Rosemary

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25 dicembre

Sono trascorse un po' di settimane dalla festa in discoteca.
Ricordo l'ansia tramutarsi in adrenalina, tutti gli occhi puntati su Madeline; ricordo i discorsi di Jesse su tutte le sue relazioni passate e la mia voglia di essere in qualsiasi altro posto pur di non sentire l'ennesima storia di lui che "ero innamorato, ma non completamente, così l'ho lasciata. Non voglio stare male io e non voglio che lei si affezioni troppo a questa relazione. Mi capisci?"
Ricordo il male al collo dopo aver annuito tutta la sera o quello ai piedi per aver ballato sui tacchi per tanto tempo.
Ricordo Nathaniel e il modo in cui era vestito: in tanti anni non l'ho mai visto così curato. I suoi occhi puntati su di me appena ci siamo incontrati e sento ancora il calore della sua mano che trattiene la mia.
Ma cerco di dimenticare quell'unico secondo che vorrei non aver vissuto. Cerco di scordare la sensazione delle sue labbra sulle mie, i suoi occhi verdi incollati nei miei.
Vorrei non poter pensare: pensare al perché? Non pensare al motivo per cui io sia così restia a questo ricordo, provando ad ignorare l'unico sentimento che sento dentro.
È proprio quando i pensieri cominciano a frullarmi ripetutamente in testa che qualcuno mi riporta alla realtà.

«Ti va un altro po' di pasta, tesoro?» mi chiede mamma, alzando il piatto che ho davanti.
Scuoto la testa e cerco di capire il discorso che si tiene a tavola: la zia di mio padre, zia Marabelle, è seduta di fronte a me e tartassa di domande mia cugina.
«E quindi? Con le tue amiche come va?»
Madeleine si pulisce le labbra attenta a non sbavare il gloss rosso che ha sulle labbra.
«Bene zia, siamo le reginette della scuola ormai» fa un occhiolino e la zia applaude.
Ai tempi delle scuole anche zia Marabelle era la reginetta: superiori, medie e inizio a pensare lo sia stata anche all'asilo.
Caso vuole che anche lei da ragazza fosse bionda e amante del rosa come la nipote seduta proprio accanto a lei.
«Ma senti, Rosemary esce con voi qualche volta? Non escluderla, guarda mi sembra così sola» sussurra all'orecchio di Mad, cercando di non farsi sentire ma fallendo miseramente.
Mi volto verso di lei, provando ad assumere un'espressione più serena possibile.
«No, zia. Io ho i miei amici e con Madeline abbiamo già constatato che uscire con le sue amiche non giova a nessuno. Grazie comunque per l'interesse» scosto la sedia in modo tale da potermi alzare.
Esco dalla sala da pranzo e mi incammino a passo svelto verso il bagno.
Chiudo la porta a chiave e mi siedo sul bordo della vasca da bagno.
Tiro un sospiro.
I pranzi di famiglia non fanno proprio per me.
Oltre a zia Marabelle, sono presenti anche suo marito nonché zio Robert e le due figlie, sempre mie zie e cugine di mio padre, Olivia e Jessica.
Con i rispettivi mariti e figli sono sempre pronte a criticare qualsiasi cosa indossi.
Fortunatamente però, la nonna non mi lascia mai sola a queste grandi riunioni.
Sedendosi accanto a me è sempre pronta a stringermi la mano quando qualcosa mi agita.
Mi giro verso la porta, sempre chiusa, ascoltando le risate provenire dall'altra stanza e desiderando di essere altrove, in un posto in cui anche io possa ridere così insieme alle persone che condividono il mio sangue. A volte mi chiedo se effettivamente non mi abbiano trovato magicamente fuori la porta di casa.
Chissà.
Il telefono, che per tutto il tempo è stato poggiato accanto a me, vibra.

Nathaniel Moore: Buon Natale, Spina.

Resto ferma ad osservare lo schermo.
È dalla notte della festa che io e Nathaniel non parliamo, se non qualche messaggio per l'operazione "Madeline sessuale".
Dopo essermi allontanata da lui sono andata a cercare Jesse, il quale ha riportato il suo migliore amico a casa.
Madeleine ha preso l'auto di Nathaniel e con qualche lezione di guida che si ritrova, siamo riuscite ad arrivare a casa sane e completamente intatte.

Mi alzo. Mi soffermo qualche secondo sulla mia figura nello specchio: un maglioncino bianco latte fascia il mio corpo mentre una gonna rossa a scacchi ricopre le mie gambe fin sopra le ginocchia. I capelli lasciati sciolti e ribelli mi cadono sulle spalle.
Un rumore.
Qualcuno che bussa.
«Un secondo, sto uscendo» dico, aprendo l'acqua per lavare le mani.
«Tesoro, sono la nonna» una voce sottile arriva dall'altro lato della porta.
Mi allungo per girare il chiavistello e la nonna entra.
Un bel vestito color borgogna le risalta gli occhi nocciola e gli accessori in oro.

«Non avrei sopportato sentire ancora un'altra domanda stupida di tua zia Marabelle» si richiude la porta alle spalle per poi avvicinarsi a me.
Le nostre figure sono riflesse nello specchio.

La nonna mi ha sempre detto di essere "la copia del mio orologio di vita, ma le tue lancette sono poste ore più indietro, Coccinella". Siamo esattamente l'una la copia perfetta dell'altra. 
Una volta il viso di lei era contornato da lunghi capelli castani, leggermente ondulati sulle punte. Gli occhi, ancora oggi, splendono di un verde intenso; le labbra rosee e sottili si incurvano sempre in un dolce sorriso. 
Solo ammirando i suoi album di fotografie ho capito il significato di quella frase.
L'unica sottigliezza che, come le coccinelle che variano il numero dei loro puntini neri, ci differenzia è una piccola macchietta nera che ho sul naso. Un piccolo dettaglio quasi impercettibile che solo osservando il mio viso da vicino è possibile scorgere. Un puntino nero sbiadito e indolore, ma che tempo fa mi fece disperare.

Anni prima, infatti, a Natale, passai sotto un lume che si trovò proprio in quel momento a sciogliersi, facendo finire della cera bollente sulla punta del mio naso.
Inizialmente la odiai, continuavo ad essere diversa da tutto ciò a cui già faticavo ad assomigliare. Ma oggi è la parte preferita del mio viso proprio per lo stesso motivo.

Una notifica dal mio telefono spezza il silenzio creatosi nel bagno.
La nonna, prima di uscire di nuovo, mi posa una bacio sulla guancia che mi dà le forze di tornare al tavolo poco dopo.

Tra una portata e l'altra, il tempo scorre sempre troppo lentamente e l'ora giusta per tornare in camera non arriva mai. 
Mentre zia Marabelle racconta per l'ennesima volta della sua "Belle Époque" il cellulare vibra nuovamente.
Lo accendo e diversi messaggi tutti dallo stesso mittente riempiono lo schermo:
Nathaniel.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 14 ⏰

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