

Ha una macchia di caffè su tutta la maglia che da bianca sta diventando trasparente, da uomo medio quale sono il mio sguardo si posa proprio sul suo petto.

Lei abbassa lo sguardo e non appena nota di essersi sporcata e di non essere presentabile per entrare a lezione inizia ad agitarsi.

Lo percepisco da come si sta torturando le mani e dal suo respiro che è diventato pesante e irregolare. Sta per avere un attacco di panico.

<<Hey>> la richiamo cercando di deviare la sua attenzione su qualcos'altro. <<Tutto bene?>> Chiedo.

<<I-io>> inizia a dire lei balbettando.

Non si sta calmando per niente. Penso un attimo a ciò che mi ha insegnato il dottor Mitchell. Acqua, bere l'acqua aiutava mio fratello.

Mi giro e frugo un po' nel mio zaino fino a quando non trovo la mia bottiglietta. "Speriamo sia piena" prego tra me e me.

Non appena la afferro la porgo alla ragazza castana dinanzi a me.

<<Bevi un sorso, ti sentirai meglio>> le dico.

Fa come le ho detto e poi mi restituisce la bottiglia. Mi sta fissando intensamente, mi sembra si sia calmata.

<<Che è successo?>> provo a chiederle per ottenere qualche informazione.

<Sono in ritardo e dovevo consegnare un saggio alla professoressa Bennet>> dice lei fissandomi negli occhi, cazzo sul serio tutto ciò solo per un compito?

<<però non posso entrare in aula così e se non consegno il compito in tempo posso dire addio alla borsa di studio e a questa scuola.>> continua lei smontando tutti i miei pensieri.

Rimangio tutto ciò che ho detto, questo compito vale molto per lei, da quanto ho capito se non lo passa non riuscirà a pagare la retta per continuare a frequentare la nostra scuola.

Sono uno stronzo si, ma fino a un certo punto, inoltre non sono un sadico o un pazzo maniaco che gode per le sofferenze altrui.

Ha gli occhi lucidi e si sta passando una mano tra i capelli in modo nervoso.

Devo cercare di calmarla. Non capisco il motivo, ma non riesco a vedere una persona così piena di vita come lei disperarsi e stare male.

Forse se ci fosse stato qualcun altro al suo posto mi sarei scusato ma non avrei mosso un dito.

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