Caro Diario,
sta per tornare e sono spaventata.
Ho paura, e se fosse cambiato? E se non mi amasse più? Se la nostra era solo una cotta da ragazzi?
Io lo amo ancora.
Non so come potrei non amarlo.
Confido nei nostri sentimenti di quando eravamo fanciulli, confido che siano ancora nei nostri cuori, confido che ci ameremo ancora.
Sono passati quattro anni da quella sera, l'ultima sera, la sera che passammo abbracciati l'uno all'altra, la sera in cui lui mi baciò per la prima e ultima volta.
Ero distrutta quella sera perché lui sarebbe partito e non sarebbe ritornato se non dopo quattro anni, quando avrebbe raggiunto la maggiore età.
Ero gettata sul letto con le lacrime che scorrevano sul viso e l'orsetto di peluche, che mi aveva regalato lui, tra le braccia.
Ero disperata.
Una parte di me se ne stava andando via.
Poi sentii un tock tock provenire dalla finestra, quello stupido si era arrampicato sul vecchio albero del mio giardino ed era arrivato fino al secondo piano.
Parlammo fino a tardi, tanto i miei non erano in casa e i suoi erano impegnati con le valigie.
Prima di andarsenr mi abbracciò e mi baciò sulle labbra, un bacio lungo, un bacio che rappresentava tutti i baci che mi avrebbe potuto dare in questi quattro anni in cui è stato via.
Quando ripenso a quella sera sento ancora le sue labbra sulle mie, vedo ancora i suoi occhi castani, che erano sempre vispi e sorridenti, lucidi di lacrime.
Ora sta tornando e sono qui nell'aeroporto che lo aspetto.
È qui.
È lui.
La sua camicia a quadri.
Il suo sorriso da stupido.
I suoi capelli perennemente scompigliati.
Mi guarda.
Mi saluta con la mano.
Mi ha riconosciuto.
È lui.
È qui.
È tornato.