Rosemary

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Dicono che la notte porti consiglio eppure quando la luce del sole accarezza il mio viso, non ho ancora idea di cosa metterò alla festa di questa sera.
Scosto le coperte e mi metto seduta, osservando le pile di vestiti che ancora devo provare.
Passo in rassegna qualsiasi cosa: jeans chiari, jeans scuri, pantaloni a zampa, pantaloni a palazzo, salopette, camicie, cardigan,magliette...
Ancora sepolta sotto una valanga di indumenti, il mio telefono squilla, rompendo il silenzio un cui è avvolta la camera. Nascosto sotto le coperte, disordinate e sgualcite, arriva al quarto squillo. Non mi domando chi sia, del resto solo mia madre aspetterebbe tutto questo tempo prima di ricevere una risposta.
Convinta di ciò, resto senza fiato quando leggo il nome sullo schermo. Rispondo.

«Buongiorno splendore!» saluta squillante.
«Sei già così attivo? Conserva le energie per questa sera, Moore» dico, contrastando uno sbadiglio e stropicciandomi un occhio con la mano libera. Piego alcune magliette e le metto da parte in un angolo del letto.
Lui, dall'altro capo, ride.
«Che fai?»
«Mi domando perché tu mi abbia chiamato» rispondo, scartando subito una maglietta giallo canarino.
«Mi mancava la tua voce irritante» da una pausa.
«Ti è scoppiata una bomba nucleare in camera?» riprende nuovamente lui.
Accigliata, mi guardo intorno.
«Come fai a saperlo?»
«Sono affacciato al balcone: hai le tende aperte.»
Mi alzo dal letto, mettendomi dinanzi le facciate del balcone.
«Un giorno ti denuncierò per stalking, ne sei consapevole?»
E subito la sua figura mi è davanti: indossa una maglia blu elettrico, con le maniche corte nonostante faccia un freddo cane; le gambe sono fasciate da un paio di pantaloni a quadretti di colore verde e rosso.
«Mi auguro sia un pigiama, sembrano i pantaloni di un elfo di Babbo Natale» soffoco una risata.
Lo vedo ridere e dal telefono arriva il suono della sua risata.
«Beh anche tu non sei da meno, eh. Sei uscita dalla casa di Barbie?»
Solo in quel momento mi rendo conto che ho indosso il mio pigiama rosa peloso, con una grande stampa di un cavallino. Pigiama che indossavo a dieci anni. Dieci.
Arrossisco e tiro le tende di scatto.
«E-ehm... Quindi cosa indosserai stasera?»
Sento il rumore di una porta che si chiude e sbirciando da un piccolo spiraglio tra i veli, vedo che Nathaniel non c'è più. Subito dopo il suono di un'altra porta che viene aperta e Nathaniel che sospira. Intuisco che ha aperto un armadio.
«Una felpa nera» fa una pausa «Jeans scuri.»
«Sei serio? Assolutamente no!»
«Ma dai, comodo e casual. Cosa c'è di meglio?»
Attivo il vivavoce mentre avvolgo una ciocca dopo l'altra dei miei capelli in una morbida treccia.
«Madeline non ti guarderebbe nemmeno se foste gli unici due sopravvissuti dopo un'apocalisse zombie.»
«Esagerata!»
«Realista. Non guarda un film, mia cugina, se i protagonisti sono vestiti male. Figurati come si comporterebbe con te» rispondo, continuando a passare in rassegna i vestiti e creando vari accostamenti.
Lui, dall'altro capo, sbuffa.
«Dovrei mettermi una camicia?»
«Saresti accettabile.»
«Smettila con i complimenti, sennò arrossisco!»
«Darebbe un po' di colore al tuo viso così scontroso» ribatto, prontamente.
«Se io dovrò indossare una camicia, tu dovrai indossare un vestito» esordisce.
«Scordatelo.»
«Il vestito più sexy che hai» si zittisce un attimo, poi ride.
«Ma che dico! Non riusciresti ad essere femminile nemmeno se fosse Coco Chanel a vestirti.»
Metto giù violentemente i vestiti che stringo tra le mani.
«Non esserne troppo sicuro, Moore, potresti pentirtene.»
«Ah si?» mi provoca lui.
«Si, riuscirò a lasciarti senza parole!»
«Va bene, Spina. Non vedo l'ora che sia stasera.»
Attacca.
«Arghhh! Lo odio!» sussurro.
Mi alzo dal letto e mi avvicino all'unica anta dell'armadio che non ho, appositamente, mai aperto.

CAN WE MEET TOMORROW?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora